Capitolo 33 - Riflesso

1.7K 105 136
                                    

Apro gli occhi di scatto.

Mi guardo intorno confusa alla ricerca della mia coinquilina: che fine ha fatto Kate? 

È ormai passata una settimana dal mio ritorno all'università, ed è già sabato.
Lei avrebbe dovuto essere qui, me l'aveva promesso che l'avrei trovata al mio risveglio.
Oggi avremmo dovuto fare colazione in caffetteria per festeggiare il mio ritorno alla vita.

Mi sono ripresa ormai, piuttosto lentamente, ma l'ho fatto.

Il suo letto però è già perfettamente rifatto, malgrado l'orologio segni appena le 6.08 del mattino. In tutta la camera non c'è neanche un oggetto fuori posto, ciò mi sorprende, non è da lei e in realtà non è neppure da me.

Mi avvicino al mio armadio e ne apro l'anta destra, scrutandomi nel riflesso dello specchio.

Ho un aspetto strano: i capelli arruffati avrebbero dovuto essere ordinati in due trecce che però, a quanto pare, non hanno resistito alla notte; le occhiaie sono estremamente pronunciate; sul viso sono presenti resti di un trucco sciolto che non ricordavo di aver mai indossato e il mio pigiama di pile è completamente zuppo di sudore.

A un tratto, presa come sono dall'osservare ogni minuscolo dettaglio di me, mi rendo conto che, accanto all'occhio destro, mi è comparso un neo. Mi fermo a guardarlo, concentrandomi esclusivamente su quella porzione di pelle. 

Quando torno a osservare tutta la mia immagine, per poco le ginocchia non cedono.

«Sei davvero tu?» domando a quel riflesso che non mi restituisce più il mio aspetto.

Annuisce.

Porto istintivamente una mano alla bocca, scioccata da quella visione.

L'altra fa lo stesso, seguendo perfettamente ogni mia mossa.

Lascio cadere quella stessa mano lungo il fianco.

Lei imita il mio gesto.

Appoggio la mano sinistra sulla superficie riflettente.

Lei di rimando congiunge la sua alla mia.

Squarcio con le unghie i miei palmi.

Solo provando dolore avrò la certezza che ciò che vedo sia reale.

Lei, ancora una volta, replica perfettamente ogni mia azione.

Dalla mia pelle sgorga sangue, dalla sua, al contrario, non esce nulla.

«Non sei reale» urlo allo specchio, infrangendo un pugno sulla sua superficie.

Chiudo gli occhi, cercando di scacciare quell'immagine dalla mente, mentre continuo a prendermela con il suo riflesso.

Quando li riapro, non sono più nello stesso luogo.

Quello che stavo percuotendo fino a qualche istante fa, ora è una porta in legno scuro.

Attorno a me: solo il buio.

Appoggio l'indice sulla maniglia e con un minimo movimento la apro.

Davanti a me si staglia la vista dall'alto di una magniloquente Firenze.

Mi sporgo confusa oltre la soglia.

Sono al sicuro.

Osservo la città dal suo punto privilegiato: la cupola del Brunelleschi.

La porta dietro di me si chiude con un tonfo e io sobbalzo spaventata.

Percorro tutto lo spazio circolare a mia disposizione: non c'è altra via di fuga.

The Art Of Being ArtWo Geschichten leben. Entdecke jetzt