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Scudo, Gio Evan.

"Non male" constati, non appena finì di fare la doccia.
Sangio si voltò di scatto, arrossendo violentemente.
"Si beh," rise imbarazzato, facendomi ridere a mia volta, mentre usciva dalla doccia, coprendosi con un'asciugamano.
"È una cosa che potrei aver scritto" incominciò, diventando sempre più rosso.
Il mio cuore fece una capriola mentre lentamente mi avvicinavo a lui per dargli un fugace bacio sulle labbra.
"Era bellina" commentai, scompigliando i suoi ricci bagnati.
Sangio rise, "un giorno te la farò ascoltare per bene"
Annuì, "è una promessa" dissi andando verso la porta, "preparo la cena, ti vanno due uova?"
Lui si guardò allo specchio, scuotendosi i ricci bagnati che schizzarono un po' da per tutto.
"Certo" rispose, sorridendomi distrattamente mentre cercava di domare i suoi capelli.
Gli lanciai un ultima occhiata felice, prima di chiudermi la porta del bagno dietro di me.
Non so perché, ma averlo in casa mi rendeva più felice, soprattutto quando condividevamo sprazzi di una quotidianità un po' rubata.

*
sangio

Il profumo di uova mi raggiunse persino in bagno, non appena finì di asciugarmi i capelli.
Un sorriso enorme si aprì sul mio volto, non appena ripensai a tutto quello che era appena successo.

Avevamo fatto l'amore.

Avevo fatto l'amore con la mia ragazza.

Trattenni il fiato al pensiero di quella parola.
Da quando era entrata nella mia vita, non riuscivo a pensare ad altro se non a lei, più ci passavo del tempo insieme e più avevo bisogno di starci insieme.

Era diventata come una droga per me.

"Era vita pura" pensai, facendo eco alle parole che le avevo detto.
Dopo aver fatto l'amore, erano diventate ancora più vere.
Sembrava che solo da quando c'eravamo baciati, avessi veramente ripreso a respirare dopo anni di apnea.

Sobbalzai quando sentii bussare delicatamente alla porta.
"Sangio è pronto" la sua voce era flebile, quasi come se stesse sussurrando.
Il mio sorriso s'ingigantì, com'era bambina.
S'imbarazzava per le cose più semplici.
"Arrivo" replicai, sistemandomi meglio i capelli.
Non avevo ancora capito perché, ma da quando l'avevo conosciuta, tenevo molto di più al mio aspetto.
Ormai, convivevo con la costante paura di non piacerle.

Sbuffai, patetico.

Stavo diventando come tutti i miei amici che avevo preso deliberatamente in giro per anni.
Uscii silenziosamente dalla porta, sentendo la voce di Giulia dalla cucina.
"Sí, aquí tot està bé, com estàs?"

Mi fermai.
Era spagnolo?

Cercai di ricordarmi qualcosa sui suoi genitori, maledicendomi quando non mi venne in mente niente.
Odiavo non ricordami cosa mi raccontava di sé, ma a volte mi era difficile concentrarmi quando era troppo vicina.

"No m'ho crec! De debò? I durant quant de temps?"

Decisi di rimanere fermo davanti alla porta del bagno, non volevo fare alcun rumore.
Conoscendola, l'avrebbe solo messa a disagio.

"Ah! Absolutament!" la risata di Giulia riempì il silenzio che si creava ogni volta che ascoltava chi parlava dall'altro capo del cellulare, riempiendomi il petto.

Una delle cose che più mi piacevano di lei era proprio quella, la risata.

Così spontanea, genuina, contagiosa.
"Sí! M'he d'anar, t'escric per whatsapp, t'estimo!"

La sentii appoggiare qualcosa sul tavolo, forse era il cellulare?
Aspettai qualche minuto per sicurezza.

Silenzio.

Decisi di andare in cucina, non appena iniziò a canticchiare qualcosa, confermando la fine della telefonata.
Non appena la raggiunsi, il suo volto si sciolse in un gran sorriso.
"Mamma torna domani!" esplose di gioia, abbracciandomi.
Ricambiai velocemente, sorridendo di rimando.
Mi immersi nel suo profumo, stringendola a me.
Non l'avrei mai voluta lasciar andare via.
"È bellissimo Giu!" esclamai contro i suoi capelli, "e per quanto rimane?"
Giulia sciolse l'abbraccio, rivolgendomi un'occhiata triste.
"Solo domani, viene col compagno e le sue bambine.." spiegò, tornando a guardare le uova sulla padella, dandomi le spalle "è un semplice scalo perché il compagno ha la madre che non sta molto bene in Umbria"
All'ultimo la sua voce diventò un sussurro, stringendomi il cuore.

Odiavo vederla cosi.

Più stavo con lei, più cresceva in me il desiderio di poterla mettere all'interno di una bolla di cristallo dove niente avrebbe mai potuto renderla triste.

"Mi dispiace" mormorai, non sapendo esattamente che dire.
Provai ad accarezzarle le spalle, sentendola respirare profondamente.
"È solo che.." provò, scuotendo leggermente la testa "lei è molto presente, e forse è egoista da parte mio ma.."
Feci scivolare la mano lungo il suo braccio, per intrecciare le nostre dita.
Lei sembrò non accorgersene, quando spense i fornelli, cercando il coraggio per finire la frase
"è difficile crescere senza una madre" sussurrò, togliendo la sua mano per afferrare un paio di piatti.
La seguii con lo sguardo, assorbendo le sue parole, cercando di capire cosa avrei dovuto dire, cosa fosse più giusto.
Ero una frana in questo, non mi era mai interessato esserci veramente per nessuno.
In realtà, fino a lei, non mi ero mai veramente curato di nessuno.
Sospirai, togliendole i piatti dalle mani, ottenendo un suo sguardo sorpreso.
Li sistemai sul tavolo, finendo di apparecchiare velocemente.
Percepii il suo i suoi occhi su di me, per tutto il tempo.
Quando li ricontrai, non appena finii, sentii un tuffo al cuore notando come fossero diventati lucidi.
"Piccola" senza pensarci la strinsi a me, strofinando il naso sul suo collo. "ci sono io ora"
Chiusi gli occhi, sentendo le sue lacrime fredde bagnarmi la maglietta.
"Vorrei solo fosse più presente, non che tornasse perché obbligata" la sua voce era ridotta a un filo "vorrei venisse per me, perché le manco, perché sono sua figlia," la sentii sospirare contro la mia pelle, "devo sempre andare io in Spagna, ed è bellissimo, lì sto veramente bene" iniziai delicatamente ad accarezzarle i capelli quando continuò, "ma mai una volta in cui venisse lei, solo se c'è qualche emergenza o roba burocratica" la sua voce si spezzò nell'ultima parola, obbligandola a prendere una pausa prima di continuare "non mi vuole nessuno, né lei, né mio padre, tutti se ne vanno da me"
La strinsi ancora di più, sentendola tremare contro il mio petto, quando si lasciò andare in un pianto liberatorio.

Diamine.

Odiavo vederla così, odiavo sentirla piangere.
Iniziai a lasciarle dei piccoli baci sui capelli, cercando di soffocare quel suono che mi stringeva sempre di più il cuore.

Tutti se ne vanno da me.

Le sue parole si ripeterono nella mia mente, torturandomi lentamente.

Come poteva pensare una cosa simile?

Le presi delicatamente il volto fra le mani, cercando i suoi occhi, ormai rossi dal pianto.
Quando finalmente mi guardò, la realtà che iniziava a farsi spazio nella mia mente si solidificò ancora di più.

"Io non me ne andrei mai da te,
Non potrei"

MALIBUWhere stories live. Discover now