Capitolo 38

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Boggs è morto.
È morto davanti ai miei occhi, in un lago di sangue. Homes ha provato a fissare dei lacci emostatici, ma il flusso di sangue che usciva dai moncherini delle sue gambe non si è arrestato, rendendo vani tutti i suoi tentativi. Boggs ha avuto giusto il tempo di trafficare con l'Olo e di trasferire il nulla osta di massima sicurezza prima di consegnarlo nelle mie mani, col viso che diventava sempre più cinereo e che faceva presagire il sopraggiungere della morte. Ha mormorato qualcosa con una voce così fievole che se non mi fossi trovata così vicina a lui, a pochi centimetri di distanza dal suo viso, non sarei mai stata in grado di sentirlo.
- Non fidarti di loro. Non tornare indietro. Fa quello che sei venuta a fare.
Sono state le sue ultime parole. I suoi occhi hanno continuato a fissarmi, immobili, anche se la luce che li illuminava si è spenta, e non potevano più vedere nulla di concreto. I suoi occhi hanno continuato a fissare me, la ragazza a cui ha affidato l'Olo. Lo stesso Olo che bramavo da giorni, e che cercavo di capire come sottrarre al suo controllo.
Boggs mi ha, letteralmente, lasciato campo libero per agire come voglio agire. Abbandonare il gruppo, raggiungere la villa presidenziale... uccidere Snow.
- Katniss? Katniss! Dobbiamo andarcene da qui!
Distolgo a forza gli occhi dal volto senza vita di Boggs e seguo la voce che mi sta urlando di fuggire, di allontanarmi dal corpo esanime del mio comandante. È Finnick, che continua ad implorarmi di muovermi mentre mi afferra per un braccio. Ha ragione: presto, questo posto pullulerà di Pacificatori. Mi rimetto in piedi, stringendo l'Olo e l'arco contro il corpo, mentre mi rendo finalmente conto di ciò che sta accadendo attorno a noi.
Proprio come le simulazioni all'interno dell'Isolato nel Distretto 13, il quartiere residenziale sta per inglobarci nelle sue trappole nascoste. L'esplosione che ha ucciso Boggs ha colpito anche Leeg 2, che è stesa a terra e stringe i denti per il dolore che le provoca la gamba ferita. La sua gemella, Leeg 1, le si avvicina di corsa ma una delle piastrelle scompare sotto il suo piede, azionando un altro baccello. Delle alte mura si vanno ad ergere intorno a noi, circondando il quartiere residenziale e chiudendoci ogni possibile via di fuga. Le pareti si sono appena sigillate con uno schianto quando un'onda nera, alta una decina di metri, comincia ad invadere le strade e avanza, incontrollabile, col solo scopo di travolgere e seppellire tutto ciò che incontra sul suo cammino. Compresi noi.
- Correte! – è l'urlo che la Jackson ci rivolge.
Io e Finnick seguiamo la sua voce, cercando di toglierci dalla strada alla ricerca di un riparo. Mitchell è proprio davanti a noi quando inciampa e cade al suolo, facendo scattare un altro baccello che lo solleva in aria nel giro di un istante, ghermito da lunghi cavi. Il sangue gronda dal suo corpo e non capisco come sia possibile, finché non vedo dei lunghi uncini che si sono conficcati nella sua carne. Mi blocco, con gli occhi per aria fissi sugli uncini, incapace di proseguire.
- Katniss!
È la voce di Peeta, così come quella di Finnick poco fa, a farmi distogliere lo sguardo da questo scempio per focalizzarmi su altro. Lui sta avanzando a fatica mentre, aiutato da Leeg 1, sorregge Leeg 2. Dietro di loro, l'onda nera che avanza.
- Correte! – strillo, ed invece di proseguire torno sui miei passi, cercando di raggiungerli per aiutarli.
- Vai avanti! Vai avanti! – mi urla lui, infuriato.
Infuriati pure, penso. Non presto ascolto al suo consiglio e li raggiungo, liberandoli dal peso delle armi per agevolare la loro fuga. Correndo, superiamo il corpo di Boggs, quello di Mitchell che pende sopra le nostre teste, seguiamo il resto della squadra che si sta facendo strada all'interno di un edificio e poi ancora percorriamo una rampa di scale, due rampe di scale, fino ad un appartamento sgombro in cui restiamo, in attesa che l'ondata si abbatta sulla struttura.
La sostanza melmosa, simile a petrolio, di cui è costituita si abbatte contro i vetri delle finestre e riesce a penetrare dentro l'edificio; deve aver sommerso completamente le scale, perché alcuni rivoli si fanno strada nello spiraglio inferiore della porta. La osservo, orripilata, ma non riesce a raggiungerci, anzi, sembra aver finalmente rallentato la sua furia distruttrice. Solo una trentina di centimetri del candido pavimento vengono sporcati da quella robaccia nera.
- Si sta ritirando – mormora Cressida. Osserva la situazione al di fuori della finestra attraverso uno spiraglio della tendina arancione.
- Non possiamo restare qui – annuncia Finnick. – Abbiamo appena innescato un'intera via piena di baccelli. Ci hanno beccato di sicuro con i nastri di sorveglianza.
- Ci puoi contare – dice Castor. – Ogni strada è tappezzata di telecamere di sicurezza...
Poso a terra i fucili ed il resto delle mie armi, ma tengo stretto contro il petto l'Olo come se volessi difenderlo. Da cosa, non lo so neanche io stessa. So solo che Boggs mi ha ritenuta abbastanza affidabile da lasciarlo nelle mie mani. Lo osservo e penso, adesso, di avere ciò che mi serve per procedere al mio piano solitario... non proprio solitario, perché Gale mi ha fatto capire che mi seguirà ovunque io vada, e le mie proteste di tagliarlo fuori non serviranno a nulla. Non posso, però, fare a meno di chiedermi se anche Boggs avesse intuito le mie intenzioni: le sue ultime parole sono molto criptiche, e non le capisco appieno.
Non fidarti di loro. Non tornare indietro. Fa quello che sei venuta a fare.
Fa quello che sei venuta a fare: ovviamente, questa è l'unica frase a cui sono capace di fornire una risposta. Sono venuta a Capitol City per tentare di uccidere Snow. Ma il resto? Di chi non posso fidarmi? Della Jackson? Del resto dei soldati? Della mia stessa troupe?
Di Gale e Peeta?
Ho la testa così piena di dubbi che a stento faccio caso alle voci degli altri che cercano di trovare una scappatoia. Le strade presto saranno invase dai Pacificatori e loro sanno dov'è che ci siamo nascosti grazie ai video di sorveglianza. Questi, però, ora potrebbero essere stati danneggiati dall'ondata nera, quindi se scappiamo adesso potremmo avere una possibilità di confonderli e distanziarli. Potremmo crearci una via di fuga e tornare indietro. Ma anche i nostri trasmettitori sembrano essere fuori uso: la Jackson non riesce a contattare il campo base.
- Dammi l'Olo, soldato Everdeen. Posso ricondurvi tutti al sicuro se ci diamo una mossa – esclama lei, tendendo un braccio.
Di riflesso, stringo ulteriormente le braccia contro l'oggetto ed osservo la donna, che adesso è il mio comandante, con sospetto. Ed ecco che le parole di Boggs iniziano ad avere un significato: non mi fido della Jackson. Ma mi sono mai fidata davvero di lei?
- Boggs l'ha affidato a me – dico.
- Non essere ridicola – sbotta.
- Ma è vero – dice Homes. – Boggs ha trasferito a lei il nulla osta di massima sicurezza mentre moriva. L'ho visto.
- E perché mai l'avrebbe fatto?
Già: perché? Boggs non mi ha detto nient'altro! Non ho nessuna carta da giocare per spiegare il perché, adesso, l'Olo risponda ai miei comandi... e la cosa più buffa di tutta questa situazione è che io l'Olo non so neanche come si usa. Ero prontissima a rubarlo, nella peggiore delle ipotesi, ma non avrei mai potuto usarlo perché nessuno si è mai preso la briga di spiegarmelo. Con sconforto, e anche irritazione, mi rendo conto che se voglio andare avanti devo farlo con la squadra completa al seguito. Per usare l'Olo, e per percorrere le strade della città fino al suo centro. È da stupidi ignorare il campo minato che ci aspetta fuori da questo edificio, è impossibile. Ed io da sola non sarei mai in grado di farcela, neanche Gale potrebbe darmi una mano. Ho bisogno di tutti loro, non posso abbandonarli.
Maledizione.
Per questo devo metterli al corrente del mio piano, ma devo farlo passare per un ordine, e non per una mia iniziativa strampalata.
- Devo assassinare il presidente Snow. È un ordine che ho ricevuto direttamente dalla presidente Coin.

Nel silenzio della notte (In The Still Of The Night)Where stories live. Discover now