Capitolo 54- Sara

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Sara

L'amore ti distrugge, sapevo che lui lo avrebbe fatto ancora, non avrei dovuto permetterlo, avrei dovuto proteggere ciò che restava del mio povero cuore mal ridotto.
Gli ho permesso io di uccidermi quando l'ho fatto entrare nel mio cuore, nella mia vita, nel mio letto, di nuovo.
Guido con la vista annebbiata dalle lacrime che continuano a scendere dai miei occhi contro il mio volere, non ho la forza di controllarle, il mio petto si muove scosso dai singhiozzi e le mani tremano sul volante con una presa debole.
Dei fari mi puntano dritti in faccia accecandomi e un colpo di clacson mi spaventa, sterzo immediatamente riprendendo in mano la situazione.
Inizio a boccheggiare mentre tremo per l'adrenalina che mi scorre nelle vene, mi rendo conto di essermela vista brutta, forse non era il caso di prendere l'auto in queste condizioni. Svolto a sinistra e per fortuna vedo già casa, parcheggio immediatamente approfittando di un posto libero e scendo dall'auto ringraziando il pericolo scampato.
Sta ancora piovendo ma sono già fradicia, eppure non sento nulla, sono senza cappotto con i vestiti zuppi appiccicati alla pelle, è il nove febbraio ma non sento freddo, la pioggia continua a scivolare sul mio viso confondendosi con le mie lacrime silenziose, ed io non riesco a percepire niente, nemmeno un brivido.
Mi avvio con calma verso casa, con passi stanchi, accanto a me passa una ragazza con un ombrello rosso, cerca di proteggersi dalla pioggia e corre per raggiungere in fretta la sua meta.
Mi guarda stranita, vorrei dirle che avrei dovuto proteggermi da lui, di certo non mi preoccupa ripararmi da un po' di pioggia.
Salgo le scale del palazzo non curandomi di lasciare il portone aperto, tanto lo è sempre, un piede davanti e poi l'altro, almeno le lacrime si sono magicamente fermate, forse l'essere umano è in grado di piangere fino ad arrivare ad un limite esaurendole.
All'improvviso mi sembra di essere in una bolla, sono così stordita, non sono neanche sicura di essere sveglia, non so se tutto questo sia reale, i miei sensi sembrano atrofizzati.
Poggio le dita sul corrimano in ferro battuto, ma la sensazione del metallo gelido sotto i polpastrelli non mi provoca niente, nessuno spasmo improvviso per il contatto con il materiale freddo.
Entro in casa, Stark arriva come al solito ad accogliermi gioiosamente, inizia a saltellare e scodinzola, ma anche lui diventa triste notando i miei occhi, è bastato uno sguardo.
Vado dritta in bagno trascinandomi con passi stanchi e appena la mia immagine appare nello specchio mi soffermo a guardarmi.
Quel po' di matita nera è tutta colata, ho gli occhi rossi e gonfi, i capelli sono appiccicati alla pelle del viso, l'aria stanca e sfatta, eppure il dolore che mi ha colpita dritta al cuore come un colpo di pistola sparata a bruciapelo quando l'ho vista, ora non c'è più.
Non capisco cosa mi sia successo, fino a pochi minuti fa le lacrime erano incontenibili, ho sentito il rumore delle crepe del mio cuore riapriarsi e il frastuono di ciò che restava frantumarsi sotto occhi chiari e lunghi capelli biondi.
Tolgo questo vestito ed entro nella doccia, l'acqua calda sulla mia pelle ormai gelida è un dolce sollievo, ho brividi lungo tutto il corpo per questo contrasto.
Fisso l'acqua scivolare sul mio corpo e finire nelle tubature, inizio ad avere paura di me stessa, mi sembra di aver spento ogni tipo di sentimento, nel bene e nel male, e forse è una benedizione.
Non percepisco neanche più il dolore fisico che mi scavava al centro del petto appena ho incrociato gli occhi di Christian, colpevoli e terrorizzati, che mi  confermavano che purtroppo era la realtà non un incubo.
Esco dalla doccia, indosso l'accappatoio e vado in camera per indossare indumenti puliti, in quel momento sento la porta di casa mia aprirsi e la sua voce preoccupata chiamarmi.
Una fitta allo stomaco seguita da una sensazione di nausea arriva subito, anche il mio organismo lo rifiuta istintivamente.
Sento i suoi passi frettolosi avanzare lungo il piccolo corridoio, spalanca la porta con un colpo secco, non mi volto ma lo sento sospirare, io continuo a riporre i vestiti nel cassetto.
"Sara, mi dispiace, ti prego lascia che ti spieghi, che ti racconti tutto."
La sua voce si incrina, ed io sento ad ogni parola solo mille spilli piantati nel cuore, forse ne dovrei essere felice, credevo di essermi rotta definitivamente, credevo di essermi spenta completamente.
Vado verso di lui, noto pur non guardandolo direttamente, che quasi si illumina un barlume di speranza sul suo volto, ma immagino svanisca nel momento in cui lo oltrepasso ignorandolo.
Mi comporto come se non ci fosse, vado in bagno, ripongo i vestiti bagnati in lavatrice, appendo l'accappatoio, do da mangiare a Stark.
Gli occhi di Christian sono sempre puntati su di me, si tiene a distanza ma all'improvviso lo vedo portare le mani fra i capelli e abbassare la testa, si poggia al muro nel corridoio, fissa il pavimento ed è solo per questo che lo osservo liberamente.

Come ha potuto uccidermi così?

"Non può essere finita."
La sua voce è quasi spezzata, proprio come noi, ormai sono rimaste le macerie di qualcosa che credevamo indistruttibile.
Alza il volto e una lacrima scende sulla sua guancia, al contempo sembra ferire me una lama gelida e affilata tracciando un solco profondo sulla parete di quel che resta del mio cuore.

Sinceramente non capisco con che forza possa ancora battere, credo la chiamino sopravvivenza, il corpo umano è programmato a funzionare nonostante sia quasi impossibile farlo.

Vorrei dirgli che può anche andare via, vorrei dirgli che ormai non c'è più niente da salvare, ma non ho la forza di parlare, restiamo solo a fissarci.
I suoi occhi sono spenti quanto i miei, eppure, una parte di me, non so quanto grande, non so quanto forte, la sento combattere ora che è qui, ora che i suoi occhi mi implorano di ascoltarlo.
Mi lascio scivolare stancamente con la schiena lungo il muro, mi siedo a terra, lui mi imita, questo stretto corridoio non ci permette di mantenere molto le distanze, quindi porto le ginocchia al mio petto.
Non ho detto una parola, non riesco a dar voce ai miei pensieri, alle mie emozioni, e forse è meglio così perché questo mio blocco gli sta dando l'opportunità di parlare.
Avrebbe dovuto farlo mesi fa, avrebbe dovuto farlo anni fa, ora è tardi per tutto, soprattutto per noi.
Stark mi raggiunge come se già sapesse che proprio ora più che mai, ho bisogno di un amico al mio fianco, del suo sostegno.
Christian prende un sospriro ed inizia il suo racconto, questa volta tutta la storia, questa volta dall'inizio.

Ciao a tutti, ho cercato di esprimere il dolore di Sara con il silenzio, perché a volte si hanno anche queste reazioni, non solo rabbia

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Ciao a tutti, ho cercato di esprimere il dolore di Sara con il silenzio, perché a volte si hanno anche queste reazioni, non solo rabbia.
Fatemi sapere cosa ne pensate. 😘


Come due pezzi di un puzzle. Where stories live. Discover now