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Completamente, Thegiornalisti.

Le prime tre ore passarono velocemente.
Con Sangiovanni, persino la scuola era più divertente.
Finimmo col chiacchierare tutto il tempo, scrivendoci sui rispettivi quaderni e facendo facce buffe.
Al suono della campanella per la ricreazione, rimanemmo seduti qualche minuto in più, parlando un po' di tutto.
I pensieri che mi avevano tormentato la sera prima erano spariti, in quelle tre ore mi aveva raccontato un sacco di cose.
Avevo saputo com'era la città in cui viveva in America, dei suoi amici e della differenza con la scuola italiana.
Di rimando io gli avevo raccontato ben poco di me, ma ero troppo curiosa di conoscerlo di più per preoccuparmene.
Quando uscimmo, lo portai in giardino.
Se c'era un posto che meritava, era quello.
Il giardino della scuola era enorme, e comprendeva due campi: uno da basket che fungeva anche da campo da calcio e uno da pallavolo.
Inoltre c'era un pochino di prato lasciato libero per poter fare lezione all'aperto - la professoressa di filosofia lo amava particolarmente.
Mi sdraiai appoggiando la testa sul suo petto, guardando il cielo azzurro sopra di me.
Era una tonalità molto simile a quella dei suoi occhi, mi piaceva assai.
Iniziai a sonnecchiare mentre mi raccontava di come il football non facesse per lui, quando una voce, un po' familiare, mi fece sobbalzare.
"Giulia Stabile!"
Serena stava in piedi di fronte a me, con le mani sui fianchi e l'espressione accigliata. "Hai saltato la lezione di ieri!"
Cazzo.
Era vero.
Danza.
Chiusi gli occhi, sentendomi morire.
"Si" mormorai, alzandomi.
Lei mi fulminò con lo sguardo, "Spero ci sia una buona ragione visto che non c'eri nemmeno a quella introduttiva per le piccole"
Annaspai, non le avevo detto di Sangio ne era l'idea migliore visto che lui era lì.
Mi misi una mano fra i capelli, cercando di pensare velocemente ad una scusa, solo per venire salvata un'altra volta da Sangiovanni.
"Ciao! Sono Sangio" disse dietro di me, allungando una mano a Serena, che riluttante l'accettò.
Lo squadrò dalla testa ai piedi facendomi sorridere.
Lei rappresentava la versione al femminile di Luca.
Soprattutto da quando se n'era andata Chiara, era diventata molto protettiva nei miei confronti.
"Serena" disse con una punta di freddezza, "Tu sei il motivo?"
Sangio annuì imbarazzato, passandosi una mano fra i ricci che scompigliò ancora di più.
"Sere come stai?" provai, Serena mi fulminò con lo sguardo, prima di incominciare a sciogliersi mentre mi raccontava della lezione del giorno prima.
Ci sedemmo dove prima io e Sangio c'eravamo sdraiati, e per quei dieci minuti di intervallo, riuscii ad accennarle un pochino del luna park, non toccando minimamente l'argomento "barca".
Non so perché non lo feci, era come se volessi tenerlo ancora per me.
Alla fine era stato un momento importante, lì avevo dato il mio primo bacio.
Arrossii al pensiero, il mio primo bacio.
Mi sembrava ancora impossibile aver dato il mio primo bacio, soprattutto ad un ragazzo che reputavo così speciale da sembrare quasi finto.
Distrattamente Sangio intrecciò le nostre dita fra i ciuffi d'erba, ottenendo uno sguardo incuriosito da Serena, del quale parve non accorgersene.
Sorrisi, mi piacevano queste piccole attenzioni.
Quando la campanella risuonò, Serena balzò in piedi, dileguandosi velocemente per colpa del compito di latino.
"È simpatica Serena" Sangio ruppe il silenzio che si era momentaneamente creato fra di noi, guardandomi divertito.
Annuì, perdendo qualche battito quando mi spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
"Dovremmo andare in classe?" chiese, avvicinandosi lentamente.
Annuì di nuovo, sentendo il cuore iniziare a battere sempre più velocemente ad ogni centimetro di distanza che si annullava fra di noi.
Quando rimanemmo completamente soli, ormai le nostre labbra si sfioravano.
"È bella la scuola con te" soffiò, iniziando a giocare con una mia ciocca di capelli.
"Si" mi sforzai di dire, completamente immobile.
Sangio sorrise, abbassando lentamente lo sguardo dai miei occhi alla mia bocca.
D'un tratto mi sembrò di non sapere più come si respirasse, mentre cercavo di percepire qualsiasi suo movimento.
"Vieni andiamo in classe" disse d'un tratto, alzandosi bruscamente.
Cosa?
Niente?
Nemmeno un semplice bacio sulle labbra?
Lo guardai confusa, accettando la sua mano per alzarmi accanto a lui.
Non contando bene le distanze, gli finì addosso, facendoci cadere entrambi.
Mi trovai sopra di lui, così vicina da far sfiorare le punte dei nostri nasi.
Vidi i suoi occhi scurirsi, mentre rimanevamo in silenzio.
Lentamente mi rialzai sugli avambracci, non riuscendo a distogliere lo sguardo da quell'azzurro che ogni volta mi sembrava sempre più bello.
Non appena gli presi un ricciolo per giocarci, Sangio annullò completamente la distanza fra di noi.
Mi prese il volto fra le mani, baciandomi prima dolcemente poi con più urgenza.
Sentii un brivido, quando portò una mano fra i miei capelli, per avvicinarmi ancora di più a lui.
In quel momento smisi completamente di funzionare, non mi ricordavo più dove fossimo o cosa stessimo facendo.
C'eravamo solo io e Sangio.
Non sentii nemmeno le farfalle nel mio stomaco, finché non si allontanò.
Teneva gli occhi chiusi, respirando profondamente.
Era come se ne avesse avuto bisogno.
Il solo pensiero mi fece esplodere un tripudio di farfalle nello stomaco.
Lo avvolsi in un abbraccio, nascondendo il mio volto nell'incavo del suo collo.
Lui mi strinse ancora di più a sé, strofinando la sua guancia contro la mia testa.
Potevo sentire i nostri cuori battere velocemente, quasi all'unisono.
Sorrisi, amavo fargli questo effetto.
Non ne avrei mai avuto abbastanza.
"Scusate ma non avete lezione ora?" la voce antipatica della bidella ci fece sobbalzare, rompendo l'incanto di quel momento.
D'un tratto realizzai di essere a scuola, e di essere in ritardo per la lezione.
Cazzo.
Cercai di ricordare cosa avessimo a quell'ora, sentendomi morire quando lo realizzai.
Matematica.
Non c'era nemmeno la più remota possibilità che quella professoressa c'avrebbe fatto entrare in ritardo.
Mi alzai velocemente, prendendo Sangio per la mano prima di dileguarmi nei corridoi.
Sangiovanni salutò la bidella come se niente fosse, ottenendo solamente uno sguardo confuso sia da me che da lei.
"Che c'è? É gentilezza" si giustificò, alzando le spalle.
Scossi la testa, portandolo dentro una classe vuota.
"È inutile andare in classe" annunciai, sedendomi su un banco. "Matematica non ci farebbe mai entrare, è uno stronza che se non arrivi puntuale, puoi anche non arrivare" alzai le spalle.
Lui si mise una mano fra i capelli, "Che palle" mormorò.
Sbuffai di rimando, non avevo mai capito perché i professori dovevano fare così gli stronzi, alla fine cosa gli cambiava?
D'un tratto un sorriso si formò sulle sue labbra incuriosendomi.
"Allora abbiamo un'ora per noi?" chiese, avvicinandosi lentamente.
Annuì confusa, aspettando di capire cosa intendesse.
Il sorriso di Sangio si fece ancora più grande, prima di annullare nuovamente le distanze fra di noi.

MALIBUWhere stories live. Discover now