31 maledetto tempo

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Maledetto tempo, Franco126

Lo raggiunsi lentamente, ancora indecisa se mostrare quanto mi avesse infastidito non avere sue notizie.
Lui dal canto suo fece finta di niente, rivolgendomi uno sguardo languido.
"Hey" mi salutò, nascondendo le mani nelle tasche dei jeans.
"Hey" ripetei, tirando fuori le chiavi dallo zaino.
Con lo sguardo, seguì ogni mio movimento in silenzio.
Non sapendo bene cosa fare, decisi di fare finta di nulla, aprendo il portone.
Salii lentamente le scale, venendo seguita da Sangiovanni che come me, non disse niente.
Fu solo quando appoggiai lo zaino per terra, chiudendo la porta di casa che ruppe il silenzio che si era creato fra noi.
"Com'é andata a scuola?" chiese tranquillo, appoggiandosi al tavolo della cucina.
"Bene" mi limitai a dire, recuperando una pentola per cucinarmi un piatto di pasta, dandogli le spalle.
Lo sentii sospirare, prima di sentire le sue mani sulle mie spalle.
"Sei infastidita perché non ti ho risposto, vero?" il suo tono era tranquillo, quasi come se mi stesse semplicemente chiedendo come fosse il meteo.
Sbuffai, rendendomi conto solo in quel momento di quanto realmente mi avesse dato noia.
Alla fine per un messaggio ci vuole veramente poco, e non trovare cinque minuti per scrivermi almeno un "tutto okay" mi sembrava esagerato.
Ma alla fine, nella mia testa emergeva sempre la solita domanda, potevo realmente pretendere qualcosa da lui quando non sapevamo nemmeno cosa fossimo?
Avevamo fatto l'amore ma nessuno dei due aveva parlato di relazione.
"Si" dissi infine, voltandomi per incontrare i suoi occhi.
Feci in tempo a catturare una vena di tristezza che fece scomparire dietro ad un sorriso, mentre mi sistemava una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
Per la prima volta non mi fece nessun effetto, cogliendomi di sorpresa.
Ero veramente troppo adirata.
"Mi dispiace, cucciola" sospirò, abbassando lo sguardo.
"Perché non mi hai scritto nemmeno un semplice 'ti scrivo dopo'?" chiesi, incrociando le braccia sul petto.
Lui si allontanò, tornando ad appoggiarsi al tavolo.
Si passò una mano fra i capelli, sospirando pesantemente.
Che aveva fatto?
Perché si comportava così ora?
Mille domande iniziarono a invadermi, dandomi ancora più fastidio.
Lentamente tornò a guardarmi, alzando le spalle.
"Ho avuto da fare" mormorò scuotendo la testa.
Ha avuto da fare ?
"Cosa vuol dire 'hai avuto da fare' ?" chiesi infastidita, raccogliendomi i capelli in una coda.
"Perché ti stai adirando tanto?" provò, mettendosi le mani sui fianchi.
Lo guardai confusa, mi stava prendendo in giro?
Scossi la testa troppo infastidita per rispondere, gettando la pasta nell'acqua che ormai bolliva.
La iniziai a girare, cercando di calmarmi.
Odiavo arrabbiarmi, perché poi non sapevo più controllarmi, per questo cercavo sempre di tranquillizzarmi prima di parlare.
"Giulia" Sangio mi sfiorò il braccio con le dita, avvicinandosi lentamente.
Potei sentire il suo respiro sul mio collo, mentre mi lasciava un bacio dietro l'orecchio.
Un leggero brivido mi percosse la schiena, mentre il mio corpo riconosceva quelle labbra.
Alzai gli occhi al cielo, continuando a far finta di niente.
Sangio fece aderire completante il suo corpo al mio, abbracciandomi la vita, nascondendo il volto sull'incavo del mio collo.
"Mi sei mancata" sospirò profondamente, strofinando il naso contro la mia pelle.
Deglutii, non volevo fargli vedere come queste cose mi stessero facendo esplodere un tripudio di farfalle nello stomaco.
Mi svincolai dalla sua presa, non appena il timer suonò.
Amavo i tortellini freschi, si cucinavano veramente in poco tempo.
Sistemai la pasta in un piatto, ignorandolo completamente mentre restava nello stesso posto, immobile.
Mi sedetti sulla prima sedia libera che trovai, iniziando a mangiare, guardando davanti a me.
Deciso persino di accendere la televisione, mettendo il telegiornale.

" Roma, cinquanta giovani coinvolti in una maxi rissa nei pressi di Campo dei Fiori..."

La voce della giornalista riempì quel silenzio imbarazzante, mentre Sangio si sedeva accanto a me, continuando a guardarmi.

" Le indagini per scoprire cosa ha scaturito questa rissa sono ancora in corso, il maresciallo dei Carabinieri..."

"Perché devi fare così?" lo sentii sospirare accanto a me, mentre si passava una mano fra i capelli.
Indugiai su quelle parole.
Perché dovevo fare così?
Aveva ragione.
Non avrei dovuto fare così.
Per lui forse ero semplicemente una con cui aveva fatto delle cose.
Niente di più.
Ingoiai l'ultimo boccone di pasta, tornando a incontrare quegli occhi azzurri, così dannatamente belli.
Mi guardavano confusi, mentre iniziavo ad annuire.
"Hai ragione" dissi infine, "Non dovrei fare così"
Sangio aprii leggermente la bocca, non capendo assolutamente dove volessi andare a parare.
"Non sono nessuno per permettermi di fare così, giusto?" chiesi, alzandomi per appoggiare il piatto nel lavandino.
"Alla fine per te sono una scopata e basta" conclusi, aprendo l'acqua del rubinetto.
Rabbrividì alle mie parole, venendo colpita da quella che poteva essere la realtà.
Una scopata e basta.
Lo sentii alzarsi di scatto come una furia, prima che le sue mani si appoggiassero sulle mie spalle obbligandomi a voltarmi per incontrare i suoi occhi.
"Cos'hai appena detto?" mi meravigliai quando lo vidi incazzato.
Incazzato?
"Perché?" incrociai le braccia sul petto, guardandolo a mo' di sfida.
Sangiovanni iniziò a ridere di gusto, scuotendo la testa incredulo.
"Tu sei pazza" mormorò, passandosi una mano fra i capelli.
Lo guardai infastidita, chiudendo l'acqua del rubinetto, senza distogliere il mio sguardo da lui.
"Sono realista" commentai, superandolo per sedermi sul tavolo.
"Sei pazza" ribatte lui, appoggiando le mani sulle mie ginocchia.
Sbuffai, alzando gli occhi al cielo.
"Perché devi far finta che non sia così? Non ti sei fatto sentire, abbiamo fatto l'amore e tu sei sparito, nemmeno un messaggio" sospirai, iniziando a giocherellare col gommino di riserva che tenevo sempre al polso, il suo sguardo segui ogni mio movimento "ti chiedo cosa succede e non mi rispondi, non mi coinvolgi nella tua vita e ci sta" alzai le spalle di fronte al suo sguardo confuso "alla fine non ti conosco e tu non conosci me, è successo tutto così velocemente, è normale che per te non sia chissà chi.."
Sangio spalancò gli occhi, scuotendo la testa, tutti i suoi ricci caddero sulla sua fronte.
"Da questa cosa tu deduci che per me non sei niente?" chiese, quasi sorpreso.
Lo guardai confusa, annuendo lentamente.
Lui rise di nuovo, piegandosi in due da quanto questa cosa lo faceva divertire.
Mi stava infastidendo ancora di più.
Essere presa in giro così, era l'ultima cosa che meritavo.
"Perché fai così, non é vero quello che dico?" chiesi, catturando completamente la sua attenzione.
"Se non è così, allora cosa sono per te?" provai, trovando il coraggio che cercavo da giorni.
Sangio mi guardò, tornando immediatamente ad essere serio.

"Tu sei la mia ragazza"

MALIBUDove le storie prendono vita. Scoprilo ora