Capitolo 35 - L'impossibilità di essere felici

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Jay

Il fastidiosissimo suono di una sveglia si inserisce nei miei sogni. 

Provo a far finta che non ci sia ma, quando continua a risuonare prepotentemente nelle mie orecchie, capisco che è arrivato il momento di svegliarmi per davvero. 

Apro gli occhi, mettendo a fuoco a fatica lo spazio che mi circonda; nella camera in cui sono c'è una puzza di erba fortissima. 

Credo che sia proprio a causa del fumo se non c'è alcuna traccia di ricordi nella mia mente, niente che mi aiuti a capire dove io abbia dormito.

«Scusami, ho lezione di Anatomia Clinica» seguendone la voce, riesco a inquadrare una ragazza bionda, con un culo niente male, impegnata a vestirsi al lato del letto.

Cerco di ricordare il suo nome, ma anche questo mi riesce piuttosto difficile. 

Non riuscire a ricostruire le vicende della serata è una delle naturali conseguenze dell'abuso di marjuana. Quando esagero troppo, com'è accaduto ieri, perdo la totale cognizione di ciò che accade e a tratti finanche della mia identità.

«Sai dove sono le mie mutande?» le domando mentre, osservandomi da sotto le lenzuola, mi rendo conto di essere completamente nudo.

«Eccole, tieni» le afferra dal pavimento per poi lanciarmele.

Le indosso, andando alla ricerca dei miei vestiti, riuscendo dopo qualche minuto a trovarli tutti.

«Allora, immagino sia stato un piacere... ehm, ci si vede» mi congedo prima che la situazione diventi imbarazzante. Se mi chiedesse anche una minima informazione su di lei e su quello che abbiamo fatto la scorsa notte, non saprei veramente cosa risponderle. Se non che l'ultima cosa che ricordo è di averla incontrata in un locale insieme a un gruppo di amiche, credo tutte iscritte alla facoltà di Medicina, e di averle offerto da bere e da fumare.

Anche lei non sembra disposta a trattenermi oltre, perciò mi dà la possibilità di andarmene senza fare troppe storie.

Una volta fuori dal dormitorio, guardo la scritta che campeggia sull'edificio: C19.

Mi accendo una sigaretta, sedendomi al lato di una panchina, già occupata da una coppia intenta a sbaciucchiarsi. Non me ne frega un cazzo che mi guardino male, voglio solo poter fumare questa dannata Marlboro comodamente seduto.

Una notifica del mio cellulare minaccia immediatamente la mia tranquillità.

Mora:

La batteria della mia auto è andata, io e Eva abbiamo bisogno di un passaggio al centro commerciale. Sei al campus?

Jay:

Sono davanti al C20, siete in camera?

Mora:

Camera di Ev, sali?

Evito di risponderle, aspirando prima gli ultimi tiri rimasti dalla mia sigaretta, e poi avviandomi verso l'806.

Busso più volte, aspettando che qualcuno si degni ad aprirmi.

«Cazzo, ma chi è che rompe i coglioni?» Eva fa capolino dalla porta, pronunciando quelle poche parole con un accento italiano che mai le avevo sentito utilizzare.

«Ciao Eva, mia sorella mi ha detto che avete bisogno di un passaggio» sistemo gli angoli della camicia verso il basso quando, dopo aver notato come mi sta guardando, mi ricordo di essere ancora vestito come la sera precedente e di non essermi nemmeno lavato la faccia appena sveglio.

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