Capitolo 6 - Christian

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Chris

Afferro il suo braccio ed ora è così vicina come non lo era da anni, posso respirare il suo solito profumo di ciliegia, mi riporta a rivivere tanti ricordi.
Non avrei dovuto seguirla qui in bagno, ma sono andato fuori di testa nel vedere lui toccarla e lei sorridere imbarazzata; gesti che erano per me, una rabbia cieca ha avuto il sopravvento.
Sono venuto qui per farmi del male, vederla con un altro è lacerante, ma forse potrebbe aiutarmi a farmene una ragione.

É servito solo a farmi impazzire.

Volevo infastidire anche lei rovinandole la serata, per questo ho chiesto a Natalie di uscire, per farla ingelosire, lo ammetto.
Sono consapevole di essere uno stronzo, l'ho già ferita quattro anni fa, dovrei solo starle lontano ed essere felice che sia interessata ad un uomo che sembra serio.
Ma non ci riesco, perdo il controllo e il buon senso quando si tratta di lei.
Incastra i suoi occhi nei miei alzando il suo bel viso e ora anche le sue labbra sono ad un soffio dalle mie, le guardo, invitanti e socchiuse.

Cazzo, come vorrei baciarla.

"Noi eravamo tutto."
Le dico quasi con rabbia.

Come può pensare il contrario?
Non può aver dimenticato quella notte, ciò che ci siamo detti, come ci siamo amati, indipendentemente da ciò che successe dopo.
La sento trattenere il respiro mentre mi perdo nel verde azzurro dei suoi occhi ed emozioni forti come il primo giorno mi inchiodano qui.
Ad un tratto si libera dalla mia presa e va via, corre verso un uomo che non sono io, poggio la testa alla porta e cerco di regolare il battito, il cuore è letteralmente impazzito.
Non siamo mai stati così vicini da quando l'ho rivista molti mesi fa, al solo pensiero di quel momento sento ancora lo stomaco contorcersi per il dolore provato.
Quando mi sono trasferito qui poco più di un anno fa, sono andato ad abitare nella mansarda di mio zio, pochi mesi dopo lui si è trasferito a Londra definitivamente e io sono sceso nell'appartamento al piano di sotto, cioè il suo.
Alex aveva bisogno di una sistemazione momentanea con Emily per via di quel farabutto malato di mente, ho incontrato Sara proprio lì.

Flashback
Sono davanti la porta della mansarda, ho accettato di pranzare con Alex ed Emily, ma quando questa si apre, capisco che al destino piace accanirsi contro di me ogni volta.

Non volevo trasferirmi qui  a Roma per paura di poterla incontrare, non lo avrei potuto sopportare, già una volta sono stato costretto a rinunciare a lei per il suo bene o per la mia codardia.
Non avrei avuto la forza ancora una volta di vederla, di viverla, di amarla  per poi perderla ancora, oppure di vedere nei suoi occhi dolore, lo stesso che ho letto adesso.
Quando quella porta si è aperta, ha riaperto vecchie ferite mai rimarginate, ricordi mai dimenticati, sentimenti mai spenti.

Non avrei voluto rivedere quegli occhi, quanto li ho amati, ora non li ho riconosciuti.
Ci ho letto solo il male che le ho fatto quella notte, ma non sa il perché e non dovrà saperlo.
Mi odierebbe il doppio.

Se potessi fermerei il tempo proprio qui e ora, mi basta poterla avere a un metro anche solo per pochi secondi.
In realtà la distanza che leggo in quel verde è abissale e fa male.

Cazzo se fa male.

Temevo questo momento, l'ho temuto fin da quando sono sceso da quel maledetto aereo, fin da quando l'ho vista di sfuggita a quella festa, credevo fosse frutto della mia immaginazione.
Il pavimento si è aperto per risucchiarmi dritto all'inferno quando quella notte a Milano ho dovuto prendere la decisione di ferirla, a quella festa invece rivederla mi ha riportato in vita.

Chiude la porta e resto a fissare questo pezzo di legno che si frappone tra noi, odiandolo e benedicendolo contemporaneamente.
Mi ripeto di calmarmi e trovare la forza di rinunciare ancora a lei, correre via e non voltarmi.

Come due pezzi di un puzzle. Where stories live. Discover now