45. Look After You

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«In realtà mi chiamo Shiver,» le spiegai, ricambiando in modo impacciato il suo gesto. «Melanie e Rose sono i miei secondo e terzo nome, in realtà.» sorrisi cordialmente, non appena lei si staccò da me.

«È un nome molto particolare il tuo.» osservò Frank, sporgendo leggermente in fuori il labbro inferiore. Un gesto che, molto spesso, avevo visto fare anche a Michael.

Nel vederlo, non potei fare a meno di sorridere brevemente.

«Ecco perché la chiamo Moe.» ridacchiò Michael, arricciando leggermente il naso in quel modo che mi piaceva tanto. «O Melanie Rose.»

«Perché Moe?» chiese Norah perplessa, voltandosi verso il figlio.

«Io mio cognome è Mosey.» le spiegai, sorridendole gentilmente.

«E mio figlio ha pensato di darti quel soprannome.» ne dedusse lei, sorridendo a sua volta.

«È stato Luke, in realtà.» precisò Michael, riprendendo a strofinarsi pigramente i capelli con l'asciugamano.

«Quindi conosci anche lui.» sentenziò Norah, più come un'osservazione che come una vera e propria domanda.

«Mi è letteralmente volato addosso durante il mio primo giorno al college.» ridacchiai al ricordo.

«E poi lui ti ha presentato Michael.» suppose nuovamente, lanciando una veloce occhiata al figlio.

«Più o meno è andata così.» sorrisi maliziosamente, guardando a mia volta in direzione di Mike e trovando sul suo viso la stessa e identica espressione.

Tecnicamente era stato Luke a presentarci, praticamente Michale mi aveva baciata senza nemmeno sapere chi fossi. Ma forse questo era meglio non raccontarlo ai suoi genitori; anche se ero quasi certa che Frank l'avrebbe trovato divertente.

«Resterai qui a lungo, Shiver?» domandò cordialmente Norah, cambiando discorso e tornando a guardare verso di me.

«Oh no, pensavo di tornare a casa domani pomeriggio.» risposi, scuotendo brevemente la testa. «Tra poco sarà Natale e anche mio fratello tornerà a breve, quindi vorrei passare un po' di tempo con la mia famiglia.» feci bene attenzione a non lasciarmi scivolare dalle labbra che sarei stata sola con Colton e mia zia, più che intenzionata ad evitare di sganciare anche con loro la bomba dei genitori morti.

«Hai un fratello?» domandò lei, genuinamente curiosa.

«Si, si chiama Colton.» annuii, iniziando a sentirmi piuttosto a disagio per tutta l'attenzione che stavo ricevendo. «Anche lui frequenta il nostro stesso college, ma è al terzo anno.» aggiunsi, rigirandomi l'oro della felpa tra le dita.

«Come Michael.» osservò Frank, rivolgendo un sorriso al figlio.

«Mentre tu a che anno sei?» chiese ancora Norah, non abbandonando la sua espressione gentile.

«Al primo.»

«E cosa studi, tesoro?» sorrise dolcemente, facendomi rimanere letteralmente di stucco per avermi chiamata tesoro. Nessuno mi chiamava così da... Beh, da quando i miei genitori erano morti.

«Lettere.» sorrisi anche io sinceramente, constatando che Norah era una delle persone più dolci e cordiali che avessi mai incontrato, nonostante mi stesse sommergendo di domande.

«Ah si? E cosa...» ripartì all'attacco, ma questa volta venne interrotta.

«Mamma, le stai praticamente facendo un interrogatorio!» ridacchiò Mike, facendo sorridere fieramente me e quasi commuovere la donna con cui stavo parlando. Aveva usato la parola mamma senza nemmeno accorgersene.

Shiver || Michael CliffordWhere stories live. Discover now