24 narghilè

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Narghilè, Peter White

"Alessandro!" esclamai, andandogli incontro.
Lui mi rivolse un sorriso a trecentosessanta gradi, stringendomi in un abbraccio.
"Giu! Come stai?" chiese, quando mi allontanai per tornare da Sangio, che notai con mio stupore, lo stava guardando con una punta di fastidio.
"Io bene e te?" spalancai la bocca quando, prima di rispondermi, andò da Serena, appoggiandole un braccio sulle spalle.
Sangiovanni accanto a me soffiò, sciogliendosi in un sorriso.
"Bene dai" mormorò mentre guardava Serena soddisfatto.
Lei non sembrò altrettanto compiaciuta, arrossendo ad ogni sua mossa.
Sangio, inspiegabilmente sollevato, iniziò a riempirlo di domande, permettendomi di parlare da sola con Serena.
"Ma che è successo?" chiesi, rivolgendo le un sorriso sornione.
Ero rimasta semplicemente ad un'uscita, e di sicuro non mi sarei mai aspetta di ritrovarmelo davanti ad un pranzo organizzato all'ultimo minuto.
Lei sbuffò, alzando gli occhi al cielo.
"Siamo usciti una sola volta e sembra che siamo fidanzati!" sussurrò, cercando di non farsi sentire da Alessandro che intanto stava raccontando qualcosa a Sangiovanni che lo guardava divertito.
Risi "cosa vuol dire?"
Serena indicò noi quattro, infastidita.
"Non questo! Non un'uscita a quattro! Onestamente non so nemmeno se mi piace, è troppo... appiccicoso" fece il labiale dell'ultima parola quando i ragazzi tornarono da noi.
Serena sbuffò, quando Alessandro la prese per mano, senza riuscire a togliergli l'enorme sorriso che aveva sulla faccia.
Risi divertita, venendo fulminata dalla mia amica, mentre ci avviavamo verso il ristorante.

Il silenzio imbarazzato che si era creato non appena ci sedemmo, fu rotto da Sangiovanni che mantenne l'umore alto per tutto il pranzo.
Ignaro dell'imbarazzo di Serena e completamente preso dalle continue attenzioni che gli dava Alessandro, aveva svelato un sacco di aneddoti sull'America.
Personalmente, credevo veramente a pochi di loro.
Mi sembravano tutti un po' troppo esagerato e fortuiti, ma l'enfasi che ci metteva nel racconto faceva sembrare tutto così estremamente realistico che mi rimase il dubbio sulla loro veridicità.
Persino Serena si sciolse, iniziando a prenderlo in giro, dando vita alla mia incredulità.
Non era mai stata una ragazza loquace, soprattutto con i ragazzi.
Vederla sentirsi così a suo agio con Sangiovanni non faceva altro che confermare la mia teoria su quanto fosse speciale questo ragazzo.
Lui era una di quelle persone che ti faceva stare bene solo con la sua presenza.
Non aveva pregiudizi, non giudicava, aveva sempre una parola buona per tutti cercando di far sentire tutti un po' più speciali.
Da dove era uscito?
Non pensavo potessero esistere persone così belle, così altruiste.
Per tutto il resto del pranzo, rimasi a guardarlo ammaliata.
Le risate di Serena e Alessandro mi cullavano ovattate mentre sorridevo con loro sentendomi la persona più fortunata del mondo.
Come in tanti momenti da quando lo conoscevo, non avrei voluto essere da nessun'altra parte se non lì, con loro.
Solo il cameriere ruppe l'idillio portandoci il conto.
Alessandro e Sangiovanni si offrirono di pagare loro il pranzo, lasciandoci da sole al tavolo.
Prima di voltarsi, Sangio mi mandò un bacio per aria, gesto che non passò inosservato a Serena che mi rivolse un sorriso sornione.
Arrossii violentemente, abbassando lo sguardo sul mio piatto ormai vuoto.
"È un bravo ragazzo" esordì, cogliendomi di sorpresa.
"Giuro, si vede che ci tiene a te e mi sembra davvero un bravo ragazzo" continuò, non appena la guardai.
Sorrisi imbarazzata, annuendo.
"Anche Alessandro.." provai a sviare il discorso, non sentendomi ancora pronta a parlare di Sangio.
Non so perché, ma parlare di lui mi imbarazzava ancora troppo.
Non perché mi imbarazzasse lui, ma parlare di quello che era il mio ragazzo?
Persona con cui mi sentivo?
Una punta di fastidio mi pervase al pensiero di non sapere cosa fossimo.
Forse era troppo presto per considerarsi in una relazione, ma al tempo stesso non era mai stato solamente un amico.
Sbuffai, venendo richiamata alla realtà da Serena che mi schiocchiò le dita di fronte agli occhi.
"Terra chiama Giulia, Terra chiama Giulia" provò, guardandomi divertita.
Scossi la testa, ridendo con lei.
"Scusami, dicevi?" chiesi, passandosi una mano fra i capelli.
Serena rise, prima di riprendere il suo discorso sul suo essere incerta su Alessandro e come non le servisse in realtà un ragazzo.
Annuì distrattamente, non riuscendomi mai completamente a concentrare su quello che mi stava dicendo.
La voglia di chiedere a Sangio cosa fossimo mi tormentava, riuscendo ad annullare qualsiasi altra cosa.
Trovai un po' di pace quando i ragazzi tornarono al tavolo ridendo fra di loro.
"Allora poi me lo insegni" esclamò Ale, abbassandosi per dare un bacio sulla guancia a Serena, che arrossii violentemente, prima di prendere il suo giubbotto.
Sangio gli sorrise, annuendo.
"Cosa?" chiesi curiosa, mettendomi il giubbotto.
"Football! Sangio era un quarterback!" Alessandro quasi urlò dall'emozione, aveva sempre avuto un debole per gli sport americani.
Spalancai gli occhi, guardando Sangiovanni arrossire leggermente mentre sorrideva.
"Veramente?" chiesi esterrefatta, mentre mi metteva un braccio intorno alle spalle.
"Si, non te l'avevo detto?" mi guardò sorpreso
mentre ci avviamo verso l'uscita.
Scossi la testa, incredula.
Un quarterback.
Bellissimo.

Ci salutammo velocemente, prendendo appuntamento per uno di quei giorni.
Alessandro sembrava essersi innamorato di Sangiovanni a tal punto che non voleva più lasciarlo andare via.
Fu solo grazie a Serena che lo strattonò per un braccio che ci separammo.
Non appena si allontanarono, Sangio mi prese per la vita, avvicinandomi a se per rubarmi un bacio veloce.
"Ne avevo decisamente bisogno" sussurrò contro le mie labbra, facendomi arrossire.
Gli misi le braccia intorno al collo, baciandogli l'angolo della bocca.
"Ah si?" mormorai, piegando la testa.
Lui annuì, tornando a baciarmi con più impeto, lasciandomi senza fiato quando si allontanò.
Appoggiai la mia fronte sulla sua, annaspando.
Wow.
WOW.
Cercai di contenere l'emozione mentre le farfalle esplodevano nel mio stomaco.
Accarezzandogli delicatamente il collo, potei percepire il suo battito, febbrile come il mio.
Diamine se amavo avere quest'effetto su di lui.
Sorrisi incerta, sperando che quel momento potesse non finire mai, finché il suo cellulare non squillò.
Sangio sbuffò, prendendo il cellulare contrariato.
Non appena vide il nome di chi lo stava chiamando, si incupì, riattaccando.
Lo guardai confusa, chi poteva essere?
Lui scosse la testa, "no nessuno" disse, zittendo qualsiasi mia possibile domanda.
Lentamente lo mise via, prendendomi per mano, per andare verso il motorino.
Mi accompagnò fino a casa mia, facendo tutto il viaggio in silenzio.
Chi poteva mai essere?
Il babbo?
La mamma?
Uno dei fratelli?
Una ex?
L'idea che fosse una ex fidanzata mi fermò il cuore.
Non gli avevo mai chiesto niente sul suo passato.
E se mi usava solo per farla ingelosire?
Le mie teorie si fortificarono quando davanti al portone, mi salutò freddamente, andandosene subito.
Rimasi interdetta a guardarlo allontanarsi sempre di più.
Con quelle preoccupazioni strane che mi tormentavano in testa, salii a due a due le scale solo per bloccarmi non appena sentii delle voci arrivare da dentro casa mia.

Qualcuno era in casa.
E questa volta non potevano essere né Sangio né Luca che era all'università.

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