CAPITOLO 5

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But I survived
I'm still breathing,
I'm alive
Sia – Alive

Kristen oggi

Mi hanno spostata in un altro reparto e mentre mi ripulivano, mi sono guardata per la prima volta il corpo. Sono magra. Tanto magra. Riesco a vedermi le ossa e a contarle. Non credo che mi possano sostenere se dovessi provare a mettermi in piedi.

Noto diverse cicatrici e anche alcuni cerotti, sotto i quali non voglio neanche sapere cosa ci sia. Sono pallida, bianca come non lo sono mai stata. I capelli sono secchi, crespi e molto più corti.

Ricordo di averli sempre portati lunghi e ora non so se me li abbiano tagliati per via dell'incidente o è stata una decisione della Kristen di prima.

Vorrei essere grata per essermi svegliata. Per essere tornata a vivere, eppure non riesco a gioire a pieno per questa seconda possibilità che mi è stata concessa.

Il mio flusso di pensieri viene interrotto da qualcuno che grida proprio fuori dalla mia porta.

«Voglio entrare. Voglio parlare con lei.»

È un ragazzo. Ricordo di aver già sentito quella voce, ma non riesco a mettere a fuoco il suo volto tra i miei pensieri disordinati.

«Nonmi interessa se non si ricorda di me. Quando mi vedrà, lo farà.»

La sua voce è un impeto di emozioni antitetiche: forza, speranza ma anche sgomento e paura. Nonostante ciò, ha uno strano effetto analgesico su di me, che riduce notevolmente la tensione del mio corpo.

«Calmati.I dottori hanno detto che non è prudente darle troppe informazioni tutte insieme. Deve ancora stabilizzarsi.»

Ana cerca di tranquillizzarlo, ma lui non sembra voler sentir ragione: «Nonme ne frega un cazzo. Sono due mesi che aspetto che si svegli e adesso non volete farmela vedere?»

Due mesi. Sono bloccata in questo letto da due mesi. Quanta sofferenza e dolore devo aver arrecato a tutti quanti? Ho sempre odiato far soffrire le persone intorno a me e il solo pensiero di quello che hanno passato mi fa venir voglia di urlare e piangere fino a prosciugarmi.

«Spostati Ana. Devo vederla», ancora lui imperterrito.

«Se entra lui, entro anche io», si sovrappone un'altra voce. Questa è roca e meno autorevole. Un carattere completamente in contrasto con il primo.

Dopo le parole di quest'ultimo, si sente un macello infermale, qualcuno che sbatte e qualcun altro che grida. Ci sono troppe voci che si accalcano e non riesco più a capire cosa stia succedendo.

Sono curiosa, vorrei alzarmi e andare a vedere, ma quando provo a muovermi non succede nulla. Non posso comandare i  movimenti dalla vita in giù e questa cosa mi fa andare completamente fuori di testa. Inizio a spingere incessantemente il bottone per chiamare un infermiere.

Il caos fuori si calma e quando un'infermiera spalanca la porta, vedo due occhi bellissimi incastrarsi nei miei. Un piccolo flash di quel viso compare per un attimo nella mia mente, ma prima che possa afferrare quel ricordo va via e il buio ritorna. Sento la necessità di rivedere quello sguardo, ma la porta viene chiusa, lasciando tutti fuori, compresa la mia speranza di rivederlo.

«Ha bisogno di qualcosa, signorina Collins?»

«Voglio parlare con il dottor Stuart, per favore.»

L'infermiera annuisce ed esce di nuovo. Mi sporgo per vedere quegli occhi ancora una volta, ma non ci sono più. La sensazione di nulla si amplia dentro di me come un gigantesco buco nero. Mi divora e mi consuma. Non capisco perché mi senta ancora peggio dopo questo episodio.

AMNESIADove le storie prendono vita. Scoprilo ora