Capitolo 11 - Christian

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Chris

Esco da casa sua sbattendo la porta, scendo queste scale di corsa, devo sfogare questo senso di impotenza, questa rabbia che scorre al momento nelle mie vene.
Salgo in auto e inizio a guidare, non ho la più pallida idea della meta, la strada mi porta a  casa del mio amico, ho bisogno di sfogarmi, potrei dare di matto.
Suono il campanello, solo pochi secondi e mi apre la porta Carlo in tuta, forse aveva in programma una corsa serale.
"Ehy amico, come mai qui?"
La sua allegria scompare notando la mia faccia, credo da funerale, lo oltrepasso e mi segue preoccupato all'interno.

"Sto impazzendo, sapevo che sarebbe stato un errore trasferirmi qui a Roma, averla ad un soffio e non poterla avere davvero."
Mi siedo sulla sua poltrona di pelle nera e muovo su e giù la gamba nervosamente.

"Amico sono sicuro che risolverai, se così non fosse...magari non è lei quella giusta."
Mi alzo come se avessi preso la scossa, mi allontano irritato da lui, potrei reagire malamente.
"Non voglio sentire queste cose."
Sono cosi agitato che potrei spaccare qualcosa e sinceramente, mi servirebbe per sfogarmi.

"Ti serve una sbronza."
Il mio amico mi dà una pacca sulla spalla.
"Sono sicuro che Sergio sarà contento della tua idea. Arriva fra due ore."
"No."
Carlo chiude i suoi occhi scuri e sbuffa, non gli è mai andato a genio il mio amico di una vita Sergio, sono l'uno l'opposto dell'altro, il primo pacato e riflessivo, il secondo festaiolo e istintivo.
Ha sempre creduto che il problema di Sergio fosse collegato al fatto che sia geloso della nostra amicizia e che Carlo sia di colore, ma non è assolutamente così, sono solo totalmente diversi.
Per non parlare della cotta stratosferica che Sergio ha per Natalie, e a Carlo non va giù che qualcuno abbia un debole per sua sorella.
Dopo una birra e quattro chiacchiere mi ritrovo a guidare verso l'aeroporto, il volo di quello scapestrato deve essere praticamente atterrato, esco dall'auto poggiandomi su questa, resto all'ingresso così il mio amico mi vedrà facilmente.
Vedo un aereo appena decollato e fissandolo, mi perdo nei ricordi.

Flashback
Esco dalla doccia e controllo il telefono per l'ennesima volta, ancora nessuna risposta, è la seconda volta che le chiedo di uscire, una cena, un vero appuntamento, ed è la seconda volta che mi ignora.
Credo che dovrò rapirla nuovamente come tre giorni fa, quando mi sono presentato all'ora di pranzo all'università.
Afferro il telefono sdraiandomi sul letto ancora in accappatoio, decido di chiamarla, non capisco questo suo atteggiamento, non facciamo altro che scambiarci messaggi da ben dieci giorni, eppure è sfuggente di persona.

"Ciao occhi di ghiaccio."
"Siamo già passati alla fase dei nomignoli, facciamo progressi, la prossima sarà andare a vivere insieme, sappilo."
La sento ridere di gusto e mi sento patetico nel pensare che vorrei sentire questo suono ogni giorno.
"Devo trovare anche io un nomignolo per te, fammi pensare....credo che opterò per 'il mio tormento'."
"Ma è terribile, è un'offesa."

Spiego le mie motivazioni prima che si offenda sul serio dato il suo tono.
"Sei diventata il mio tormento, non vuoi uscire con me, è la seconda volta che ignori il mio invito."
Resta in silenzio, forse ci sta riflettendo.

"Alle 18:00 ho l'aereo per Roma."
Il suo é quasi un sussurro, come se fosse triste al solo pensiero.
Questa notizia mi confonde.
"Te ne vai? Senza dirmi niente?"
Non capisco perché io la stia prendendo così male.
"Ti avrei chiamato più tardi, per salutarci, in mia difesa vorrei ricordarti che ti ho scritto di questa mia partenza l'altro giorno."
Mi sembra rammaricata.
Sono senza parole, non mi spiego questo mio stato d'animo, è strana la sensazione che mi investe improvvisamente.

Non ha senso.

"Credevo scherzassi, stavi rifiutando il mio invito trovando scuse per ogni giorno della settimana, ridevamo e credevo fosse anche quella una scusa."
Non può cavarsela così.
"Ero seria."
Cerca di difendersi.
"Bhe, non eri molto credibile visto che hai anche detto che non potevi uscire con me perché eri impegnata a giocare a  burraco con tua nonna a distanza, tramite il gioco scaricato sul telefono."
La sua risata nuovamente mi investe creando un sorriso sul mio volto un po' teso.
Fisso il soffitto, steso sul letto, e per un attimo mi sento smarrito, non capisco l'effetto che ha questa ragazza su di me.
"Per quanto starai via?"

Come due pezzi di un puzzle. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora