Capitolo 46 - Christian

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Chris

Stringo fra le mani una piccola chiave, quella di casa mia che ho fatto fare da una settimana, me la porto dietro con l'intento di darla a Sara ma vorrei trovare un modo carino per farlo, non vorrei pensi che mi sia sentito obbligato dal suo gesto.
La osservo e temo di non riuscire mai a dargliela, se non riuscirò a gestire al meglio questa situazione, se non riuscirò a farle capire come sono andate realmente le cose andrà tutto a puttane, soprattutto la mia vita.
Il rumore pungente di tacchi mi fa alzare lo sguardo verso le scale, ecco la donna che ha incasinato la mia vita e continua a complicarla, anche se devo ammettere di essere un maestro da solo a farlo.
Stretta nel suo cappotto blu chiaro avanza mentre sistema la sciarpa di lana bianca, i capelli le ricadono sul viso e ancora non si è accorta di me.

"Gabriella, mi devi una spiegazione."
Alza lo sguardo e mi fissa sorpresa dapprima, per poi accennare un sorrisetto.
"Christian, come mai da queste parti?"
Ha sbagliato approccio e lo capirà, sono stanco dei giochetti, ho troppo da perdere e lei lo sa bene per questo è venuta fino a qui stasera.
"Cosa ci fai qui?"
Indico la clinica e questa sarà la prima e unica volta che le darò l'opportunità di essere onesta.
"Papà ha bisogno di fare delle terapie secondo me, sto solo valutando."
La sua finta aria innocente non ingannerebbe neanche nostra figlia, di sicuro non può aspettarsi di farlo con me, cerco di trattenere la rabbia e prendo un respiro.
"Ora so quanto valore dai alla mia intelligenza."
Istintivamente mi sfugge un sorrisetto sarcastico, poi mi avvicino al suo viso con lentezza, i suoi occhi sono confusi e quando sono ad un soffio mi fermo.
"Sei solo una stronza."
Sibilo a due centimetri dalle sue labbra, mai mi avrà più vicino di così.
Faccio il giro dell'auto, pronto a salire e andare via, lei mi richiama ma la ignoro, il suo viso è paonazzo, forse si aspettava qualcos'altro, poi la sua voce diventa stridula.
"È così che ora tratti la madre di tua figlia, è questo il rispetto che mi dai, che vuoi trasmetterle un giorno?"
Sbatto lo sportello con forza e torno sui miei passi, mi ha stancato questa donna, le sue macchinazioni.
"Devi smetterla di mettere in mezzo Stefany, tu che rispetto mi porti venendo qui con l'intento di sabotare la mia storia con Sara?"
Quasi urlo fregandomene di essere in mezzo alla strada.
"Di cosa ti preoccupi Christian?"
Giuro di aver visto un ghigno sul suo volto, nonostante la semi ombra che nasconde parte del suo viso.
Ho una tale rabbia che a volte temo di essere violento, ma non lo farei mai, non toccherei mai una donna, neanche lei.
" Non ci separerai stavolta Gabriella."
La avviso risoluto, mi volto lasciandola li, salgo in macchina e parto sgommando, devo allontanarmi da lei il più possibile.
Stringo il volante anche se dovrebbe esserci al suo posto il collo di quella strega, come cazzo ho fatto ad andarmi a cacciare in una situazione simile, avere un figlio con lei?
Devo andare da Sara, dirle tutto, devo farlo ora prima che sia troppo tardi, dovrà capire, dovrà credermi, le spiegherò come sono andate realmente le cose, ciò che so.
Spingo il pedale dell'acceleratore, ho bisogno di sfogare questa frustrazione, questo senso di impotenza, l'angoscia che mi divora le viscere.

Prendo il telefono e chiamo Sara, squilla a vuoto più volte ma non mi risponde, impreco ad alta voce, provo a chiamare Emily ma non ho fortuna neanche con lei e ho voglia di spaccare questo telefono.
Faccio un sorpasso azzardato e l'auto accanto inizia a suonare il clacson, alzo la mano per scusarmi, dovrei darmi una calmata alla guida, non è così che dovrei scaricare la tensione, ho una bambina non posso rischiare di morire in un incidente.
Chiamo Alex che per fortuna risponde al telefono e mi da l'indirizzo del negozio dove sono andate le ragazze, nota la mia agitazione, non sono mai stato bravo a camuffare i miei stati d'animo, a mentire su come mi sento.
"Chris, sei sicuro che vada tutto bene? Mi sembri troppo agitato, vuoi parlarne?"
É davvero un caro amico ormai per me.
"Alex, se vuoi la verità, mi sento in trappola, in una spirale di bugie che mi risucchia, ma farei di tutto per non perderla."
Sputo fuori senza pensarci, senza rendermi conto, do voce alla verità che mi detta il cuore, fidandomi del mio amico.
"Non capisco, che è successo? Quali bugie? Perché dovresti perdere Sara? "
Ovviamente lui non può capire, lui non sa.
Mi maledico per aver ceduto la mia solita corazza ed essermi abbandonato a questa confidenza.
"Ascolta Alex, ti spiegherò tutto, ma non farne parola con nessuno, devo parlare con Sara, spiegarle delle cose, augurami buona fortuna."
So di potermi fidare di lui.
Mi dirigo in questo negozio di abiti da cerimonia, parcheggio lì vicino e a passo svelto vado alla porta d'ingresso.
In questo posto l'atmosfera è elegante e direi abbagliante fin troppo, ci sono fari che illuminano ovunque, pavimenti bianchi lucidi con divanetti di pelle anch'essi bianchi, piccole sale separate fra loro, sento delle voci familiari, come al solito i futuri sposi bisticciano.
"Ma io non capisco perché sono qui, è una cosa vostra, mi hai incastrato, doveva essere solo un passaggio ."
Il povero Michele la accusa.
"Esagerato, e poi scusa, non ti interessa se sceglieranno un color cacarella le ragazze per il matrimonio? Poi andrai via e noi continueremo, ci tengo al tuo parere."
Emma riesce sempre a girare la frittata, mi fa ridere quella ragazza.
Mi faccio avanti proprio nel momento in cui la tenda del camerino si apre, una visione, un angelo con capelli castani e occhi verdi, un dolce sorriso timido e guance leggermente tinte di rosso.
Un lungo abito stretto in vita che cade morbido fino ai piedi, un verde che si intona ai suoi occhi, il seno messo in risalto da una scollatura leggera e diverse pietre.
É una visione e nel momento in cui per caso alza lo sguardo e le sue iridi si incastrano con le mie, il mio cuore si ferma, e nell'esatto istante in cui come sempre sul suo volto nasce il solito sorriso che credo riservi solo a me, ogni tassello torna al proprio posto.
É un sorriso diverso da quello che fa alle amiche, o al fratello, o ai conoscenti, o ai colleghi, trasmette amore, lo percepisco. Ogni volta ho una voglia matta di sorridere anche io, un istinto di stringerla così tanto da fondere le nostre anime.

Come fa? Come ci riescie? Ogni volta, dalla prima volta, con una semplicità disarmante incantandomi.
É per questo che non ho potuto mai dimenticarla, nonostante tutto, nonostante il tempo che ci ha separati, nonostante il dolore, i sensi di colpa.
É per questo che non potrò mai dimenticarla e qualunque cosa accadrà, anche se non dovessi riuscire a salvare questo amore, e giuro che combatterò fino allo stremo delle mie forze per farlo, nessuna potrà prendere il suo posto qui dentro, nessuna mi farà sentire così completo come lei con solo uno sguardo.

Come due pezzi di un puzzle. Where stories live. Discover now