Capitolo 7: the echo of your love

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EVELYN

Ti ricordi me?
Abbiamo fatto scintille.
-Gazzelle

Mi svegliai sudata, un odore non mio mi invase le narici.

Il mal di testa era cessato, ma continuavo a sentirmi molto frastornata.
Sentii la gola secca e avrei avuto bisogno proprio di un bicchiere d'acqua.
Mi alzai mettendomi seduta sul letto, mi guardai intorno ma non conoscevo la stanza.

Una camera con le pareti nere, disegni attaccati sopra la scrivania, uno specchio e un ampia finestra da dove si vedeva il paesaggio.

Sbattei più volte le palpebre e notai sul comodino un bicchiere d'acqua.

Lo presi e bevvi un grande sorso.
Mi riportò in mente frammenti della sera precedente, ma il mal di testa ricominciò a picchiare nelle tempie e non ebbi il tempo di metterli a fuoco.

Mi alzai dal letto, ero in mutande e avevo una maglietta non mia addosso.
Vidi il mio riflesso nello specchio, i capelli scompigliati e il trucco colato.

Ritornai un attimo alla realtà e quando mi accorsi che non sapevo dove ero né con chi, mi stava per prendere un infarto.

Sentii il cuore aumentare i battiti nel petto.

Aprii la porta della stanza affacciandomi nel corridoio cercando di non far rumore.
Prima di addentrarmi nella casa presi una mazza da baseball appoggiata vicino alla scrivania e me la misi sulla spalla.
Se ci fosse stato qualcuno almeno potevo difendermi in qualche modo.

A piedi nudi mi addentrai nel corridoio, sbucando in piccolo salotto con il divano che lo divideva dalla cucina.

Non si sentivano rumori, sembrava non ci fosse nessuno.

Non lasciai la mazza da baseball e aprii piano tutte le stanze del corridoio.
Aprii quello che capii subito dopo fosse il bagno, nessuno.
Aprii una camera sulla sinistra, era uno sgabuzzino, nessuno.
Un'altra camera, uno studio, ma nessuno all'interno.

Mi avvicinai all'ultima porta e misi la mano sulla maniglia, mi accorsi che tremavo e feci un lungo respiro.
Aprii la stanza e rimasi a bocca aperta.

Era completamente rosa, con giocattoli sparsi ovunque, un letto a baldacchino e una scrivania con dei disegni attaccati al muro, posai la mazza e entrai.

È la camera di una bambina.

Studiai i disegni attaccati alla parete, rappresentavano paesaggi, fiori, animali e uno in particolare attirò la mia attenzione.
Un uomo stilizzato che teneva per mano una bambina.

Il disegno era firmato: "Lidya 5 anni".

Presi un lungo respiro e uscii dalla stanza, ripresi di corsa le  mie cose dalla camera nera.
I tacchi buttati per terra, e dei miei vestiti non c'era nemmeno l'ombra.
Merda.

Cercai il telefono mettendo sottosopra la stanza.
Non c'era.
Un brivido mi percosse la schiena.
Mi avvicinai di corsa alla porta d'ingresso per assicurarmi che fosse aperta.

Misi la mano sulla maniglia e l'abbassai.
In quel momento la porta si aprii, ma non avevo fatto forza.

Mi ritrovai davanti un uomo gigante, per un secondo vidi solo il petto, con una maglietta nera.
Indietreggiai d'istinto.

«Ben svegliata, come ti senti?» Mi chiese.
Alzai gli occhi sul suo volto, due occhi verdi mi guardavano preoccupati, un sorriso di circostanza e aveva in mano due bicchieri con dei cornetti.
Lo guardai confusa senza emettere un suono.

Solcito: La luce nelle tenebre Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora