71 le leggi dell'universo

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Le leggi dell'universo, Tancredi.

"Signorina si deve alzare" una voce femminile mi richiamò alla realtà, cogliendomi di sorpresa.
Dovetti essermi riaddormentata, perché non appena riaprii gli occhi la luce che entrava in camera mi obbligò a richiuderli.
"Signorina" mi voltai verso la fonte di quella voce, provando a mettere a fuoco da cosa provenisse.
Sentii un colpo al cuore quando vidi una ragazza, molto probabilmente un'infermiera, in piedi accanto a me con un'espressione infastidita.
Mi alzai di scatto, non riuscendo a trovare le parole per giustificarmi.
"Mi scusi" mormorai, abbassando lo sguardo sulle mie scarpe.
Lei appoggiò una mano sulla mia spalla, accarezzandola delicatamente.
La guardai sorpresa, notando il suo piccolo sorriso.
"Lo capisco, non è semplice, ma c'è la può fare... noi non perdiamo la speranza" disse, strizzandomi dolcemente la spalla.
Annuì, provando a cambiare il sorriso, fallendo miseramente.
"C'è fuori un ragazzo..." si passò una mano fra i capelli, "Deddy? Chiede di te."
Le mimai un grazie con le labbra, uscendo velocemente dalla stanza solo per incontrare quel sorriso nel quale trovai un pochino di conforto.
"Deddy" mormorai, prima di abbandonarmi nel suo abbraccio.
Lui mi strinse a sé, accarezzandomi dolcemente la schiena.
"Sssh" sussurrò contro il mio orecchio quando non riuscii più a trattenermi, iniziano a piangere contro il suo giubbotto di pelle.
Era come se in quel momento stessi buttando fuori tutta la tristezza, la rabbia, la delusione e la paura che mi stavano mangiando.
Odiavo la mia realtà.
Odiavo dover sperare di non vedere il mio ragazzo morire.
Odiavo non potermi godere chi amavo come qualsiasi persona della mia età.
Iniziai a singhiozzare sempre più forte, sentendo Deddy stringermi ancora di più a sé.
Mi lasciò un bacio delicato sui capelli, continuando a provare a tranquillizzarmi.
"Tranquilla Giù, ci sono qui io ora" continuò a ripetere contro il mio orecchio, finché non riuscii a controllare i miei singhiozzi.
Mi allontanai leggermente incrociando il suo sguardo.
I suoi occhi erano rossi, gonfi quanto i miei - segno che doveva aver pianto anche lui fino a qualche minuto prima.
"Hey" gli accarezzai la guancia, provando a fargli un sorriso poco convinto, che però ricambiò.
"Hey" mi salutò a sua volta, sistemandomi un ciuffo di capelli dietro l'orecchio.
"Vieni, andiamo a fare colazione" mi mise un braccio sulle spalle, conducendomi al bar del piano terra.
Presi un succo di frutta ed un croissant, costringendo il mio corpo a mangiare, nonostante sentissi una repulsione immensa contro il cibo.
Contro qualsiasi cosa che non potesse darmi la certezza che Sangio c'è l'avrebbe fatta.
"Ce la farà secondo te?" chiesi all'improvviso non appena ci sedemmo.
Deddy mi guardò di sfuggita, tornando a concentrarsi sulla sua fetta di Sacher.
Annuì debolmente, mangiandone un pezzettino prima di rispondermi.
"Credo di sì" provò a schiarirsi la voce, "Sangio è uno forte, un combattente... ha vinto così tante battaglie, non credo vorrà mai perdere la guerra"
Sorrisi alle sue parole, era vero.
Sangio era un combattente, non si sarebbe lasciato vincere così facilmente.
Assaggiai il croissant, perdendomi nella sua bontà.
Non appena lo ingoiai il mio stomaco si lamentò, come se si fosse appena ricordato che non mangiavo ormai da giorni.
Deddy rise, scuotendo la testa.
"Se vuoi te ne prendo un altro" disse, facendo un cenno con la testa al bancone pieno di paste.
Sorrisi a mia volta, scuotendo la testa.
"Tranquillo" gli feci un gesto con la mano, finendo il mio croissant.
Rimanemmo in silenzio, ognuno preso dai suoi pensieri mentre finivo di bere il mio succo e lui il suo cappuccino.
"Comunque, puoi tornare a casa se vuoi, posso starci io con Sangio oggi pomeriggio" mormorò infine, guardandomi come se fosse preoccupato della mia reazione.
Aprii e chiusi la bocca un paio di volte, non sapendo veramente che dire.
Per quanto volessi rimanere accanto a Sangio per sempre, era giusto che anche Deddy stesse con lui.
D'altronde erano amici e come ci stavo male io, non doveva essere facile nemmeno per lui.
Quindi non mi meravigliai quando mi trovai ad annuire, incontrando un suo sorriso sollevato.
"Certo" dissi, provando a suonare il più convincente possibile. "Mi serve solo uno strappo a casa"
Per quanto avessi potuto prendere l'autobus, non avevo per niente voglia di rivedere tutte quelle strade piene dei nostri ricordi.
Ormai vedevo Sangio ovunque, e questo mi faceva ancora più male.
Lui non era solo dentro di me ma era in ogni cosa che facevo o vedevo.
Niente poteva distrarmi dal dolore che provavo in quella situazione, ma tutto poteva solo che aumentarlo.
Deddy annuì, "Certo, non ci sono assolutamente problemi" si sbrigò a dire, controllando l'ora sul cellulare.
Allungai lo sguardo, scoprendo per la prima volta qualcosa relativo al mondo esterno.
Da quando ero entrata nell'ospedale, avevo perso completamente la cognizione del tempo.
Tuttavia, mi ritrovai sorpresa nello scoprire che erano le otto e mezzo.
Fino a qualche giorno prima mi sarei sentita morire a leggere quei numeri, conscia di aver fatto tardi a scuola.
Ma ormai, non mi interessava più.
Era come se tutto avesse perso l'importanza che prima gli davo.

Seguii Deddy fuori dall'ospedale, entrando nella sua piccola 500 rossa.
"Ormai niente ti separa più dalla tua bambina" esclamai, provando a smorzare quel velo di tristezza che ci avvolgeva.
Deddy rise, guardando sognante la sua macchina.
"È il mio gioiellino, vero piccolina?" sorrisi quando lasciò un bacio sul volante, accarezzandolo delicatamente.
Scossi la testa, non avrei mai capito come mai i ragazzi fossero così innamorati dei motori.
Le Macchine, i motorini avevano fascino che mai avrei veramente compreso.

Guardai la strada davanti a me, lasciando che fosse la radio a parlare per entrambi.
"Oggi con noi per la presentazione del suo nuovo libro, in esclusiva su Radio Libera Tiburtina, c'è Gabriella Maggi!" sorrisi nel riconoscere l'uomo che parlò, un amico d'infanzia di mio padre che non mancava mai di mandarmi i cd firmati di tutti i cantanti che passavano per la sua radio.
Rimasi ad ascoltarlo, perdendomi nella sua intervista finché non ci fermammo di fronte al portone di casa mia.
Deddy abbassò il volume della radio, rivolgendomi un piccolo sorriso che ricambiai.
"Grazie" mormorai, prima di lasciargli un bacino sulla guancia.
Lui annuì, facendomi un cenno con la testa.
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a/n
Grazie a tutti! ♥️
Il supporto che mi avete fatto sentire ieri mi ha lasciato veramente senza parole, 🥺
spero di ricambiare tutto l'amore che mi state dando facendovi leggere capitoli che vi piacciano ☘️
mancano quattro parti alla fine! 🤩
vi voglio bene davvero 🥰
al prossimo aggiornamento
💘💘💘

MALIBUWhere stories live. Discover now