44. All About Us

Comincia dall'inizio
                                    

Il fatto che volesse che tornassi a chiamarlo in quel modo significava molto per me, significava che noi due eravamo a posto e che lui si fidava di nuovo di me. Ed io gliene ero infinitamente grata.

«Non lo so, Gordon, è una richiesta impegnativa.» lo stuzzicai ancora, storcendo le labbra in un'espressione che doveva essere piuttosto buffa.

«Smettila di chiamarmi così.» protestò lui, voltandosi verso di me e fingendo di imbronciarsi.

Continuavo ad adorare il fatto che ora io e lui potessimo parlare in quel modo, il fatto che le cose sembrassero andare bene e che quello che c'era tra di noi stesse finalmente andando in una direzione che non conducesse ad un baratro. O almeno, in quel momento era così per me.

«Perché quella gente è vestita in quel modo?» domandai all'improvviso, indicando un gruppo di ragazzi che stava attraversando la strada a pochi metri da noi. Erano tutti vestiti in modo molto elegante e le ragazze avevano i capelli acconciati in modo perfetto e le scarpe con il tacco alto.

«Il ballo di Natale.» rispose lui, alzando le spalle con nonchalance. «Lo organizzano sempre in questi giorni.»

Spostai lo sguardo di qualche metro e mi resi conto che il grande edificio che era accanto a noi doveva essere il liceo del paese, le cui pareti ora erano tutte decorate per l'occasione.

«Tu sei venuto a scuola qui?» domandai con tono curioso, tornando a voltarmi verso Michael.

«Si.» sorrise lui.

«E sei andato al ballo di Natale in smoking?» domandai ancora, sorridendo al pensiero di Michael vestito in modo elegante.

«Certo, chi non ha mai partecipato ad uno di quegli stupidi balli?» ridacchiò lui, spostando brevemente lo sguardo sull'edificio a sua volta.

Nell'ascoltate le sue parole sentii una fitta al centro del petto. Io non ero mai stata ad uno stupido ballo della scuola, non mi ero mai messa un vestito lungo e le scarpe con il tacco alto... Tutto per colpa del solito, maledetto Logan Sutherland.

«Io non... Non ci sono mai stata, in realtà.» sussurrai, abbassando lo sguardo e scrollando le spalle per simulare indifferenza.

«Come?» domandò a quel punto, voltandosi verso di me con gli occhi spalancati.

Entrambi avevamo smesso di camminare da un po', perciò mi limitai ad indietreggiare fino a raggiungere una panchina che si trovava al limitare del cortile del liceo, mi ci sedetti sopra ed aspettai che anche Michael facesse la stessa cosa, senza che nessuno dei due staccasse mai gli occhi l'uno dall'altro.

«Ho girato tutto il Canada e parte degli Stati Uniti a causa del lavoro di mio padre.» gli spiegai, sospirando profondamente. «Ed io e la mia famiglia non ci fermavamo mai nello stesso posto per più di quattro mesi. O almeno, non lo abbiamo fatto finché non siamo arrivati a Vancouver; dove siamo rimasti più che in ogni altro luogo e dove, per la prima volta, ho davvero avuto l'occasione di partecipare ad un ballo scolastico.» scossi la testa ed abbassai lo sguardo, dandomi della stupida per l'ennesima volta per quello che era accaduto a quel tempo.

«E?» domandò lui, impaziente di sentire il resto della storia.

«Il ragazzo che vedevo in quel periodo, un certo Logan Sutherland, mi chiese di andare con lui.» ripresi a raccontare. «Comprai un bel vestito, mi feci acconciare i capelli dalla mamma e accettai anche che lei mi truccasse. Ero già pronta ed emozionata per il primo ballo della mia vita quando capii che qualcosa non andava.» sorrisi tristemente al ricordo. «Lo aspettai per più di tre ore seduta sulla scala di casa mia, ma lui non arrivò mai a prendermi, e il giorno dopo venni a sapere che lui era andato con un'altra ragazza e che mi aveva mentito sin dall'inizio.» conclusi con un sospiro, voltandomi verso Michael e trovando i suoi occhi pieni di tristezza.

Shiver || Michael CliffordDove le storie prendono vita. Scoprilo ora