Capitolo 29 - Ancora un altro giorno

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JAY

🔴🔴🔴

Un raggio di sole, sfuggito al potere oscurante delle veneziane, mi illumina precisamente il volto. Apro prima un occhio e poi entrambi per capire che ore siano e se sia effettivamente il caso di alzarsi o meno.

 Non appena riesco a guardarmi intorno con meno confusione, resto sorpreso.

Sono a casa, la mia vera casa. 

Sono sdraiato nel mio letto, proprio quello che mi ha visto crescere da bambino. Lo stesso materasso consunto e pieno di solchi su cui è possibile riconoscere perfettamente la mia forma.

L'odore che tento di incamerare nelle narici è quello della felicità, della spensieratezza infantile, ma, al tempo stesso, è anche quello della disperazione e del dolore adolescenziale. 

Respiro a pieni polmoni per sentirlo tutto, per inglobare in me ogni sua sfumatura. 

Il braccio destro è completamente addormentato e, non appena ci faccio caso, me ne stranisco. Giro il capo verso la sua direzione per capire l'origine del formicolio ed è solo in quel momento che finalmente la vedo. 

Credevo che la notte appena trascorsa fosse semplicemente un sogno... e invece no. 

Eva ha davvero colmato ogni mio vuoto con la sua presenza, con il suo corpo, con la sua anima. Lei dorme tenendo la testa poggiata sul mio braccio. Ha il volto così tranquillo e rilassato.

Forse anche io nel mio piccolo sono stato capace di regalarle una notte senza incubi, senza scale e cadute. Mi blocco un istante a osservarla in tutta la sua bellezza. Non riesco proprio a trovare le parole adatte a descriverla e questo ancora mi stupisce. Mai nella mia vita mi sono sentito incapace di usarle. Ho scritto racconti, storie brevi, poesie e persino un romanzo – tutto ovviamente riposto nel cassetto del mio comodino – eppure, quando mi trovo davanti a lei, mi sembra di perdere totalmente la facoltà di pensiero. 

Decido di lasciarla dormire ancora un po', prendo per distrarmi un po' il cellulare e mi rendo conto che sono le undici, un orario più che accettabile per svegliarsi se non fosse che siamo andati a dormire ben oltre l'alba. Ho un paio di messaggi a cui rispondere: Lexie, Mad, Mora, JJ e persino uno di mio padre. Li ignoro tutti, tranne quest'ultimo.

Jack Cook:

Non sei più un bambino James, non fare i capricci, torna a casa.

Il cieco amore che Jack prova per Rose lo ha sempre portato a schierarsi dalla sua parte. Qualsiasi cosa lei faccia, anche se lui è perfettamente consapevole della gravità delle sue azioni, le viene perdonata. Sempre. Sono stufo dell'accondiscendenza di mio padre e dell'odio cieco di mia madre. 

Finché non avrò una mia indipendenza purtroppo dovrò conviverci, continuare a tornare a Malibu per le feste e cercare di passare quei pochi giorni insieme in maniera civile. 

Il che, ovviamente, il più delle volte non accade.

Presto però mi creerò una vita mia e non sarò più costretto a sottostare alle loro vessazioni.

Mi scosto lentamente da sotto il corpo di Eva, posizionandole un cuscino tra l'incavo della spalla e la testa reclinata, stando attento a non svegliarla. Si muove un po', parlotta nel sonno, ma poi sembra ricadere totalmente nel suo mondo. 

Mi trascino silenziosamente fuori dalla porta, per entrare in camera di JJ e prendere una delle sue vecchie tute da indossare. 

Controllo se in cucina ci sia del cibo, ma non riesco a trovare niente che non sia già scaduto; perciò, ordino online gli ingredienti per fare i pancake e, in attesa che il corriere giunga a portarmeli, decido di fare una doccia.

The Art Of Being ArtWhere stories live. Discover now