Capitolo 12 - Parte 1

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«E se dovesse sbagliare?»

Impossibile.

«Non sbaglierà.» dissi convinta, mentre sentivo lo stomaco aggrovigliarsi sempre di più ad ogni passo verso quel posto.

«Come fai a dirlo?»

«Perchè è bravo ed è Hayden Miller. Lui non sbaglia mai.»

Mi guardò dall'alto con occhi curiosi. Per quella sera aveva fatto delle treccine ai suoi alle lunghe onde dorate e aveva messo un leggero strato di matita sotto gli occhi, risaltando le iridi color ambra.

«Sembri conoscerlo bene.»

«Non lo conosco, lo sai. Semplicemente è uno a cui non piace perdere. Non sbaglierà, fidati.»

Arrivammo al campo e ci mettemmo almeno dieci minuti per superare la folla che era attorno alla recinzione perché non c'era più spazio sugli spalti.

Con le nostre mani strette riuscimmo ad intrufolarci e arrivare ai nostri posti contro la sbarra che delimitava il campo e che si affacciava perfettamente su esso.

Appena vidi Donna già stupenda nella sua divisa da cheerleader, mi sbracciai per farci notare. In pochi secondi fu di fronte a noi, con i suoi capelli a caschetto tenuti fermi da alcune mollette vicino alle tempia. Un trucco perfetto e un leggero strato di sudore sul corpo dovuto probabilmente al riscaldamento e alle ultime prove finali prima dell'esibizione vera e propria.

«Sappiamo perché c'è tutta questa gente, vero?» disse con tono ovvio per poi bere dalla sua borraccia.

Mi guardai attorno e notai moltissime ragazze che attendevano la partita. Ovviamente oltre a tutte le famiglie dei giocatori della squadra. Intravidi anche il padre di Jordan che era affianco a quello di Travis e sembravano già discutere sulla partita da come agitavano braccia e mani.

«Ha già un tifo ben solido.» disse Malcolm.

«Voglio salutare Travis prima che inizi, mi accompagni?» mi chiese e annuii.

Forse avevo in mente chi potessi salutare io. Forse.

«Scavalca, passiamo dall'entrata di sotto.» disse indicando la sbarra che ci divideva dal campo.

Grande scelta la gonna, Makayla.

Con l'aiuto di Malcolm che mi sollevò, riuscì a superare la recinzione appena i miei piedi toccarono l'erba, Donna afferrò la mia mano e percorremmo insieme la strada che portava al tunnel che collegava il campo agli spogliatoi.

Mentre scendevamo le scale in marmo sentii il cuore pulsare con troppa insistenza. Ci sarebbe stata solo una porta a dividere me e Hayden e l'idea di essere li fuori e non salutarlo prima della sua prima partita mi provocava in me qualcosa di sconosciuto.

Volevo vederlo prima della partita.

Volevo salutarlo e augurargli buona fortuna.

Era forte troppo eccessivo dato che ci conoscevamo da poco ma mi sembrava che avessimo instaurato un rapporto che mi permetteva di fare quel passo.

«Mi aspetti qui?»

«Mi sembra ovvio.» sorrisi appoggiandomi al muro cementato.

Ricambiò il sorriso e aprì la porta per entrare nel breve atrio che anticipava gli spogliatoi.

Controllata dalla me irrazionale, aprii la borsetta e tirai fuori il telefono per mandare un veloce messaggio ad Hayden: sono fuori dagli spogliatoi, esci.

Lo feci senza ragionarci troppo o lo avrei cancellato.

Non lo avevo neanche messo come richiesta perché volevo mostrarmi sicura in quello che stavo per fare.

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