39 la verità

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La verità, dile.

Lo guardai scioccata, perché rivolgersi così a Valentin?
Nessuno parve farci caso, finché l'uomo accanto a me tolse il braccio dalle mie spalle, superandomi per andare da Lidia.
Rivolse un piccolo sorriso a Sangio, che come risposta lo fulminò con lo sguardo, prima di dedicare tutte le sue attenzioni alla donna.
"Come stai mon bijou?" il suo tono si era addolcito completamente mentre posava delicatamente le labbra sulla mano di Lidia che aveva preso fra le sue.
La donna lo guardò quasi adorante, e in quell'istante capii che era meglio lasciarli da soli.
"Sangio vieni a prendere un caffè fuori?" proposi a bassa voce, avvicinandomi a lui.
Dal canto suo, Sangiovanni non batté cigliò, continuando a non perdere d'occhio nessun movimento di Valentin.
Provai ad appoggiare una mano sulla sua spalla, facendolo sobbalzare, come se si fosse accorto della mia presenza solo in quel momento.
Mi guardò con uno sguardo perso, quasi vuoto, facendomi stringere il cuore.
Odiavo vederlo così, e odiavo ancora di più non sapere il reale motivo di tutto quell'attrito nei confronti del compagno della madre.
Cercai di rivolgergli il sorriso più caloroso che potessi, facendo scivolare la mia mano lungo il suo braccio per raggiungere la sua, intrecciando le nostre dita.
Al mio tocco, chiuse gli occhi per un istante, inspirando profondamente.
Quando tornò a guardarmi il suo sguardo si era completamente addolcito, facendomi perdere qualche battito.
Per quanto potessi provare ad abituarmi a queste piccole cose, ogni volta mi facevano sempre lo stesso effetto.
"Andiamo Sangio, andiamo a casa" dissi in un sussurro, stringendogli ancora di più la mano.
Lui annuì lentamente, tornando a guardare Valentin e la madre che avevano iniziato a parlare a bassa voce come due ragazzini.
Sorrisi, era bello vedere una coppia così affiata.
Sangio non sembrava pensarla come me, perché li fulminò con lo sguardo, costringendo la mamma ad allontanarsi da Valentin.
"Noi andiamo, anche perché l'orario delle visite è finito" sputò guardando l'uomo, che continuò a sorridergli imperterrito "quindi ci vediamo domani mamma,"
Si chinò a darle un bacio sulla guancia, sussurrandole qualcosa all'orecchio che la fece ridere.
"A domani amore," lo salutò, accarezzandogli delicatamente la guancia.
"Ed è stato un piacere Giulia" aggiunse, rivolgendomi un sorriso caloroso.
"Anche per me" le risposi, ricambiandole il sorriso, prima di avviarmi verso la porta. "Arrivederci Valentin" aggiunsi, voltandomi velocemente per non sembrare scortese.
L'uomo mi salutò con la mano, non distogliendo lo sguardo da Sangio che lo stava fissando con un espressione glaciale.
"È finito l'orario delle visite" ripeté, prima di rivolgere un ultimo sguardo a sua madre, raggiungendomi alla porta.
Mi mise un braccio sulle spalle, guidandomi in silenzio verso l'uscita dell'ospedale.
Sentii i suoi muscoli rilassarsi solo quando dietro di noi, riecheggiarono i passi di Valentin che usciva dalla stanza.
Perché c'era tutto quest'astio fra di loro?
Odiavo conoscerlo da così poco tempo, volevo sapere tutto su di lui, ogni cosa, anche la più stupida, ma sapevo che non era il momento.
Qualunque cosa ci fosse, era meglio lasciarla dov'era.
D'altronde a volte bisogna sentirci pronti per rivelare determinate cose, non possono essere sempre tutte risposte a domande di un interrogatorio.

Passammo tutto il viaggio di ritorno completamente in silenzio.
Nessuno dei due provò a dire niente, nessuno dei due aveva da dire niente.
Ad un certo punto, l'abitacolo della macchina si riempì con le note di una canzone che passava in radio.
Sospirai, il silenzio, per quanto dovuto, era pesante da gestire.
Avrei voluto dire qualcosa, qualunque cosa pur di strappargli un sorriso, ma vedere le sue nocche diventare bianche per come stringeva il volante, mi avevano svuotata di qualsiasi parola di conforto.
Fu un sollievo quando arrivammo, nonostante continuammo a non dirci niente finché non raggiungemmo il mio appartamento.
Non appena entrammo, mi sfilai il giubbotto, lanciandolo sul divano.
"Non vedo l'ora di fare la do-" provai a dire, venendo interrotta da Sangio che mi voltò, facendo incontrare le nostre labbra con urgenza.
Permisi alle nostre lingue di incontrarsi, immergendo le mie mani nei suoi ricci.
Dal canto suo, lui mi strinse a se, passando le mani su tutta la mia schiena con un'urgenza tale che mi colse di sorpresa.
Era come se ne avesse bisogno.
Quando si allontanò, l'azzurro dei suoi occhi si era scurito dal desiderio, facendomi arrossire.
"Hey" mormorai appoggiando la mia fronte sulla sua.
Lui chiuse gli occhi, inspirando profondamente.
"Hey" ripeté infine, facendo strofinare i nostri nasi.
Gli detti un piccolo bacio sull'angolo della bocca, sentendo le farfalle esplodermi nello stomaco.
Ormai c'ero abituata, non c'era nessun altro che poteva farmi lo stesso effetto, né nessun altro che avrei voluto me lo facesse.
Era solo lui.
Sempre e solo lui.
"Ho bisogno di te" sussurrò, cogliendomi di sorpresa.
Ha bisogno di me?
Capii cosa intendesse solo quando tornai a guardarlo negli occhi, un misto di dolore e desiderio veleggiava in quell'azzurro nel quale mi sarei immersa per sempre.
"Ho bisogno di te" feci eco, rendendomi conto di quanto fosse vero anche per me.
Avevo avuto bisogno di lui, e lui c'era stato.
Avevo avuto bisogno di me, e c'ero stata.
Eravamo l'uno l'appoggio dell'altro.
Ricambiando la sua urgenza lo baciai, trovando un coraggio che non sapevo di avere quando abbassai le mie mani sull'orlo della sua maglietta.
Quando provai a toglierla, lui si allontanò leggermente per prendermi il volto fra le mani.
"Sei sicura?" chiese con uno sguardo preoccupato, facendomi sorridere.
Amavo quelle sue piccole attenzioni.
"Sempre" risposi, arrossendo per la mia spavalderia.
Lui rise, togliendosi velocemente la maglietta prima di prendermi in collo.
Iniziai a baciargli ogni angolo del viso mentre mi portava lentamente in camera mia, dove mi appoggiò sul letto.
Intrecciai i nostri sguardi, permettendomi di perdermi in quell'azzurro che ormai era il mio punto debole.
Lentamente si sfilò i pantaloni e con sé le mutande, prima di togliermi i vestiti.
"Sei bellissima" mormorò non appena fui completamente nuda sotto di lui.
Rimasi senza fiato quando, guardandomi riflessa nei suoi occhi, per la prima volta in tutta la mia vita ci credetti anche io.

MALIBUWhere stories live. Discover now