Capitolo 28 - Sara

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Sara

Prendo nuovamente il cuscino e lo scaravento contro lo stipite della porta questa volta.
Stark abbaia, inizia a saltellare mentre io me la prendo con lo schienale della poltrona adesso.
Emma ed Emily restano mute, sedute vicine sul divano, sanno che in momenti come questi, sono ingestibile e devono lasciarmi sfogare.
Vado in cucina e prendo il gelato dal freezer, una coppona enorme bianca e gialla di cookies, apro il cassetto delle posate e afferro un cucchiaio.

"Avete capito? Sono senza parole, in realtà ne avrei, ma sono tutte parolacce."
Porto alla bocca un generoso boccone, il gelato non mi abbandona mai, non mi rifiuta mai.
Un altro cucchiaio, ancora uno, non ne ho mai abbastanza, si scioglie in bocca lasciando pezzetti di fragrante biscotto che subito sgranocchio.
Penso a quanto io sia stata stupida, andare lì e praticamente dargli un'altra occasione.

Stark mi porta la sua pallina
antistress, la prendo e inizio a torturarla, ora è più utile a me che a lui, la stringo e immagino che abbia degli occhi azzurri e un sorriso che li coinvolge, delle grandi mani che....

No, così non va bene.

"Secondo me devi capire cosa vuole dirti, da come ti ha detto mi sembra importante."
Emily cerca di farmi ragionare.
"Senti Sara, fallo spiegare, se non ti piace cosa ti dirà puoi sempre tirargli un calcio nelle..."
Il suono del citofono interrompe Emma proprio ora che si faceva interessante la sua idea, vado a rispondere guardando l'orologio al polso, sono le 21:30, ho uno strano presentimento.
" Chi è? "
Chiedo un po' allarmata.
" Sono Christian, fammi salire per favore. "

É venuto davvero con la sua faccia tosta.
Io lo faccio fuori.

Combattiva vado nella dispensa e prendo due pacchi di farina, esco nel balcone, esattamente nell'angolo mi affaccio guardando giù.
Eccolo, davanti il citofono.
Le ragazze mi seguono per capire cosa diavolo io stia combinando e se sia ora di chiamare la neuro per chiedere se ci sia un letto libero.
Appena capiscono le mie intenzioni, entrambe portano le mani alla bocca, io mi preparo alla mia vendetta.
Inizio a svuotargli piano questa candida neve artificiale, in un primo momento lo vedo pulirsi il cappotto sulla spalla, non rendendosi conto di cosa sia, poi svuoto per bene i sacchetti. Christian alza la testa nella mia direzione, tutta la farina gli arriva sul viso, sui capelli, addosso.

Una scena esilarante.

Rientro in casa con le ragazze ridendo talmente tanto da avere la guance doloranti, Emma ha quasi le lacrime agli occhi, lo immagino ancora lì a ripulirsi. Improvvisamente il suono del citofono ci fa sobbalzare, una, due, tre volte, credo si voglia vendicare attaccandosi a questo, perché continua e continua.
Provo ad ignorarlo, ma non la smette, stark inizia ad abbaiare davanti la porta di casa, temo possa disturbare i vicini ma non riesco a calmarlo, tutta colpa di quel deficente.

Ora scendo e glielo stacco quel dito.

Ad un tratto il suono si placa, non posso credere alla pace che regna, deve essersi arreso, mi volto e vedo Emma con il dito ancora sul pulsante che apre il portone del palazzo.
I suoi occhi terrorizzati nascosti dietro quegli enormi occhiali neri incontrano i miei di fuoco, corre a rifugiarsi dietro Emily, sa che rischia la vita in questo momento.
"Sara, parlaci, noi ora andiamo."
Emily cammina all'indietro per proteggere la sua amica, aprono la porta di casa e vanno via lasciandola così per far entrare quell'idiota.
Io sono ancora ferma davanti il tavolo del salotto che ad occhi chiusi cerco di inspirare ed espirare lentamente.
Esco all'ingresso e dalle scale vedo Christian salire i gradini due per volta,  molto provato mi si presenta davanti, nei suoi occhi un misto fra paura e sollievo, ansia e speranza.
Mi volto senza dir nulla, rientro in casa con lui a seguito, è soffocante averlo qui e non sentirlo davvero.

"Dobbiamo parlare, stavolta seriamente."
Il suo tono serio mi ghiaccia il sangue nelle vene.
"Dimmi ciò che devi e poi vattene."
Gli dico con sufficienza, cerco di mascherare il mio vero stato d'animo.

"Mi dispiace per prima ma ci sono cose che devi sapere, mi odieresti di più Sara se..."
Sospira rumorosamente e si volta per non guardarmi, porta la mano sul fianco e con l'altra si sorregge al muro.
"Forse non avranno valore le mie parole, ma quando ami qualcuno cerchi di proteggerlo, è ciò che ho creduto di fare con te quella notte."
Tira un pugno di frustrazione al muro facendomi spaventare, non l'ho mai visto così.
"Invece ho sbagliato tutto, volevo tenerti lontana da ciò che stava per diventare la mia vita, un vero casino, risparmiarti  sofferenze, ma sono stato un codardo, tutto qui."
Si volta e i suoi occhi sono tormentati.
"Mi dispiace."
Avrei solo voglia di annientare questa distanza e stringerlo a me, consolarlo, dirgli che possiamo farcela ora, ma combatto contro il mio istinto e resto ferma.
Porta entrambe le mani sul viso, le fa scivolare all'indietro lungo i capelli, sospira e riprende il racconto come se stesse parlando con sé.
"In questi anni ho provato a dimenticarti,  semplicemente ho vissuto come un automa, perché è questo un uomo senza amore dopo averlo conosciuto e perso."
Affiora sul suo viso un sorriso triste e alza gli occhi al cielo.
"Non sono più andato nei posti in cui mi ricordavano te perché non potevo, illudendomi di riuscire così a proteggermi dal tuo ricordo, ma era inutile."
Scuote la testa guardando in basso.
"È stato inutile scappare, perché sei sotto pelle Sara, sei in testa costantemente, sei qui dentro."
Indica il petto picchiettando due dita proprio sul cuore mentre incastra le sue iridi alle mie, azzurro contro verde.
"E non so come guarire, come scappare da questo per non farti più del male."

Quasi mi sembra che il mio corpo si sposti verso il suo come una calamita, accarezzo la sua guancia, posa la sua fronte sulla mia, i nostri respiri si mescolano e temo stia per sfuggirmi dalle mani.

"Sara, da quando ti ho ritrovata non riesco a rinunciare di nuovo a te, non posso."
Il suo è un sussurro, ma sembra una supplica.
I miei occhi sono chiusi mentre le nostre labbra sono davvero ad una manciata di centimetri, le sue parole accarezzano la mia anima ferita.
Mi avvolge con le braccia per avvicinare il mio corpo al suo il più possibile, ho come la sensazione che cambierà tutto appena scoprirò cosa successe quella notte, quindi lo stringo respirando a fondo sulla sua pelle un'ultima volta prima della verità.
"Christian..."
Posa un dito sulle mie labbra e parlare ora è l'ultima cosa che vorrei, avrei bisogno della sua bocca sulla mia, avrei bisogno delle sue mani sul mio corpo, delle nostre anime fuse in una.
Mi stringe e non è mai abbastanza, vorrei fossimo più vicini, talmente tanto da poter far toccare i nostri cuori a pezzi, di certo combacerebbero e si creerebbe un cuore nuovo.

"Christian, potremmo provare..."

"Schhhh!"

Come due pezzi di un puzzle. Where stories live. Discover now