Capitolo 9

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Non so come, ma finalmente il giro dei Distretti finisce. Ci lasciamo alle spalle i cancelli e le recinzioni dei Distretti 1 e 2 ed attendiamo che il treno ci conduca, con la sua solita velocità forsennata, verso la capitale di Panem.
L'ultima tappa è anche la più lunga di tutto il viaggio: resteremo per tre giorni, tre giorni infiniti pieni di incontri ed interviste, che avverranno tutte sotto l'occhio attento delle telecamere. Ne ho abbastanza di telecamere. In onore dei vincitori, come ogni anno d'altronde, è prevista la suntuosa festa organizzata dal presidente Snow nella sua enorme ed elegante residenza presidenziale: ricca di musica, danze e cibo, vi prenderà parte tutta l'élite di Capitol City. È l'evento dell'anno che nessuno vorrebbe perdere e a cui tutti vorrebbero partecipare. Io ne farei volentieri a meno... ma immagino di non essere nella posizione più adatta per poter rifiutare.
Ancora pochi giorni prima di tornare a casa. Ce la posso fare. Ancora pochi giorni prima della festa del raccolto del Distretto 12. Di solito, il nostro è il primo luogo che i vincitori visitano durante il Tour – il fatto di perdere sempre agli Hunger Games e di essere il Distretto più misero e povero di Panem, oltre al fatto che le nostre feste sono sempre le più noiose, ha portato gli organizzatori ad inserirlo come scoglio iniziale. Come si dice sempre: via il dente, via il dolore. Ma quest'anno i vincitori siamo io e Peeta, e questo fa sì che il 12 sia l'ultimo Distretto ad "ospitarci" per il Tour, ed in più la festa quest'anno viene interamente pagata da Capitol City.
Grandi festeggiamenti, stavolta!
Per il momento, lo scoglio da affrontare è la festa nella tenuta del presidente. Immagino che saprò durante l'evento se gli sforzi miei e di Peeta di placare gli animi, ed evitare di conseguenza la possibile insorgenza di una rivolta, siano andati a buon fine. Ma abbiamo ancora tre giorni a disposizione per migliorare, o peggiorare, il risultato.
Dimostrare il nostro amore al pubblico di Capitol non è per nulla difficile: loro ci adorano da pazzi. Affollano le strade e urlano i nostri nomi, saltano sul posto e si sbracciano nel tentativo di attirare la nostra attenzione, lanciano e regalano fiori. Simili scene si ripetono lungo tutto il percorso della parata che, lentamente, ci guida fino al Centro di Addestramento, dove riprendiamo possesso dei nostri vecchi alloggi, all'ultimo piano.
Dopo cena, suntuosa e sostanziosa come al solito, pensavo che avremmo avuto la serata libera, ma a quanto pare c'è stato un cambio di programma improvviso e sono, quindi, costretta a seguire Cinna in camera mia per delle modifiche che deve fare al mio abito, quello che devo indossare per l'intervista di domani con Caesar; Peeta fa la stessa cosa con Portia nella sua, di camera.
Mi chiedo a cosa sia dovuto questo cambiamento: ad un'attenta occhiata il vestito, di un morbido e brillante velluto rosso, non sembra avere chissà che problemi. Evito di fare domande, anche perché se dietro a tutto questo si nascondesse un problema ben più grave di un vestito che mi va largo, Cinna mi avrebbe già informata.
Quando arriva l'ora di andare a dormire, Peeta mi raggiunge nella mia stanza. Dormiamo e basta, nessuno dei due vuole rischiare di nuovo com'è successo l'altra mattina. Haymitch in qualche modo deve averci coperto, perché Effie non sembrava gran che scocciata dal nostro voler continuare a trascorrere la notte insieme. Ne ho avuto la conferma a colazione, quando ho raggiunto tutti gli altri – Peeta mi aveva anticipato di diversi minuti: lo sguardo silenzioso di Haymitch mi ha seguita per tutto il tempo che ho impiegato nel sedermi a tavola, mentre Effie cominciava ad illustrarci tranquillamente il programma della giornata. Se non fosse stato per il suo sguardo arcigno, che mi aveva fatta sentire molto a disagio, sarebbe potuta sembrare a tutti gli effetti una normale colazione in compagnia, ma così non era. La silenziosa lezione a suon di occhiatacce che il nostro mentore stava rivolgendo non solo a me, ma anche a Peeta, poteva voler dire solo una cosa.
State attenti, disgraziati.
Così adesso lasciamo sempre socchiusa la porta, e non abbiamo più provato a fare, o a scambiarci, nulla di più spinto di un bacio.
La mattina dell'intervista il mio staff di preparatori mi sveglia alle sette: devono di nuovo sottopormi a un sacco di trattamenti inutili, come fanno quasi ogni giorno da quasi due settimane. Stavolta dicono che è per le telecamere: tutto deve essere impeccabile, Katniss deve risplendere dalla testa ai piedi, niente deve andare storto. Vorrei lamentarmi, ma ho troppo sonno anche solo all'idea di provarci. Mi addormento, a causa delle mani di Flavius che massaggia i miei capelli con una crema che odora di mandarino.
Dopo qualche ora, sono finalmente sveglia, pronta e libera di andare, con una cascata di boccoli luminosi a circondare il mio viso leggermente truccato e che ricadono, morbidi, sulla mia schiena scoperta: è stata questa la modifica che Cinna ha dato al vestito. Ha le maniche lunghe fino ai polsi e fascia il mio corpo come una seconda pelle fino ai polpacci, ma ha una scollatura che prosegue fino a metà schiena. Per fortuna che ci sono i riscaldamenti accesi al massimo, qui al centro di addestramento: non sarebbe stato facile stare al freddo con questo vestito, anche perché piccoli fiocchi di neve hanno iniziato a cadere dal cielo.
Effie mi fa i complimenti per le scarpe, che sono dello stesso tessuto e colore del vestito, e mi guida fino al luogo dell'intervista, lo stesso che ci aveva ospitati pochi mesi prima, alla fine dei giochi. Peeta è già arrivato e sembra leggermente nervoso nel suo completo nero; oggi, noto, non siamo abbinati.
Il mio cervello registra questo in una piccola parte; il resto dello spazio, invece, viene catturato dalla stanza, che a parte una poltrona e un divanetto è decorata con centinaia e centinaia di rose bianche, rosa e rosse, che riempiono ed impregnano l'aria con il loro intenso profumo. Non devo chiedere per sapere che queste rose sono state una richiesta esclusiva del presidente, per noi. Per me. Affinché non dimentichi il mio compito.
Come dimenticarlo?
- Eccoli, i miei vincitori preferiti! – Caesar, con i capelli e le sopracciglia ancora tinti di azzurro polvere, ci raggiunge nella stanza entusiasta come al solito. Ci saluta con un sacco di baci e un sacco di strette di mano. – Pronti ad iniziare?
Mentre io e Peeta prendiamo posto sul divanetto e seguiamo le indicazioni dei cameramen, Caesar siede sulla poltrona di fronte a noi e ci illustra il modo in cui procederà l'intervista, che non è poi così dissimile dall'ultima che abbiamo affrontato con lui, inframmezzata tra le altre cose dalle riprese che sono state effettuate durante il nostro Tour negli undici Distretti.
Nel giro di pochi minuti, siamo in onda in tutta Panem.
Tutto sommato, l'intervista procede bene: cerco di mostrarmi solare e di rispondere sinceramente alle domande che Caesar mi pone. Peeta è, come al solito, più bravo di me con le parole e catalizza spesso l'attenzione del presentatore, con cui riesce a scherzare in maniera piacevole. Tiro un sospiro di sollievo ogni volta che termina uno spezzone su noi due nei Distretti. Quando l'argomento si sposta sulla nostra relazione, mi ritrovo a nascondere spesso il viso per l'imbarazzo. In questo, nel mostrarmi imbarazzata, sono molto più brava di Peeta. Mi nascondo dietro la sua schiena quando lo sento descrivere le cose che più gli piacciono di me: il mio sorriso, i miei occhi, le mie battute... ma quando mai? Ovviamente se lo sta inventando! Non sono per niente simpatica, lo sanno tutti...
- Ma allora, diteci di più! – ci incalza Caesar, bramoso di pettegolezzi. – Raccontateci di più! Cosa sperate che vi riservi il futuro?
Non poteva rivolgerci una domanda peggiore di questa. Sorrido, quando invece vorrei soltanto urlare. – Non ho mai pensato con attenzione al futuro, Caesar. Spero in qualcosa di felice – rispondo, alla fine.
- E invece tu, Peeta? Pensi mai al futuro?
- Costantemente. In effetti, c'è qualcosa... – interrompendosi a metà della frase, Peeta mi stringe forte la mano e mi guarda intensamente prima di alzarsi. Senza aggiungere altro, senza preoccuparsi di rivolgere le spalle a Caesar, si inginocchia ai miei piedi e apre una scatolina nera che contiene un fiore luccicante. Sono paralizzata, seduta sul divanetto, e osservo il ragazzo inginocchiato che ho di fronte. Ci metto un po' a capire che il fiore luccicante, in realtà, non è un vero fiore.
Sono diamanti su un anello d'oro.1
Peeta mi sta facendo una proposta di matrimonio.
Perché lo stai facendo?, vorrei chiedergli. Perché proprio adesso?, vorrei aggiungere. Vedo Caesar che, alle spalle di Peeta, si sbraccia verso le telecamere mimando una serie di "Oh mio Dio!" al pubblico a casa.
- Katniss, tesoro, non prendermi per pazzo per quello che sto per dire. So che siamo giovani e che stiamo insieme solo da pochi mesi, ma non ho bisogno di altro tempo per capire che sei la donna che vorrei al mio fianco per il resto dei miei giorni. Non sei solo la mia ragazza, la mia amante... – alla parola "amante" mi viene voglia di ucciderlo seduta stante - ...la mia confidente, la mia amica più cara. Sei il raggio di sole che scaccia il buio della notte ed illumina il mio mondo con il suo sorriso. Ed io, davvero, mi sentirei l'uomo più fortunato e privilegiato della terra con quel raggio di sole al mio fianco, ogni giorno della mia vita.
Mi sorride e, posando le dita sulla mia guancia, asciuga quelle lacrime che non mi sono resa conto di aver versato. Osservo i suoi occhi mentre conclude il discorso nel più classico dei modi, usando quelle parole che milioni di persone prima di lui hanno detto e ripetuto. Quelle parole che sono insieme meravigliose e terrificanti, che sono in grado di stravolgere lo scorrere di una vita intera.
- Vuoi sposarmi?
È sbagliato, non posso sposarlo.
No, è questa la risposta giusta da dare. "No" è la parola che rimbomba nella mia testa. "No" è la parola che la mia coscienza vorrebbe che io dica.
Ma è un "Sì" tremolante che le mie labbra pronunciano, mettendo a tacere il buon senso. È un "Sì" quello che Peeta, Caesar e praticamente tutta Panem mi sentono dire.
- – ripeto più e più volte.
Raggiante, Peeta infila l'anello al mio anulare sinistro e mi abbraccia, seppellendo il viso tra i miei capelli. Io nascondo il mio nella sua giacca. Siamo ancora abbracciati quando la voce entusiasta di Caesar ci annuncia come i "futuri sposi del Distretto 12".

Nel silenzio della notte (In The Still Of The Night)Where stories live. Discover now