- Mia madre si chiamava Candice Cartright. - iniziai a parlare, con voce flebile. - Lei e mio padre si conobbero quando lui si trasferì in Canada a causa di una specie di vacanza studio che mia zia Beth lo aveva convinto a fare, e per i primi due mesi nessuno dei due rivolse la parola all'altro. Mia madre aveva appena compiuto vent'anni, mentre lui ne avrebbe compiuti diciannove alla fine di quell'anno, e l'unica cosa che lei sapeva riguardo mio padre era il fatto che fosse scozzese: trovava il suo accento decisamente buffo. La prima volta in cui si parlarono per davvero fu nella lavanderia del campus, visto che mia madre non aveva abbastanza spiccioli per fare la lavatrice e, come un vero gentiluomo, Ryan Mosey si fece avanti e si offrì di prestarle i soldi che le mancavano. - sorrisi distrattamente al pensiero dei miei genitori da giovani. - Mia madre aveva un fidanzato all'epoca, un aitante giocatore di football con le spalle larghe e gli occhi color nocciola, ma... -

- Non mi piacciono i giocatori di football con le spalle larghe e gli occhi color nocciola. - borbottò lui, fingendo di imbronciarsi. Era ovvio che non si stesse riferendo soltanto al vecchio ragazzo di mia madre... lui si stava riferendo anche a Nolan.

Gli sorrisi caldamente e gli carezzai una guancia con dolcezza. - Nemmeno a me. -

Lui ricambiò immediatamente il sorriso e si avvicinò per lasciarmi un veloce bacio sul naso, che mi fece ridacchiare in modo quasi infantile. - Va' avanti. - sussurrò, rimandando con il viso vicinissimo al mio.

- Dopo quel giorno i miei si incontrarono numerose altre volte: alla caffetteria del campus, nei corridoi, alle feste nei weekend e soprattutto nella lavanderia, dove spesso si fermavano per ore a chiacchierare e a ridere. Mia madre non voleva ammetterlo, ma dentro di sé sapeva che stava iniziando a trovare il ragazzo con quel buffo accento scozzese un po' troppo simpatico. Mio padre, dal canto suo, si era innamorato di lei nel momento esatto in cui l'aveva vista per la prima volta; ma come dargli torto? Mia madre era semplicemente bellissima. - sorrisi tristemente.

La mia facciata da adolescente complicata e menefreghista mi aveva sempre impedito di dirle quello che davvero pensavo di lei, mentre ora mi ritrovavo a non desiderare altro dalla vita. A volte non ci rendiamo conto di quanto una persona sia importante per noi finché non la perdiamo, non le dimostriamo quanto conta finché non è troppo tardi... E spesso, purtroppo, non si può tornare indietro per rimediare ai propri errori.

- La sera in cui mia madre finalmente si decise ad accettare i sentimenti che aveva per mio padre fu anche la sera in cui scoprì di non aver mai provato nulla per il giocatore di football. - ripresi a raccontare, avvicinando i miei piedi gelidi ai suoi sempre così caldi. - Lei e il suo ragazzo erano ad una stupida festa di un tizio che nemmeno conoscevano e avevano deciso che quella sarebbe stata la prima volta in cui l'avrebbero fatto. Mia madre era vergine e aveva sempre voluto che la sua prima volta fosse con qualcuno di veramente speciale... -

- Penso che sia quello che tutti vogliono. - rise lui brevemente, interrompendomi ancora una volta e arricciando il naso in quel modo che mi piaceva tanto.

- Seh. - replicai io sarcasticamente, ripensando solo per un secondo alla mia di prima volta. Stupido Logan Sutherland.

- Comunque, - ripresi io, lasciandomi andare ad un lungo sospiro. - il tizio la portò in una delle camere al piano di sopra, iniziarono a baciarsi, lui le tolse la maglietta e si sfilò a sua volta i pantaloni, ma mentre lo faceva alcune monetine che probabilmente aveva in tasca precipitarono sul pavimento, producendo un suono tintinnante che fece trasalire mia madre. Il giocatore di football suppose stupidamente che si fosse solo spaventata a causa dell'improvviso rumore che aveva riempito la stanza, ma quello che non sapeva era che in realtà mia madre aveva appena realizzato che avrebbe preferito essere in qualunque altro posto al mondo piuttosto che tra le sue braccia. - continuai, sorridendo nuovamente.

Shiver || Michael CliffordDove le storie prendono vita. Scoprilo ora