Il mondo in mano

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Pov's Ire
La testa inizia a girare mentre le mie mani iniziano a tremare. Mi sento come in uno stato di confusione o meglio, come se mi volessi svegliare dall'incubo che sto vivendo mettendo tutte le mie forze che piano a piano svaniscono come in questo momento. Ho finito tutto quello che avevo dentro, ho finito la forza, ho finito la speranza e ho finito anche la voglia di continuare a guardare il ragazzo che ho davanti che mi guarda con occhi spalancati perché anche lui sa di aver detto troppo, di aver detto quella verità che cercavo ma che non avrei mai immaginato fosse così. Non avrei mai immaginato di essere stata adottata, di aver chiamato per questi 17 lunghi anni 'Mamma e Papà' due persone che in realtà non sono i miei veri genitori e non avrei mai immaginato di ritrovarmi a chiudere gli occhi cercando di respirare profondamente perché il respiro inizia a mancarmi mentre le lacrime mi rigano il viso. Mi sento in down, come se avessi bevuto così tanto da sentirmi male ma questa volta sono state solo delle semplici parole a distruggermi.

"Respira profondamente Ire" Sento dirmi da Niccolò ma io subito levo la mano che lui stesso ha preso in precedenza. Sarebbe troppo stare di nuovo con lui, sarebbe una sconfitta personale sapere tutto quello che lui sa e che io non so solo perché qualcuno mi ha costretta a stare allo scuro dalla mia vita e dalla verità sulla famiglia che prima credevo fosse mia.

"Da... Da quanto lo sapevi?" Chiedo balbettando io per colpa del fiato che mi manca.

"Non parlare ora, respira e basta" Mi risponde lui ma subito io nego con il capo. Voglio sapere tutta la verità ora, in questo preciso momento. Non mi va di rimanere ancora allo scuro sulla mia vita e proprio per questo, dopo diversi minuti dove il respiro mi torna, il mio sguardo di ferma su quello di Niccolò distruggendolo completamente.

"Non guardarmi così" Sussurra proprio lui abbassando il capo e subito io mi alzo dal letto mettendomi una mano nei capelli quasi per strapparmeli, quasi per levare tutti i pensieri dalla mia testa.

"Dimmelo Niccolò" Urlo io e quasi lui si spaventa da questo mio urlo disperato perché oramai la rabbia ha preso il sopravvento sul dolore e sullo stupore. Sono stata adottata e tutti lo sapevano, tranne io, tranne la diretta interessata. "Dimmelo o ti giuro che me ne vado e non mi vedrai mai più" Continuo io e dagli occhi di Niccolò vedo la sofferenza per questa mia frase. Lo conosco e in questi giorni ho capito che con me in questa maledetta fuga si sentiva meglio nonostante l'angoscia.

"Ire non volevo dirtelo cos.." Inizia a parlare Niccolò ma io lo fermo scuotendo le braccia.

"Tu volevi rimare in silenzio" Ribatto io e Niccolò subito nega il capo mentre si alza dal letto per venirmi incontro ma io faccio un passo indietro verso la porta.
Come se con solo i suoi movimenti io potessi bruciarmi da un momento all'altro.

"Mi hanno costretto a stare in silenzio Irene" Urla lui e quando sento la sua voce e il suo fiato addosso, quasi mi sento svuotata perché ci stiamo urlando contro e stiamo buttando fuori tutto quello che abbiamo dentro cosa che avremo dovuto fare già da molto.

"E tu hai accettato di farmi rimanere allo scuro della mia vita Niccolò" Urlo di risposta io e il ragazzo subito si mette le mani sulle guance, come se si stesse sforzando di non urlarmi ancora di più contro. "È per questo che ogni volta che l'abbiamo fatto mi dicevi di fidarmi di te?" Chiedo inevitabilmente io ma quando Niccolò mi regala silenzio, io subito decido di andare in cucina e chiudere tutte le porte che mi ritrovo davanti.
Voglio stare sola, voglio piangere e urlare da sola e scaricarmi addosso tutte queste cose che mi fanno male e quando la testa inizia a girarmi, appoggio le mie mani sul piano cottura della cucina per sospirare e far uscire le lacrime che ho dentro.
Mi sento distrutta, mi sento come in balia di qualcosa di grande, di troppo grande per una ragazza come me che non riesce a sopportare niente e butta fuori solo distruggendosi con il vomito. Mi sento come un'onda sul mare o meglio, sulla spiaggia che si scaglia sul bagnasciuga perdendo tutto quello che ha dietro.
Io, Irene Moriconi la ragazza che tutti vedevano come quella ricca, come quella felice e spensierata con la fila dietro per anche una chiacchiera ora non sono più niente, ho perso tutto.
Non ho più un vero cognome, non sono più felice e spensierata ma ogni notte ho l'incubo di sentirmi prosciugata da tutto quello che ho attorno e ora che ho scoperto che la mia vita mi è sempre stata raccontata come una bugia, mi sento proprio come se quell'uragano mi avesse prosciugata da ogni tipo di sentimento.

Proteggerti mi viene naturaleWhere stories live. Discover now