Capitolo 32

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- È morto? – ansimo. Il mio mondo sta tornando ad essere nero. Sento la mia faccia accartocciarsi su sé stessa. – No... ti prego...
- Non è morto, Katniss. È vivo – mi rassicura Haymitch. – Ma è messo male.
- Ha bisogno di un intervento chirurgico, tesoro – mi spiega mia madre, mettendo una mano sul mio viso. – Potrai vederlo più tardi, appena possibile, ma adesso devi lasciare ai medici la possibilità di farlo stare meglio.
- Che... che gli hanno fatto? – balbetto.
- Non vuoi saperlo sul serio. Credimi, non vuoi saperlo sul serio. Vieni, andiamo fuori. Verranno ad avvisarci appena potremo vederlo.
Haymitch mi porta in sala mensa, che è deserta e a malapena illuminata a quest'ora della notte. Ci siamo solo noi due, e non ci sediamo nemmeno attorno ad un tavolo a caso, ma ci mettiamo per terra. Sediamo lungo una delle pareti fredde, l'una al fianco dell'altro. Ho i gomiti posati sulle ginocchia e le mani strette dietro il collo, e mi guardo i piedi. Comincio a sentire freddo, ma cerco di non pensarci.
- Tu l'hai visto, Haymitch? – gli chiedo, piano. – Hai visto cosa gli hanno fatto?
Sospira. - L'ho visto, sì – ammette, a malincuore. – Non è stato bello da vedere. Spero solo che lo rattoppino un pochino, prima che tocchi anche a te vederlo.
Tiro su col naso, e lo asciugo con la manica della divisa; non mi interessa se è una cosa schifosa da fare.
- È stata tutta colpa mia...
- Non è colpa di nessuno di noi, Katniss.
- Tu me lo avevi detto, che non sarei mai stata in grado di meritarmi Peeta. Neanche tra cento vite.
- Da quando tieni in considerazione ciò che ti dico? – esclama.
- Da quando ho capito che faccio del male a tutto ciò che amo.
Haymitch sospira di nuovo. - Ascoltami bene, ragazzina – mormora, picchiettando il dito sulla mia testa. – Non sei tu che porti sfortuna o roba simile, ma chi ha inventato questo sistema. È a loro che dovresti rivolgere la tua rabbia. Ed è a loro a cui dovresti dare la colpa, non a te stessa.
Lo ignoro. - Gli hanno fatto male a causa mia.
- Perché è questo ciò che fanno, dolcezza. Infieriscono su di te prendendo di mira i tuoi punti deboli; per te è stato Peeta, per Finnick Annie... e per centinaia di altre persone, è stato qualcun altro – Haymitch sospira, stancamente. – Hanno punito anche me, per ciò che ho fatto col campo di forza.
Volto la testa nella sua direzione. Haymitch non ha mai, mai fatto cenno, da quando lo conosco, sul modo in cui è stato proclamato vincitore degli Hunger Games. Io e Peeta sappiamo perché abbiamo visto il nastro, quella notte, sul treno che ci stava riportando a Capitol City, ma lui non ci ha mai accennato nulla. Non ha mai voluto parlarne. E non voleva che ripercorressimo insieme a lui il viale dei ricordi... ma si sta rivolgendo a me come se lo stesse dando per scontato, come se sapessi già a cosa si sta riferendo. E non sbaglia, naturalmente.
- Sai che abbiamo visto il nastro – dico. Non è una domanda, è una constatazione.
- Non potevo impedirvi di farlo, dopotutto. Siete curiosi, ed essere curiosi non è quasi mai sbagliato.
Sbatto un paio di volte le palpebre, osservandolo. – Che cosa è successo, Haymitch?
- A loro non è piaciuto il modo in cui ho trasformato il campo di forza in un arma. Non gli è piaciuto per niente: hai presente il tuo giochetto con le bacche? – annuisco. - La stessa cosa... solo, non hanno aspettato molto tempo prima di mostrarmi il modo in cui si sarebbero vendicati su di me – Haymitch si zittisce, guarda fisso davanti a sé, ed il suo tentennare mi fa capire che si sono accaniti su di lui nel modo peggiore. – Non c'era più nessuno ad attendermi, quando feci il mio trionfante ritorno a casa da vincitore. Mia madre, il mio fratellino. E la mia fidanzata... li avevano già uccisi prima della mia partenza da Capitol City.
Ecco come hanno distrutto irrimediabilmente la vita di un ragazzo di soli sedici anni. Ecco perché Haymitch ha trascorso il resto della sua vita a cercare di dimenticare gli orrori vissuti grazie all'alcol. Ecco il motivo per cui non parla mai del suo passato, e perché non ha mai avuto un familiare al suo fianco. Prima di me e Peeta, Haymitch non ha avuto nessuno...
Ecco come Capitol City è capace di annientarti.
- A me hanno tolto tutto, Katniss. Con te ci hanno provato, ma non sono riusciti a completare il lavoro. Ti hanno fatta soffrire, ti hanno strappato via una vita prima ancora che potesse nascere... ma hai ancora Peeta. Hai ancora il ragazzo accanto a te. Hai ancora la possibilità di essere felice.
Singhiozzo. – Haymitch...
- Ehi, sono per me questi lacrimoni? – scherza, asciugandomi le guance con i pollici. Mi lascia un bacio sulla fronte ed io chiudo gli occhi. Mi lascio cullare dalle sue braccia, che non avrei mai creduto potessero essere così gentili ed accoglienti. - È passato tanto tempo, Katniss. Non fa più così male.

Nel silenzio della notte (In The Still Of The Night)Tahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon