Capitolo 70 - Christian

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Chris

"Cosa hai deciso di fare?"
Sono molto risoluto, per un attimo la vedo vacillare, ma poi riprende il controllo, come al solito per lei l'apparenza è molto importante, non mostrare le sue fragilità è la prima regola.
Non permetterò che inculchi questa finta perfezione a nostra figlia.
Non ho mai sopportato questo suo modo di reprimere le emozioni in pubblico, l'importanza di non aver un capello fuori posto, di essere esteriormente impeccabile, ho capito che per lei è una maschera che le dà l'illusione di proteggersi, di avere tutto sotto controllo.
"Christian, io e Stefany, a fine anno scolastico, torneremo a vivere a Milano."
Fissa i suoi occhi azzurri enormi nei miei, quasi con sfida.
Temevo di sentire questa frase, una rabbia accecante nasce incendiando ogni cellula che compone il mio corpo.
"Sei una stronza egoista che non si cura minimamente del bene della propria figlia."
Sibilo fra i denti facendo attenzione che la piccola non sia nei paraggi.
"Fai questo solo per la tua gelosia, solo per punirmi perché io sono felice, perché amo Sara, vuoi solo provare a separarci ancora."
La guardo con disprezzo non potendone fare a meno.
"Che razza di madre sei? Allontanare nostra figlia da me, farla soffrire, solo per i tuoi scopi."
Cerco di parlare a bassa voce, quasi sussurrare, nonostante la rabbia dentro di me, invece, urla a gran voce la frustrazione che mi opprime il petto al solo pensiero di avere la mia bambina lontana.
"Sei tu che hai deciso di abbandonare tua figlia, tu hai detto che qualunque cosa io avessi scelto di fare, saresti rimasto qui."
Inizia con rancore ad alzare la voce avanzando e puntandomi un dito contro il petto.  Istintivamente mi volto verso il corridoio, i miei passi si dirigono da soli verso la stanza della piccola, la tv è accesa e lei canta la sigla del suo cartone preferito mentre volteggia con in mano un peluche.
Socchiudo la sua porta, verrò a controllarla fra qualche minuto, torno in salotto e trovo Gabriella seduta sul divano, la testa fra le mani, appena si accorge della mia presenza sospira e mi guarda.
"Hai scelto una donna a tua figlia."
Mi accusa velenosa, l'odio per Sara lo leggo nei suoi occhi, proprio come ci vedo il dolore che tenta di nascondere.
Passo una mano fra i capelli che si sono allungati e non mi decido mai a tagliare, sospiro pesantemente, mi convinco a cedere le armi.
In primis faccio questo per la presenza di Stefany in casa, l'ultima cosa che voglio è turbarla facendola assistere ad un litigio, ma anche perché litigare con Gabriella complicherebbe tutto molto di più, devo ricordare che è ferita.

"Gabriella, io e te abbiamo una splendida bambina che amiamo, ed è l'unica cosa che ci lega."
La verità fa sempre male, il suo volto è sofferente infatti, ma è necessaria.
"Io non sono corso qui a Roma in questi anni lasciando mia figlia a Milano, solo per riconquistare Sara."
Lei accenna un sorrisetto amaro che al momento ignoro.
"Sono sempre stato presente per la bambina, e tu mi hai trascinato qui facendomi lasciare il lavoro e i miei, perché era giusto per te, per avere un lavoro migliore e per stare vicino tuo padre e il resto della tua famiglia."
Glielo ricordo con piacere, ma facendo così so di affondare il coltello in una ferita sanguinante, perché significa ricordarle che è stata lei a portarmi qui da Sara.
Noto come stringe il cuscino del divano fra le mani.
" Ti avevo detto la mia decisione, ho ritrovato la donna che amo, non mi separerò più da lei, io non andrò via da Roma, e se tu avessi deciso, per gelosia, perché è solo di questo che si tratta, di tornare a Milano, io non vi avrei seguite."
Si alza allontanandosi da me, ma non può mettere distanza anche dalle mie parole.
"Ci costringerai a viverci solo il sabato e domenica per poche ore, ma farò funzionare le cose in qualche modo, poi nelle feste e d'estate la piccola potrà stare da me un po' di tempo in più e verrà al matrimonio."
I suoi occhi balzano nei miei sgranandosi.
"Quale matrimonio?"
La vedo quasi tremare e un po' mi dispiace, ma non mi sento responsabile di questa sua ossessione.
"Io e Sara ci sposeremo l'anno prossimo."
Resta immobile a fissarmi, giurerei che i suoi occhi siano quasi lucidi.
"Gabriella, non farlo, non portare la bambina lontano da me per punirmi perché non ti amo."
Sbarra quei suoi occhi talmente azzurri e talmente grandi, così belli quanto tristi, distoglie lo sguardo non riuscendo più a sostenerlo.
Avrei voglia di avvicinarmi perché so che sta soffrendo, ma resto dove sono, in piedi vicino il divano a braccia incrociate, lontano da lei.
" Credi che andando via smetterei di amarla? Non è servito quei quattro anni, ora più che mai non potrei smettere di farlo, mi dispiace."
Il silenzio regna sovrano fra noi, la speranza che un barlume di buon senso possa esistere in questa donna, ancora non mi abbandona.
"Cosa ha che io non ho?"
Ad un tratto le sue parole rassegnate mi sorprendono.
"Che razza di domanda è? Perché devi sempre credere che possano esserci paragoni da fare?"
Come fa a non capire? Evidentemente non ha davvero mai amato.
"Non puoi innamorarti di chiunque, non è così che funziona, sarebbe troppo semplice, invece siamo destinati a qualcuno che si incastri alla perfezione con ogni parte di noi. Non siamo fatti per stare con chiunque, dobbiamo cercare il tassello mancante, da qualche parte esiste anche il tuo, Sara è il mio. "
Chiude all'improvviso gli occhi colmi di lacrime, cerca in ogni modo di regolare il respiro.
"È iniziato tutto con il mio ex, parliamo di una storia di tre anni, mi lascia da un giorno all'altro, dopo una sola settimana arriva lei e lui viene folgorato, ci prova immediatamente con proposte su proposte."
Fissa un punto indefinito nel vuoto come se fosse persa nei suoi pensieri, come se stesse parlando con sé stessa.
"Poi, mi sono innamorata di te e mi ha portato via anche te."
Scuote la testa stringendo i pugni.
"Alt."
Mi sto di nuovo infervorando.
"È per questo che ce l'hai tanto con lei? É per questo che sei andata a letto con suo padre? Per punirla?"
Avrei quasi voglia di spaccare qualcosa, stropiccio la faccia con entrambe le mani, stanco di questa sua follia.
"Lei non ha neanche mai preso in considerazione quel cretino del tuo ex, e poi, non sei innamorata di me, non lo sei mai stata, perché l'amore è altro."
In quell'azzurro che ad un tratto mi punta contro, ora vedo fuoco, ma continuo.
"Amare, non significa fare del male, non significa tenere qualcuno intrappolato in una gabbia egoisticamente, cercare di manipolarlo."
Colpevole si volta dall'altra parte.
"Non ti ho mai dato nulla Gabriella, qualche parola gentile, qualche sorriso cortese. Non puoi amarmi, ti sei invaghita di un pensiero, mentre avevi bisogno di un amore che avevi appena perso e stavi soffrendo aggrappandoti all'idea di un noi possibile solo per te, idealizzando Sara come la cattiva."
Non emette un fiato, non muove un muscolo,continua a darmi le spalle.
Ora le lacrime le sento, impossibile non farlo, non ho mai voluto farle del male, ma è necessaria questa resa dei conti.
" Non mi amerai mai. "
Il suo è solo un sussurro ma lo sento come se lo stesse urlando.
Eppure davvero non comprendo come possa essersi innamorata così tanto di me, continuo a credere che abbia solo bisogno di capire che in questi anni sia rimasta aggrappata a questa fantasia romantica di noi tre come famiglia, ha bisogno di qualcuno che le insegni ad amare, quel qualcuno non posso essere io.
"Trova un amore tutto tuo. Nel frattempo spero che tu ci ripensi sulla partenza, per il bene della bambina."

Prima di andare però, c'è un altro punto da mettere in chiaro una volta per tutte con Gabriella, e poi andrò via.
C'è un'altra battaglia da vincere che mi attende stasera a quanto pare.

Come due pezzi di un puzzle. Where stories live. Discover now