Capitolo 48 - Christian

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Chris

Salgo queste scale con il solito peso che mi porto dietro, questo dannato portone di questo palazzo è sempre aperto, stamattina ho intenzione di raccontarle ciò che decreterà il destino del nostro amore, ho passato la notte sveglio a cercare le parole più adatte, ma non credo ci siano.
Mi ritrovo ancora una volta in questa situazione, avrei dovuto dirle tutto quello che c'era da sapere quando le ho raccontato di Stefany, mi sarei tolto tutto i pesi in un colpo solo.
Lei avrebbe dovuto assimilare il tutto una sola volta, non a rate come le sto facendo fare, dannato me, dannata codardia, dannata sbronza che ho preso quella sera.
Apro la porta di casa di Sara e varco questa soglia con un finto sorriso appena la vedo arrivare, non voglio metterle angoscia, ma il suo sguardo è spento, si getta fra le mie braccia come se volesse protezione e mi preoccupo.
Per un attimo il terrore di essere arrivato tardi, il terrore che lei sappia tutto mi sfiora, ma non avrebbe purtroppo mai reagito così, capisco subito il motivo del suo stato d'animo, avanza in carne ed ossa verso di noi.
Mi irrigidisco istintivamente nel vederlo qui, non me lo aspettavo e so quanto male le abbia fatto quest'uomo, si sta complicando tutto, proprio ora non ci voleva.
Stranamente si ricorda di me, non me lo sarei aspettato, infondo ci siamo visti davvero poche volte e stiamo parlando di ormai cinque anni fa, sarebbe stato logico il contrario, noto lo sguardo di apprezzamento della figlia per questo dettaglio.
Bravo, sarei felice per lei se riuscissero a ricucire almeno in parte il loro rapporto, so quanto ci è stata male e quanto in realtà ci tiene.
É sempre suo padre, lo capisco, forse ancora di più ora che lo sono io, e sinceramente lo prenderei a pugni per averla abbandonata da ragazzina, è fuggito dal suo matrimonio ma i figli sono tutt'altro mondo.
Non riuscirei a stare lontano da Stefany, è per questo che quando Gabriella mi ha parlato di questo trasferimento qui a Roma non ero d'accordo, e alla fine ho dovuto lasciare tutto, la mia famiglia, la mia casa, i miei amici, il lavoro, ma dovevo seguire mia figlia.
É una sofferenza per me non poterla vivere nel quotidiano, dovermi accontentare comunque delle briciole, non avere tutti i suoi risvegli, non darle ogni sera il bacio della buonanotte ma accontentarmi di farlo solo quando dorme da me.
Non ci sono quando ha qualche incubo perché non puoi programmarlo, come non puoi programmare tante altre cose, per fortuna mi godo la mia bambina senza un calendario, senza orari, e di questo sono grato a Gabriella.
Dorme spesso da me, spesso vado io a prenderla a scuola e ci organizziamo con il lavoro, molti altri padri separati vedono i figli solo nel weekend, sono fortunato.
Invece lui, quest'uomo, è scappato volontariamente in un'altra città lontana, mantenendo un rapporto telefonico sporadico con i suoi figli, ognuno ha i suoi demoni, certo, ma l'ha gestita malissimo.
"Hai le chiavi di casa di mia figlia, convivete? Volete sposarvi?"

Alzo lo sguardo e Cesare mi fissa serio, non mi aspettavo questa domanda, la figlia subito lo riprende, ma non ho problemi a sostenere il suo sguardo nonostante la tensione di ritrovarmi davanti proprio lui.
Avrei dovuto parlare con Sara, e tutto questo sta complicando la situazione.
"Per il momento ancora non conviviamo, ci siamo ritrovati da poco, come sai vivevo a Milano, invece ora vivo qui. Ma le mie intenzioni con tua figlia sono serie, sono innamorato di lei e non abbiamo mai parlato di matrimonio, io comunque la voglio al mio fianco Cesare."
Sostengo il suo sguardo e lo distolgo solo per guardare gli occhi spalancati della mia ragazza, afferro la sua mano sotto il tavolo e lei la stringe forte per poi abbassare il suo e sorridere.
Suo padre va via e finalmente restiamo soli, tiro un respiro di sollievo, devo assolutamente parlare con lei, non posso più aspettare.
La mia ragazza mi corre incontro e fa combaciare le nostre labbra, si stringe a me con desiderio, i nostri corpi sono stretti e le sue forme generose sono sempre una tentazione, per un attimo cedo facendo scorrere le mani sulla schiena fino al suo lato b mentre assaporo le sue labbra.
Inizia a baciare il collo risalendo fino all'orecchio, sa che mi piace, brividi sulla pelle e lungo la schiena e la mia erezione inizia a far male, stringo il suo sedere fra le mani e cerco di stringerla al mio corpo facendo combaciare le nostre intimità provocando un gemito in entrambi.
Ritrovo un barlume di lucidità e la allontano, il suo sguardo é lussurioso misto a confusione, devo fare appello a tutto il mio autocontrollo perché è difficile anche per me, vorrei solo farla mia, sentire che siamo una cosa sola, che possiamo superare tutto con il nostro amore.
"Dobbiamo parlare, per quanto vorrei anche io continuare il discorso che stavi iniziando."
Mi allontano per recuperare il buon senso perché ora ne avrò bisogno, anche se non ho la più pallida idea di come iniziare il discorso.
"Cosa succede? L'ultima volta che hai iniziato così mi hai detto di avere una figlia quindi non spaventarmi perché hai una faccia che fa paura."
Mi volto alle sue parole, ingoio l'amaro che ho in bocca e cerco di inspirare, devo rivivere quei momenti, passo per passo.

Deve credermi, deve capire, ti prego Sara.

" Devo raccontarti alcune cose del passato, è una situazione delicata, sediamoci."
Mentre raggiungiamo il divano lei inizialmente si blocca.
"Ora mi fai davvero paura, hai un'altra figlia?"
Mi raggiunge titubante un po' guardinga, mi fissa sulle spine un po' rigida scrutando ogni mio movimento.
In quel momento squilla il mio telefono, lo prendo con tutte le intenzioni di spegnerlo ma purtroppo vedo che è Gabriella, non posso ignorare le sue chiamate per via di nostra figlia, altrimenti andrei lontano da lei mille kilometri.
" Non è il momento, ti richiamo."
Le dico seccato senza curarmi di essere sgarbato, non si merita molta attenzione da parte mia, soprattutto ultimamente.
"Aspetta, si tratta di Stefany."
Queste parole associate al suo tono preoccupato mi allarmano.
"Cosa è successo alla bambina?"
Ora ha tutta la mia attenzione.
"Ha la febbre molto alta e vomita."
Nel sottofondo sento la mia piccola piangere, dico a Gabriella che la raggiungo subito e mi informa di aver bisogno di alcune medicine, ovviamente passerò io a prenderle.
"Scusami Sara, devo andare, Stefany ha la febbre alta."
Agitato mi dirigo subito verso la porta, l'ultima volta ha avuto le convulsioni la mia povera bambina, non è stato per niente bello vederla soffrire così, ci siamo preoccupati molto, per quanto non sia così raro nell'infanzia.
" Mi dispiace amore, posso fare qualcosa? "
Vedo nei suoi occhi preoccupazione.
"No, dobbiamo rimandare, parleremo un'altra volta."
Corro praticamente via, costretto ancora una volta a rimandare le mie rivelazioni, spero per l'ultima volta.

Come due pezzi di un puzzle. Nơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ