Capitolo 20 - Christian

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Chris

Sara perde l'equilibrio e mi cade addosso, potrei benissimo sorreggerla, ma faccio finta di cadere a mia volta, finendo sul divano.
Il suo corpo è sul mio e il viso ricoperto dai capelli castani è ad un soffio, non ho alcuna intenzione stavolta di fermarmi, nonostante i suoi occhioni spalancati.
Le scosto i capelli tirandoli indietro, mentre con l'altra mano la tengo stretta, lei si sorregge come può per non starmi completamente addosso, ma non ha capito che invece è proprio ciò che vorrei, sentirla sempre su di me.
Il profumo di ciliegia invade le mie narici e perdo il controllo, azzero le distanze, le nostre labbra finalmente combaciano, sono così stordito da non rendermi conto se tutto questo stia accadendo sul serio o come al solito sia un sogno.
La sento trattenere il respiro e cercare di ritrarsi, ma la mia presa è salda, le sue pupille si dilatano prima di chiudere le palpebre e abbandonarsi a me.
Mi permette di approfondire questo bacio, le nostre lingue si accarezzano lentamente e riassaporo lei e queste emozioni che non ho mai dimenticato, brividi che non provavo da quattro anni.
La stringo come se potesse svanire, come se avessi bisogno di accertarmi che non vada via, quasi non respiro, ma non voglio staccarmi da lei.
Sentirla presa da noi è fantastico, la passione che si sprigiona di secondo in secondo inizia a farmi perdere il controllo, stringo la sua felpa per non muovere le mani.
Purtroppo credo di avere una maledizione, forse dovrò contattare un prete.
Il mio telefono inizia a squillare, non ci faccio caso, stranamente non distrae neanche lei, segno che è presa quanto me, non mi sbagliavo, ma quel dannato telefono non smette di squillare e spezza la magia purtroppo.
Sara si stacca come una molla da me alzandosi e io preoccupato scruto ogni sua espressione per cercare di capire cosa pensa e prova, spero di non dover iniziare tutto da capo.
Infila entrambe le mani nelle tasche della felpa, non mi guarda e di sicuro non è un buon segno, credo si sia pentita di essersi lasciata andare, non posso permetterlo, deve capire cosa provo.
"Sara, ascolta..."
Quel telefono suona di nuovo e non capisco perché io non lo abbia ancora scaraventato nel caminetto fra le fiamme, mi avvicino sospirando e mi maledico non una, ma cento volte appena leggo quel nome.
Scuoto la testa e un sorriso tristemente ironico si disegna sul mio viso, il destino è diabolico e gli piace giocare, per fortuna sono di spalle e lei non può vedermi.
"Sara, scusami, devo rispondere, non lo farei se non fosse importante."
Spero non faccia domande.

"Ma certo, tranquillo."
Mi sembra essere addirittura felice di questa pausa, forse vuole approfittarne per scappare.

Prendo il cappotto ed esco fuori, cerco di respirare per rispondere senza aggredirla perché la odio, riesce sempre a rovinarmi la vita.
"Gabriella, dimmi."
Ascolto le sue lamentele alzando gli occhi al cielo.
"Non sono sparito, ti ho avvisato di questa partenza e mi sono fatto sentire con dei messaggi."
Lei continua a lamentarsi accusandomi di fregarmene.
"Senti, sono sempre stato presente, sono partito solo ieri, stai esagerando."
Sono davvero irritato, è sempre stata ossessionata da me, ma non ha mai capito che con il tempo io ho imparato a provare affetto, nulla di più, anche se è la donna a cui sarò legato per tutta la vita.
Osservo dalla finestra Sara fare avanti e indietro davanti l'albero, credo sia totalmente nel pallone, devo ricordarle ciò che possiamo essere, non devo fare passi indietro proprio ora.
Ho sentito lo stesso mio trasporto in quel bacio, gli stessi brividi, so che in questo momento sta combattendo una battaglia interiore per innalzare ancora dei muri e devo sbrigarmi.
La voce di Gabriella che mi richiama piu volte dall'altro lato del telefono mi riscuote, mi ricorda con un ricatto morale, il solito, che domani devo essere a Roma ed io per quanto vorrei stare con la mia biondina, non voglio allontanarmi da Sara in questo momento.
Chiudo questa telefonata sconfitto, vorrei spaccare tutto, mi sento intrappolato e non so se riuscirò ad aggiustare le cose, porto le mani fra i capelli e chiudo gli occhi respirando l'aria gelida per calmarmi.

Fanculo, mi merito la felicità che il destino mi ha rubato.

Entro in casa, lei è in cucina, i capelli raccolti di lato, sta preparando qualcosa, mi avvicino e sento l'odore del cioccolato.
"Hai sempre amato il cioccolato caldo."
La faccio sorridere, ed è un buon segno, almeno spero, ma subito dopo sospira, porta le due tazze al tavolo posizionandole a debita distanza e non so come interpretare tutto questo.
Ci sediamo, i minuti passano e il silenzio regna, sapevo che si sarebbe spezzato tutta la magia creatasi, maledetta Gabriella, ancora una volta è riuscita a dividerci.

Ma non oggi, lo giuro.

"Purtroppo domani nel primo pomeriggio devo rientrare a Roma, ma non mi sento tranquillo a lasciarti qui da sola, soprattutto per la notte, quindi se non vuoi rientrare anche tu, posso tornare in serata."
Sara sorseggia la sua cioccolata e non ha alzato lo sguardo neanche una volta, neanche per sbaglio, poi inizia a parlare.
"Christian, che ci fai qui? Nella mia vita, in questa casa, fra i miei amici, cosa vuoi? "

"Te!"
Credo sia stato il tono determinato a farle alzare gli occhi e fissarli nei miei, li ho sempre amati, sono verdi, invece altre volte giurerei azzurri.
Per un attimo vi leggo emozioni contrastanti, poi la guerra viene vinta dalle sue paure, distoglie lo sguardo e sospira scuotendo la testa, cerca addirittura di mettere il più distanza possibile alzandosi e andando vicino l'albero accanto il balcone.
"Sara, dove vuoi scappare?"
Scelta infelice di parole, me ne rendo conto subito dopo.

"Sei tu che sei scappato, ora credi che basti ripiombare a tuo piacimento nella mia vita e decidere che sia tutto ok? Non funziona così."
La sua rabbia mi investe, non per le sue parole ma per i suoi occhi, quasi in fiamme.
"Forse tutte le altre donne che hai avuto in questi anni ti hanno permesso di giocare con loro, io non te lo permetto."

"Quali altre donne Sara? In questi quattro anni avrò fatto sesso sette volte, occasionalmente con tipe conosciute in bar, dove entrambi volevano solo appagare l'istinto di una notte."
Mi lascio sfuggire la verità.

"Non hai amato nessuna?"
Si tappa la bocca non appena pronuncia la domanda pentendosene.

La guardo dritto negli occhi avvicinandomi perché è importante che capisca.
"Ho lasciato il mio cuore nel tuo letto quella notte, sono andato avanti senza per tutto questo tempo."
Cerca di sfuggire voltandosi, ma la intrappolo allungando il braccio come se fosse una barriera poggiandolo al vetro, attraverso questo vedo il suo riflesso perfettamente e lei vede il mio.
Annuso i suoi capelli e cerco di mantenere la calma per non prenderla e sbatterla al muro o sul divano, oppure sul tavolo e farla mia.
"Sara, dimmi che anche tu hai tentato di non pensarmi, ma la mente ha una volontà tutta sua maledizione, mi riproponeva ogni dettaglio."
Prendo una ciocca dei suoi capelli giocandoci.
"Le pagliuzze dorate dei tuoi occhi al sole, sentivo persino le tue risate credendo di impazzire i primi giorni, se mi concentravo nell'aria c'era l'odore di ciliegia che amo."
Accarezzo la sua mano e con l'altra sposto i capelli di lato liberando il collo, azzardo posando un leggero bacio proprio qui.
"Immaginavo ancora la tua pelle sulla mia."
Prendo il suo polso sinistro e bacio il suo tatuaggio mentre mi guarda rapita girandosi appena.
"Non mi sono mai sentito completo come in quel momento, e proprio in quell'istante ho capito cosa volessi dire quando mi hai detto che cercavi il pezzo che combaciasse solo con te."
Le apro il mio cuore totalmente, lei si volta e senza toccarla quasi mi sembra tremare, poi non so cosa succede, ad un tratto mi bacia.

Ciao a tutti, siamo davanti ad una svolta, cosa succederà ora?

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Ciao a tutti, siamo davanti ad una svolta, cosa succederà ora?

Come due pezzi di un puzzle. Where stories live. Discover now