CAPITOLO 58

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I tried to smile today
Then I realized there's no point anyway
In this time, I've lost all sense of pride
I've called a thousand time
If I hear your voice, I'll be fine
Little Mix – These Four Walls

Kristen oggi

Non sono mai stata una grande fan della solitudine e dei silenzi prolungati.

Ho sempre amato circondarmi di gente, di chiasso, di caos.

Non mi è mai piaciuta la quiete perché quando rimanevo sola troppo a lungo, la mente vagava in posti lontani che non mi piaceva visitare.

Eppure, adesso mi addentravo i quei luoghi tetri, circondata da una tranquillità maligna, da un silenzio assordante e da una solitudine sconfinata.

Mi sono isolata in soffitta, l'unico spazio della casa in cui riesco a non vedere Sean. Rimanere nella mia stanza, me lo faceva sentire ovunque e la sua presenza era opprimente. Più di quanto lo sia mai stata.

Nascondendomi qui su, ho innalzato un muro tra me e tutti i miei amici che continuano a parlarmi attraverso un pezzo di legno.

Ascolto attentamente tutto quello che hanno da raccontarmi, almeno questo glielo devo, ma vorrei tanto che si dimenticassero di me e mi lasciassero annegare nella mia sofferenza.

Ho pianto talmente tanto da essermi prosciugata. Ho urlato così tanto da non poter più dire un'altra parola. Il mio corpo è stato toccato per troppo tempo e adesso il solo pensiero del contatto mi fa venir voglia di mettere fine a tutto.

Buona fortuna per la tua sopravvivenza.

Mi ha reso un automa. Un corpo senz'anima che va avanti per inerzia. Ha detto che se avessi voluto porre fine alla mia vita, avrei dovuto farlo da sola, ma sono troppo codarda per prendere una decisione del genere.

Il mio cervello, avvelenato da tutto quello che mi ha fatto, mi sta punendo facendomi torturare dai pensieri e dai ricordi.

Ironicamente, fino a quale mese fa, volevo riavere la mia vita indietro ma adesso tutto sommato non stavo così male nella mia ignoranza.

Credo di essere arrivata alla conclusione che è stato troppo tutto insieme.

Sean che rientra nella mia vita così, la violenza subita, la mia memoria sbloccata, il ricordo di Damian che ha detto che non potrebbe mai amarmi, tutti i dolori che ho tenuto segreti per tutto questo tempo.

È stato tutto troppo e adesso di me non è rimasto altro che un mucchio di macerie che spero che una folata di vento possa far volar via.

Non avendo molto da fare tutto il giorno, passo il tempo a creare una sorta di lavagna in cui cerco di far combaciare le cose successe prima dell'incidente e quelle successe dopo.

Nulla sembra avere un senso. I comportamenti delle persone, le cose che sono successe, il mio incidente in primis.

Sean ha detto che è tutta colpa di Damian, ma cosa vuol dire? C'è un pezzo che mi manca una grande lacuna che solo Damian potrebbe colmare.

Al momento, però, anche il solo alzare lo sguardo su di lui, mi fa precipitare di nuovo nel vortice di dolore e non posso cadere ancora.

A volte quando percepisco la sua presenza fuori dalla porta, vorrei spalancarla e urlargli contro, pretendendo da lui tutte le spiegazioni che desidero.

Altre volte, invece, quando gli passo accanto, vorrei che lui mi bloccasse, mi toccasse, mi stringesse a sé e mi rassicurasse come ha sempre fatto.

È l'unico che non mi ha parlato attraverso la porta. Forse mi odia perché non gli ho permesso di andare a denunciare Sean, ma a cosa servirebbe ormai.

AMNESIADove le storie prendono vita. Scoprilo ora