Capitolo 47 - Sara

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Sara

Esco dal camerino seguita poco dopo da Emily, gli sguardi di apprezzamento dei miei amici mi rendono timida, alzo per caso lo sguardo e lui è lì, vedo i suoi occhi accarezzare ogni centimetro della mia figura lusingandomi, l'espressione sognante e resta incantato.
Non riesco a non sorridere sentendo un emozione che esplode al centro del petto e tutto ciò che mi circonda svanisce sbriciolandosi come polvere.
Diventa tutto bianco e nero intorno a me, l'unico colore che vedo è l'azzurro intenso dei suoi occhi che mi annienta e poi ricompone ogni pezzo.
É lui, sarà sempre lui, la sola persona che mi farà sentire completa, il mio tassello mancante nella vita, lo dimostra la nostra storia, questi sentimenti che perdurano, forti contro il tempo e le delusioni.
Lo capisco dai suoi occhi, il modo in cui mi guarda facendomi sentire preziosa, il modo in cui mi tocca, facendomi sentire desiderata, il modo in cui mi abbraccia facendomi sentire protetta, lo capisco dal bisogno primordiale di corrergli incontro e stringerlo.
Ed è ciò che faccio, avanzo dritta e avvolgo le braccia intorno al suo collo, unisco d'istinto le nostre labbra, non potevo aspettare, e non posso aspettare neanche per un'altra cosa ora che finalmente ho capito che non posso fare a meno di quest'uomo nella mia vita.

"Mi cambio e andiamo via da qui, stiamo insieme stasera."
Lo guardo emozionata mentre lui ancora mi stringe, ma questo quadretto da film sdolcinato viene interrotto da Emma che rischia che le strappi la parrucca.
"Assolutamente non vai da nessuna parte, dobbiamo scegliere gli abiti, le scarpe, gli accessori, vi sbaciucchierete domani."
La futura sposa calva, viene a dividerci letteralmente infilando le braccia fra i nostri corpi, afferra il mio polso e mi trascina in camerino sotto lo sguardo scioccato degli altri.
" Emma questo vestito è stupendo, sta benissimo anche ad Emily. "
Osserviamo la nostra amica, quel verde bottiglia risalta la sua carnagione chiara e i suoi capelli rossi, nonostante la differenza fra i nostri fisici abbiamo trovato un abito che dona ad entrambe.
Morbido dalla vita in giù, lungo fino ai piedi, le maniche trasparenti ricamate, fascia la vita e il seno, uno scollo a V con un décolleté contornato da piccole pietre tono su tono.
"Stiamo aspettando mia cugina per la terza damigella, sai che deve provare lo stesso abito, altrimenti sfuma l'idea dei vestiti uguali se non dovesse andarle bene."
Incrocia le braccia al petto e ha un'espressione severa.
Mi guardo intorno alla ricerca di una bandana di pizzo bianca che potrebbe coprire la sua testa pelata fra tre, due, uno...
" E poi voi avete più seno di me con questo abito, non va bene, sono io la sposa. "
La guardo allibita per la sciocchezza di cui si sta lamentando.
" Emma non posso togliermi le tette per quel giorno."
Ha sempre avuto questa fissazione per la sua seconda.
"Io ne ho di più da quando sono rimasta incinta, sto allattando ancora quindi non posso farci niente."
Emily alza le mani, la biondina si rivolge al povero Michele con sguardo imbronciato guardando il suo minuto seno.
"Amore, che ne dici se restassi incinta per il matrimonio così avrei più seno anche io."
La fissiamo tutti a bocca aperta, deve essere impazzita, questi preparativi le stanno facendo male.
"Tu non stai bene."
Michele è giustamente sconvolto, ma non ha capito che Emma è solo in crisi, faccio segno ai due maschietti di uscire, saluto con la mano il mio ragazzo, noi dovremo aspettare, ora qui c'è una grossa emergenza in corso.
"Ascolta amica mia, sarai una sposa bellissima, hai scelto un abito che ti sta divinamente, non vedo l'ora di vedertelo con le modifiche che hai voluto."
Accerezzo il suo braccio e la guardo risoluta pronta ad infonderle coraggio.
"Si, resteranno tutti a bocca aperta e soprattutto Michele sarà senza parole, tette o non tette, ti ha sempre amata, e poi non è vero che non hai seno."
Emily arriva in mio aiuto, questa pazza sembra convincersi anche lei delle nostre parole, superata la crisi, torniamo alla scelta degli abiti, soprattutto grazie al fatto che finalmente arriva sua cugina, alleluia.

É stata una serata piacevole con le ragazze, alla fine abbiamo scelto quel vestito, per fortuna stava bene anche a Marilena, la cugina di Emma, ora sto preparando la colazione, aspetto il mio fidanzato e non vedo l'ora che arrivi.
Il campanello alla porta suona e mi sembra strano visto che ha le chiavi, in genere mi avvisa con un messaggio quando sta per arrivare ma entra da solo.
Vado direttamente ad aprire e mi maledico per questo viziaccio che ho di non controllare dallo spioncino quando sto aspettando qualcuno, può essere pericoloso, o potrei incappare in qualcuno che non voglio incontrare.
"Ciao Sara, il portone era aperto, spero di non disturbare."
I suoi occhi scuri contornati da qualche ruga mi guardano con disagio, quasi non riesce a mantenere il contatto visivo, abbassa lo sguardo di continuo, a differenza mia, forse perché da quel giorno si vergogna, e fa bene.
" Ciao papà. "
Quel maledetto portone del palazzo è sempre aperto, dovrei farlo presente, è pericoloso.
"Posso entrare, forse stavi andando a lavoro?"
Il tono è incerto, quasi mi fa tenerezza vederlo così, e di sicuro è triste constatare come si possa ridurre il rapporto fra un padre ed una figlia, quasi inesistente, freddo.
Mi scanso facendolo accomodare, iniziamo a parlare del suo viaggio, di quanto si fermerà, di dove starà.
"Vorrei recuperare il nostro rapporto Sara, mi manca mia figlia, mi manca tuo fratello."
La sua voce è tremolante e all'improvviso sento all'interno del mio petto crearsi una massa informe di pietra sempre più grande, sempre più ingombrante, che schiaccia il mio cuore facendo un male assurdo.
Resto immobile per qualche istante, senza guardarlo, non ho la forza, l'unico rumore che spezza questo silenzio ingombrante sono un paio di chiavi inserite nella serratura e la porta di casa aprirsi.
Grata per questa interruzione, scatto in piedi, vado verso l'ingresso e mi abbandono fra le braccia del mio ragazzo sorridente.
"Che succede?"
Non c'è bisogno che io risponda a questa sua domanda, il mio ospite arriva, spunta dal solotto e Christian capisce tutto, infatti lo vedo sgranare gli occhi e irrigidirsi.
Si salutano cordiali con una stretta di mano, ricordo che a Milano li presentai e si videro un paio di volte o poco più, ma probabilmente non si ricorderà nemmeno di lui mio padre.
"Mi fa piacere nel vedere che ancora vi frequentate, non me lo sarei aspettato, data la distanza, il tempo, l'ultima volta mi avevi detto di essere single Sara."
Lo guardo stralunata.
"Ti ricordi di lui?"
"Certo."
Forse per la prima volta dopo tanto tempo, sono felice che mio padre mi abbia dimostrato un minimo di attenzioni.
Ci accomodiamo in salotto e diamo il via alla colazione più imbarazzante che ci possa essere, io, mio padre e il mio ragazzo, in rigoroso silenzio, a guardarci di tanto in tanto fra noi a vicenda.
Poi mio padre decide di iniziare a comportarsi appunto come tale, inizia a interessarsi della mia vita, e a mettermi in imbarazzo con la domandona finale.
"Hai le chiavi di casa di mia figlia, vivete insieme, volete sposarvi?"

"Ma papà? "

Come due pezzi di un puzzle. Où les histoires vivent. Découvrez maintenant