Capitolo 18 - Christian

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Chris

Il fuoco nel camino scoppietta, Stark gironzola per questa piccola casa, la trovo molto accogliente, ho sempre amato i soffitti con le travi a vista, questa addirittura è fatta tutta di legno.
Il salotto con un divano ad angolo grigio posizionato davanti un enorme camino, pochi mobili essenziali, una tv sulla parete davanti un tavolo allungabile, la cucina nell'angolo, un grande bagno.
Al piano di sopra ci sono due stanze e un altro piccolo bagno, infine un sotto tetto, Sara ha detto che ci sono gli addobbi di Natale e qualche altra cianfrusaglia.
Osservo la neve cadere attraverso la finestra, il cielo è bianco e splendente nonostante sia sera, le baite accanto sono già addobbate per Natale, in fondo fra due giorni è l'otto Dicembre.
Per fortuna Sara ha fatto la spesa prima di venire quassù, altrimenti saremmo morti di fame per stasera, la guardo davanti i fornelli preparare la cena mentre mordicchia il labbro inferiore.

Vorrei assaporare le sue labbra come una volta, sentire le rotondità generose dei suoi seni sotto le mie mani, poi scendere più giù...

Distolgo lo sguardo per non peggiorare la situazione, devo concentrarmi subito su altro nonostante sia tardi ormai per evitare un'erezione.
Sulla mensola osservo delle vecchie foto di Sara con Marco da piccoli proprio davanti la baita, nella neve mentre giocano, un'altra con i genitori, poi una con un grande albero di natale con dei signori anziani, immagino i nonni.
Ogni tanto la vedo guardarmi di sottecchi credendo di non essere vista, per poi girarsi subito tornando a cucinare, non mi ha rivolto parola da quando le ho detto che non mi sarei mosso da qui.
Cerca in tutti i modi di sfuggire alla mia vicinanza, prima é corsa a dare una sistemata al piano di sopra, poi ha iniziato a pulire qui, ora cucina.
Non potrà scappare a lungo, è bloccata qui con me e ringrazio Claudio per avermi avvisato di questa sua fuga, è un'occasione d'oro che non si ripresenterà quindi dovrò sfruttarla al meglio.
Ero appena rientrato a casa da lavoro quando ho ricevuto la sua telefonata, ho buttato qualcosa in un borsone, avvisato le risorse umane sfruttando le vecchie ferie e sono andato di corsa sotto casa sua.
'Se la fai soffrire ti prendo a pugni, ora riprenditela.' Queste sono state le parole di Claudio.

"Hai intenzione di non rivolgermi neanche una parola per tutto il tempo che staremo qui insieme?"
Le chiedo esasperato dopo aver cenato praticamente con lei muta ed io che tentavo di intavolare una qualunque conversazione.
"I piatti toccano a te e anche portare Stark fuori."
Finge un sorriso e si avvia al piano di sopra.
Sarà dura, lo sapevo, non posso giudicarla, l'ho fatta soffrire, me lo merito, la conosco, va sulla difensiva per proteggersi innalzando muri attraverso la scontrosità, vuole allontanarmi ma non ci riuscirà, non questa volta.
La vedo scendere e posare due coperte e un cuscino sul divano, sono un po' confuso in realtà.
"Buonanotte."
Si volta pronta per tornare al piano superiore.

"Scusa, cosa significa?"
Non vorrà obbligarmi a dormire sul divano spero.

"Dormirai qui."
Fa spallucce come se fosse una cosa scontata.

"Non capisco il motivo, ci sono due camere al piano superiore."
Non mi risponde, sale le scale ignorandomi, una volta arrivata in cima mi augura la buonanotte e chiude la porta della sua stanza.
Questo atteggiamento inizia ad irritarmi, non ho intenzione di dormire qui, se ne accorgerà.
Dopo essermi congelato fuori grazie a Stark, tento di riscaldarmi davanti il camino quasi spento che comunque emana molto calore, fuori controllo la mia mente partorisce altri metodi più interessanti per farlo.
Anche se non lo merita faccio due grattini a questo mostriciattolo adorabile, prendo le coperte e vado al piano superiore.
Un piccolo corridoio con quattro porte, una conduce al sottotetto e ho tutte le intenzioni di andare a dare un'occhiata domani mattina, una sarà il bagno, mi volto a sinistra e la porta è socchiusa.
Non dovrei sbirciare, ma è più forte di me, lei è rannicchiata sotto coperte e piumone, intravedo solo i suoi capelli castani chiari, vorrei poter entrare in questa camera e stendermi accanto a lei sotto le coperte, stringerla.
Sospirando mi volto e vado nell'altra stanza, proprio di fronte, mi butto su questo letto e resto a fissare il soffitto, scruto le venature del legno scuro, tutto pur di distrarmi e non pensare che lei sia a due metri da me.
Dei piccoli passi mi fanno scattare in piedi, ho lasciato la porta socchiusa di proposito per porterla spiare, vedo la sua sagoma dalla fessura aperta della sua stanza, è impalata davanti la porta come me.

Vorra pur dire qualcosa se entrambi siamo tentati di andare dall'altro in piena notte, ed è per questo che nutro speranze, nonostante la sua indifferenza forzata, so che non mi ha dimenticato.
Spalanco la porta di colpo e la sua si chiude di scatto, mi avvicino posando la fronte su questa, ed è una sofferenza averla sempre ad un soffio e non raggiungerla mai.
"Sara, apri questa porta, per favore."

"No."
Il suo è un sussurro, ma pesa come macigni, non ne sembra convinta per niente, sono sicuro che stia lottando con la sua razionalità che le dice di proteggersi.
Poso la mano sulla maniglia e provo ad aprire questa maledetta porta, sinceramente credevo di trovarla chiusa a chiave, invece si apre, lei è in piedi vicino il letto coperta da un enorme plaid rosso, ad occhi bassi.
Il mio respiro è accelerato come dopo una corsa e ho quasi paura ad avvicinarmi, temo possa scappare o respingermi, con passi malfermi sono davanti a lei che continua a guardare il pavimento.
Le scosto i capelli dal volto e accarezzo la sua guancia, abbandona il viso ad occhi chiusi sulla mia mano per godersi questo tocco, sta tremando quasi quanto me.
Inizio a preoccuparmi, il mio cuore batte troppo forte, ho sognato questo momento in questi quattro anni così tante volte che temo di svegliarmi da un momento all'altro e rimanere ancora una volta deluso.
Le alzo il viso con entrambe le mani e vorrei baciarla con passione con forza, ma devo frenare i miei istinti e andarci piano, non deve assolutamente credere che sia solo un fattore fisico.
Avvicino il viso al suo, quelle labbra invitanti già socchiuse mi dicono che vogliono ciò che desidero io, ma i suoi occhi quasi impauriti frenano la mia corsa.
Prendo la sua mano sinistra e la poggio sul mio petto, proprio sul cuore, ora i tasselli combaciano.
"Sei sempre stata qui, non sei andata mai via, mi dispiace per il male che ti ho fatto, stavolta non ho intenzione di andare da nessuna parte."
Mi guarda con sospetto, ovviamente non può fidarsi per una semplice frase, ma sarà così, vedrà i fatti.

Il problema è che sarà lei a mandarmi via appena scoprirà la verità.

Si allontana da me dandomi le spalle e chiedendomi di uscire, ma non riesco a fare un passo per allontanarmi, anzi, il mio corpo reagisce al contrario avvicinandomi.
Ora è ad un soffio e la abbraccio d'istinto, quanto mi è mancata, quanto ho voluto sentire il suo corpo stretto al mio, odorare il suo shampoo alla ciliegia, percepire un po' di pace.
Non mi ha rifiutato, non ha inveito contro il sottoscritto prendendomi a schiaffi o con male parole, quindi facciamo progressi, per ora va bene così. Mi stacco e torno in camera augurandole la buonanotte, anche se già so che sarà difficile dormire.

Mi giro e rigiro nel letto, come previsto neanche morfeo mi vuole, sono scosso dalle sensazioni che ho ancora addosso, non siamo mai stati vicini così, l'ho vista fragile, vulnerabile.
Sono sicuro che riuscirò ad abbattere questi muri che già vedo sgretolarsi quando si creano questi momenti intimi fra noi.
Lo scricchiolio della sua porta che si apre mi fa alzare con il busto al centro del letto, sento i passi dirigersi verso le scale e poi scendere, non so cosa fare, se seguirla o meno, magari per stasera l'ho scombussolata abbastanza.
Tamburello con la mano sul materasso in attesa di risentirla risalire, ma i minuti passano e di lei non vi è
traccia, decido di scendere, la trovo avvolta in una enorme coperta bianca seduta sul divano con Stark in braccio.
"Non riesci a dormire neanche tu?"
Il suo tono per fortuna è calmo.

"Già."

"Lo immaginavo, ho preparato una tisana."
Indica due tazza fumanti sul tavolo, segno che mi aspettava, questo mi fa sorridere.
Le prendo e mi sistemo accanto a lei, questo diavoletto fra noi che gioca con la sua mano.
Iniziamo a chiacchierare guardando in tv vecchie repliche di friends, non accennando a ciò che è successo al piano di sopra due ore fa, fino a quando ad un tratto si addormenta posando la testa sulla mia spalla.
Non ho intenzione di muovere un muscolo per non rovinare questo momento, anzi me lo godo fino in fondo sperando che questa notte duri il più a lungo possibile.

Come due pezzi di un puzzle. Where stories live. Discover now