Capitolo 8 - Punti di vista

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JAY

«Jay, svegliati cazzo o faremo tardi».

Lexie cerca di smuovermi con quella sua manina minuta, mentre a fatica apro gli occhi, mettendo a fuoco il suo volto.

«Dai su, abbiamo lezione tra poco, alza il culo» aggiunge minacciosa, squadrandomi dall'alto.

Mi stropiccio gli occhi, mentre la mia bocca si contrae in uno sbadiglio.

Mi guardo intorno e, leggermente spaesato, mi rendo conto di essermi addormentato nuovamente nella sua camera. So che non dovrei andare a letto con la stessa ragazza per troppe volte, ma lei sembra aver accettato di buon grado questo mio modo di comportarmi e poi, il pensiero di avere qualcuno sempre a mia disposizione - senza troppe domande e gelosia - ha fatto sì che io passassi sempre più tempo con lei. È una tipa in gamba, ma soprattutto, non gliene frega un cazzo di me e a me di lei.

«Va bene, mi hai definitivamente stancato, o ti alzi o ti lascio qui» comincia a prendere i miei vestiti e le mie scarpe, sparsi sul pavimento, e a lanciarmeli addosso.

«Ok, mi alzo, smettila» chiedo supplicante, mentre lei sta per scagliarmi sul petto una delle mie sneakers.

Lento come un bradipo mi rivesto e, così come sono, mi trascino alla prima lezione della giornata. Io e Lexie entriamo in aula insieme. Come sempre, abbiamo spaccato il minuto, se fossimo arrivati un istante dopo saremmo rimasti fuori.

Cerchiamo un posto libero, ma ovviamente, fortunato come sono, le uniche due sedie vuote sono accanto a Eva e a quel coglione di Jefferson.

Posso scegliere se sedermi accanto a lei o a lui e direi che la risposta è ovvia. Non posso stare a due centimetri da Luke senza spaccargli la faccia.

Non credo che, da quando è diventato capitano, abbia mai indossato una maglia diversa da quella della squadra. Ormai non fa altro che girare per l'intero campus, tutto fiero con quel numero 1 sulle spalle, come se ignorasse il vero motivo per il quale è stato eletto quarterback. Infatti, se io potessi ancora giocare, non sarebbe null'altro che la mia riserva.

L'anno scorso quel bastardo ha avuto più orgasmi nel vedermi andare a fondo che facendo sesso.

Avrai pure il mio numero Luke, ma sarai - per tutta la tua inutile esistenza - eterno secondo.

Rivolgo una rapida occhiata a Lexie, per farle capire che sarà lei a doversi sedere accanto a lui. Come al solito non fa una piega, riesce a comprendere al volo qualsiasi cosa le chieda con un solo sguardo, ed è per questo che mi piace. Si accomoda con nonchalance accanto a Jefferson, rivolgendogli uno dei suoi sorrisi migliori. Quando vedo Eva guardare verso la mia amica con disprezzo, non posso che farmi scappare una risata, non so perché, ma quella ragazza mi rende sempre felice, anche solo con uno sguardo di disapprovazione, è capace di farmi ridere.

Quando invece tocca a me sedermi accanto a lei, non mi degna neanche di un'occhiata furtiva, continuando a scrivere sul suo quaderno. In realtà, tutta la sua concentrazione mi sembra sia soltanto una scusa per non guardarmi, ma non posso esserne certo.

Qualche giorno fa abbiamo passato dei bei momenti insieme, non mi succedeva da molto tempo di aprirmi in modo così sincero come ho fatto con lei. In quel momento, mi sono sentito di farlo, eppure, da allora, non mi ha più rivolto la parola. I suoi occhi sono diventati sfuggenti, come se avesse paura di specchiarsi nei miei, infatti se solo provo a guardare nella sua direzione, lei finge sempre di rivolgersi noncurante verso il lato opposto.

La lezione termina, senza che io abbia ascoltato una sola parola di tutto quello che la professoressa ha detto. Questo corso mi annoia a morte. L'unico momento degno di nota è stato quello in cui ho sentito il corpo di Eva irrigidirsi sotto il mio tocco. Ho finto accidentalmente di aver fatto cadere la penna, mi sono chinato a raccoglierla e, risalendo, le ho sfiorato una gamba.

The Art Of Being ArtWhere stories live. Discover now