Pensieri

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"Scrivi per te stessa,

non per gli altri".

🥀


Mi guardo allo specchio scrutando il mio volto.

Le mani tremano leggermente, quando le sposto per sfiorare lievemente le mie guance.

Sto osservando la me stessa riflessa direttamente negli occhi.

Lo faccio da quando sono bambina.

Seguo ogni suo movimento, ogni espressione, ogni accenno di vita.

Mi guardo vivere.

Eppure, nel tentativo di conoscermi troppo, non vivo.

***

Le mani si fanno pesanti.

Una forte energia preme dall'interno.

Mi sento come oppressa da un potere ancestrale.

Potrei spingere via tutto quello che sento e far inghiottire da quell'onda l'umanità intera.

Ma non mi è concesso.

Nessuna magia fuoriuscirà dai miei palmi.

Nessun incantesimo mi permetterà di smettere di provare questo dolore.

Perché non c'è nessun potere.

Non c'è niente di sovrannaturale.

È solo paura che si fa più greve ogni secondo che passa.

Le mani diventano fredde, eppure, stanno sudando.

Il cuore comincia a battere incessantemente nel petto, come se fosse pronto a fuoriuscirvi.

Non arresta la sua corsa, vuole contrarsi ed espandersi ritmicamente fino a lasciarmi senza fiato.

La bocca si impasta.

Non ho più saliva.

Deglutisco il nulla mischiato ad un sapore metallico che non so da dove provenga.

Le gambe diventano quelle di un neonato, incapace di sorreggersi in piedi, ma non c'è nessuno che mi tenga dalle braccia o per una mano per arrestare la mia caduta.

Qualcosa mi prende a pugni nello stomaco.

Un gancio e poi un altro.

Voglio solo poter vomitare.

Il cervello si annebbia e i pensieri vagano da una parte all'altra di una stanza buia.

La mia prigione.

Se qualcuno mi chiedesse «perché?» non saprei rispondere.

Se qualcuno mi chiedesse come è accaduto, non saprei dare una spiegazione logica.

La razionalità di cui tanto mi vanto, mi abbandona spesso senza preavviso.

Mi lascia nuda sul ciglio della strada.

Le braccia amputate mi impediscono di coprirmi.

Il freddo si insinua nelle ossa fino a lasciarmi, in un angolo, piegata su quel che resta del mio corpo.

Ci sarà mai una luce in questa oscurità?

Il calore di un fuoco che faccia riattizzare la mia anima?

Non sarà un uomo.

Non sarà una famiglia.

Non sarà un lavoro.

Sarò io?

Non lo so.

Non so com'è iniziata e non so come finirà.

So che c'è.

Ma ci sono anche io.

***

«Ev, è ora di andare»

Kate è comparsa dietro di me, in quel riflesso in cui troppe volte mi sono vista da sola.

Nel momento in cui sto per voltarmi verso di lei, mi sembra di intravedere un brandello di vita nella mia immagine.

Spazio autrice:

Un piccolo regalo per me stessa, piuttosto che per voi.

Tutto quello che avete letto è quanto di più vero io abbia mai scritto.

Rimanete con me, 

🧡

Ps. se vi va aggiungete una stellina per supportare me e TAOBA.

The Art Of Being ArtWhere stories live. Discover now