CAPITOLO 42

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If I lose myself, I lose it all
Naughty Boy (ft. Beyoncé) – Runnin'

Kristen prima

20 dicembre 2019

Sono tre notti che non dormo. Tre notti in cui la paralisi del sonno mi tiene in ostaggio, non permettendomi di chiudere occhio per più di venti minuti. Si palesa improvvisamente, rendendo il mio corpo inerme davanti alla sua forza.

Le visioni si sono allungate. Gli incubi e la realtà hanno imparato a fondersi in un tutt'uno perfetto che mi fa perdere completamente la connessione con il mio corpo e con le mie facoltà mentali.

Non riesco a prevenirle, tantomeno a bloccarle.

Vado spesso in apnea, perché la maggior parte delle volte il mostro mi stringe la gola, mentre mi dilania il corpo, mi squarcia e mi rende sua.

Ho i palmi delle mani completamente bucati dalle mie unghie. A volte solo grazie al dolore che provo conficcandomele nella carne, torno in me. Apro finalmente gli occhi e non li richiudo più.

Le mie giornate non vanno poi tanto meglio. Mi sono chiusa in me stessa dopo l'incontro con Sean e la litigata con Damian.

Parlo poco sia con le mie amiche che con Drew, e meno ancora con Manuel.

L'unica valvola di sfogo sono i miei diari. Ne sto finendo uno dopo l'altro. I miei pensieri sono così contorti che a volte le parole si confondono, si intrecciano. Non si capisce effettivamente nulla di quello che scrivo, ma mi aiuta a liberarmi. In alcune pagine non ci sono nemmeno parole, ma scarabocchi e disegni terrificanti.

Non so cosa potrebbero pensare le persone se vedessero quello che ho dentro in questo momento. L'unica cosa di cui sono certa è che sto delirando. Non mi sento più io, ho perso il contatto con me stessa.

Ho sempre pensato che quando si attraversano periodi bui, di perdizione di sé, non bisognerebbe mai prendere decisioni. Quando vedi tutto nero, le alternative che si hanno sono limitate. Tutte le scelte che prendi non le faresti con tanta semplicità e non curanza, se avessi un minimo di lucidità.

Eppure, facciamo sempre l'esatto opposto di ciò che è giusto e giudizioso. Per questo motivo sono un treno diretto a Cambridge decisa più che mai a fare qualcosa che sto rimandando da troppo tempo.

Cammino lentamente nel lungo corridoio silenzioso. Fisso ad una ad una le porte, cercando quella giusta.

609... 610... 611... Eccola! 612.

Busso tre volte senza aspettare ancora l'inevitabile.

Quando la porta si spalanca, il mio convincimento vacilla per qualche secondo. Un paio di occhi scuri, che reputavo il mio posto sicuro, mi scrutano sopresi e pieni d'amore.

Manuel mi sorride immediatamente tirandomi in un abbraccio che ricambio a stento. Mi stacca da sé e mi bacia e a quel punto sono un pezzo di legno.

Lui mi guarda confuso e io gli dico quelle parole che nessuno vorrebbe mai sentirsi dire: «Dobbiamo parlare.»

«Che succede?» sento l'urgenza nel suo tono.

Lo invito a sederci sul suo letto e, incapace di guardarlo, mi concentro sull'anello che ho al pollice della mano sinistra e comincio a girarlo incessantemente.

«Manu io...» provo a cominciare, ma le parole mi muoiono sulle labbra.

Come ho potuto pensare che sarebbe stato facile? Non c'è nulla di semplice nel dire ad una persona che ti ama che non ricambi più il sentimento.

«Kri, ti prego – mi supplica – non dirlo.»

A quel punto alzo gli occhi e i suoi sono lucidi quanto i miei. Ha ormai compreso le mie intenzioni. Dopotutto mi conosce bene, meglio di quanto mi aspettassi.

«Vorrei non doverlo fare, ma io... io credo che sia giusto così per entrambi.»

«Ma per me è giusta questa relazione. Lo è dal primo giorno, perché la pensi diversamente Kri? Cosa è successo? Possiamo parlarne. Possiamo risolvere tutto. Insieme.»

Vorrei nutrire la stessa speranza di cui è ripiena la sua voce, ma non ne trovo neppure una piccola punta dentro di me.

«Ho bisogno di stare da sola, Manu, e tu hai bisogno di una persona che ti ami incondizionatamente ed io adesso... adesso non posso.»

Mi prende le mani tra le sue, stringendole forte, come ha sempre fatto ogni volta che mi voleva consolare, che mi voleva infondere la sua sicurezza.

«Io ho bisogno di te, Kri. Voglio stare solo con te. Io amo solo te.»

Mi incrino lettera, dopo lettera, sillaba dopo sillaba. Il dolore che sta provando mi entra dentro. Non avrei mai voluto farlo soffrire in questo modo.

«Lo so, Manu. Devo farlo per me stessa. Non so più dove sto andando. Ho bisogno di stare da sola e averti al mio fianco vorrebbe dire farti cadere con me. Io non voglio portati giù con me. Voglio solo il meglio per te e non sono io. Sarà difficile all'inizio, ma poi andrà meglio. Tu meriti più di quello che posso darti io.»

Mi attira tra le sue braccia ed io mi lascio stringere perché ho bisogno di questo addio quanto lui. La sua stretta è forte e decisa come non mai. Sono certa che mi terrebbe stretta in questo modo per sempre se potesse.

Le lacrime mi solcano le guance incontrollate. Fa male. È come se mi stessi strappando autonomamente una parte di me. Manuel è stato davvero importante. Ci sarà sempre un posto speciale per lui nel mio cuore. Spero che anche io, in un modo o nell'altro, resterò una persona significativa per lui.

Sono rimasta con Manuel un bel po' di tempo. Ho risposto a tutte le sue domande, evitando accuratamente di parlargli di Sean. Abbiamo promesso di rivederci qualche volta, se lui dovesse capitare a Londra o quando torneremo entrambi a Brighton. Non so se accadrà effettivamente, ma fargli quella promessa mi ha fatto andare a via con il cuore più leggero e la mente meno affollata di preoccupazioni nei suoi confronti.

Un forte peso mi opprime ancora, però, mentre un paio di occhi verde bosco compaiono tra i miei pensieri. Ho cercato di non pensare all'ultima conversazione che abbiamo avuto.

In questi giorni non ho avuto notizie di lui. Tra le notifiche del mio telefono non è mai spuntato un suo messaggio. Neppure i miei amici hanno mai pronunciato il suo nome.

L'espressione mista di delusione e tristezza che aveva quel giorno è scolpita nella mia mente. Il suo bellissimo viso e i suoi ineguagliabili occhi erano un insieme di emozioni che speravo di non fargli mai provare.

Ho il bruttissimo presentimento di aver rovinato tutto. Di averlo costretto ad allontanarsi da me, a prendere le distanze da una pazza isterica.

La realtà è che sono totalmente instabile da quando Sean è ricomparso. Il solo fatto di saperlo vicino a me, mi disturba, mi uccide, mi fa chiudere in un angolo recondito e lontano nel quale speravo di non tornare mai più.

Sto perdendo di nuovo il controllo sulla mia vita, con l'unica differenza che non ho dieci anni ma più del doppio.

Dovrei reagire, ma mi sembra tutto troppo difficile. Non ho la forza. Non ho la stabilità per prendere in mano la situazione e ribaltarla.

Sono in balia di una tempesta che mi sta spingendo sempre di più in profondità, in un abisso scuro, tetro e spaventoso.

So che potrei avere un'ancora di salvezza. So che potrei avere qualcuno pronto a salvarmi.

Per una volta, però, una sola volta nella mia fottutissima vita vorrei salvarmi da sola. Vorrei non dover legarmi a qualcuno solo per paura, per bisogno di protezione dai miei mostri. Dal mio mostro.

Vorrei avere qualcuno accanto indipendentemente dalla paura di quello che potrebbe farmi Sean se mi trovasse di nuovo sola.

AMNESIADove le storie prendono vita. Scoprilo ora