07 partire da te

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Partire da te, Rkomi.

Carlotta era la mia migliore amica alle elementari, la mia anima gemella.
Facevamo tutto insieme, eravamo inseparabili finché lo stare con me non diventò fuori moda.
Quando Benedetta venne trasferita nella nostra classe, in quinta elementare, qualsiasi bambino mi lasciò da sola.
Lei mi etichettò come la "sfigata" per via del mio aspetto, della mia risata.
Nessuno a scuola volle essere più mio amico, nemmeno l'unica che consideravo come una sorella.

Luca mi guardò confuso.
"Conosci Carlotta Gramsci?" mi chiese, tornando a sedersi.
Annuì, abbassando lo sguardo sulla tovaglia.
Non ce l'avrei fatta a spiegargli tutto, era una ferita ancora aperta, era una ferita che portavo con me come le sue conseguenze perché ero rimasta la ragazza da evitare.
Percepii anche lo sguardo di Sangiovanni addosso, ma feci finta di niente, anche quando lo vidi avvicinarsi con la coda dell'occhio.
Fui risollevata quando Deddy e Sebastian tornarono con le pizze, interrompendo quel discorso imbarazzante che Luca e Sangio avevano iniziato per non lasciare che dominasse il silenzio.
Deddy mi rivolse un'occhiata preoccupata, capendo che il farmi qualsiasi domanda non avrebbe giovato.
Mi porse la mia pizza, rivolgendomi un debole sorriso che volle provare ad essere rassicurante.
Sorrisi anch'io, cercando di camuffare - malissimo - la tristezza che quei ricordi mi lasciavano addosso.
Passammo tutta la serata a chiacchierare di come fosse meglio l'Italia rispetto all'America e interrogando Sangio su qualche aneddoto di quei posti.
A quanto pareva, odiava con tutto se stesso gli Stati Uniti, nonostante c'avesse vissuto per sei anni.
Sebastian dal canto suo, rimase pressoché in silenzio, facendo solamente qualche battutina, non curandosi troppo di partecipare al discorso.
Fu solo quando Deddy e Sangiovanni portarono via i piatti sporchi, che formulò la sua prima frase di senso compiuto.
"Come ci si va alla festa?"
Luca lo guardò sorpreso, facendo un espressione perplessa.
Non c'aveva pensato.
"Beh io ho una macchina ma posso portare solo tre di voi.. se ci stringiamo" pensò ad alta voce.
"Deddy è venuto in moto?" chiesi, cercando di risolvere la situazione.
"No, l'ha portato Rosa" spalancò gli occhi non appena finì la frase "ma fai finta che non ti abbia detto niente! Non ho mai nominato nessuna Rosa" aggiunse frettoloso, alzando gli occhi al cielo prima di coprirsi il volto con le mani.
Io e Sebastian ci rivolvemmo uno sguardo che era un misto fra l'incuriosito e il divertito.
"Rosa?" chiedemmo in coro, facendo sprofondare Luca ancora di più sulla sua sedia.
"Non.sapete.niente" mugugnò lui, iniziando ad imprecare. "Lo sapevo io, lo sapevo!"
Scoppiai in una risata fragorosa, che subito fu seguita da Sebastian.
Amavo Luca, lo amavo da impazzire.
Deddy e Sangiovanni ci raggiunsero guardandoci divertiti.
"Tutto apposto?" chiesero all'unisono, guardano prima me poi gli altri due.
Annuì, non riuscendo a smettere di ridere.
Sangio si sedette accanto a me, aggiungendosi alla mia risata.
Alla fine ci trovammo tutti a ridere senza più un motivo valido e senza aver bevuto nemmeno un goccio d'alcol.
Finimmo solo quando la suoneria del cellulare di Luca interruppe il nostro idillio, riportandoci alla realtà.
"We" rispose, guardando un punto imprecisato nel vuoto. "certo, veniamo, veniamo" aggiunse, facendo sprofondare il mio cuore.
La festa.
Ci si andava davvero.
Abbassai lo sguardo sulle mie mani, che tenevo intrecciate sul mio grembo.
L'unico che sembrò accorgersene fu Sangiovanni, che mi rivolse un'occhiata confusa.
Appena Luca butto giù, batté le mani.
"Allora io propongo di iniziare ad avviarci, bisogna solo decidere come andare, io posso portare solo tre persone" iniziò, venendo immediatamente interrotto da Sangiovanni.
"Perfetto, io ho il mio motorino" alzò le mani.
Luca gli sorrise, "sicuro che non ti dispiace?"
Sangio scosse la testa, "figurati, è la mia bambina, non mi dispiacerebbe mai"
Sorrisi a quell'espressione, non so perché ma trovavo buffo chi trattava i veicoli come delle persone.
"Allora è fatta!" decretò Deddy, alzandosi.
"Tu Sangio mi hai gia pagato, Seb pure e Luca pure"
"Io no.." provai, alzando la mano.
Deddy scosse la testa, "ha pagato Luca per te" disse, iniziando a mettersi il giubbotto di pelle.
Lanciai un'occhiata torva a mio cugino che alzò semplicemente le spalle, odiavo e amavo questo suo modo di fare.
Mi faceva sentire così in debito con lui ma al tempo stesso così protetta, che onestamente non sapevo cosa provare.
"Recupero la bambina e vi seguo" Sangio si dileguò, rivolgendomi un'ultima occhiata prima di uscire.
Gesto che non passò inosservato da Deddy, che mi guardò incuriosito.
Lo ignorai, concentrandomi sul mio giubbotto di pelle.
Già era difficile avere un cugino che si comportava da fratello maggiore, non accettavo delle aggiunte.

Il puzzo di alcol misto a erba ci travolse non appena aprimmo la porta d'ingresso.
I ragazzi si strusciavano l'uno addosso all'altro, ondeggiando a ritmo di musica mentre tenevano i bicchieri colmi di alcol sollevati in aria.
Luca emise un urlo emozionato non appena fummo tutti dentro, catturando l'attenzione dei ragazzi intorno a noi che ricambiarono, urlando più forte.
"Vado a prendere da bere per tutti!" tuonò Deddy, sparendo nella folla che si accalcava in salotto.
Luca dal canto suo, iniziò a parlare con due ragazze dai lunghi capelli castani che indossavano dei vestiti che comprovano solo l'indispensabile.
Sebastian mi lanciò un'occhiata, facendomi tirare un profondo sospiro di sollievo quando mi accorsi che anche lui era a disagio in certe circostanze.
"Seb! Vieni!" l'urlo di Deddy lo richiamò, obbligandolo a perdersi nella folla, decisamente contro la sua volontà, a giudicare dall'espressione.
Mi guardai intorno, ogni angolo era occupato da persone che si strusciavano addosso o facevano praticamente sesso davanti a tutti.
Per poco non vomitai.
Odiavo le feste, ma ancora di più odiavo chi andava a queste feste.
Il mio cuore iniziò a battermi velocemente nel petto appena pensai alle facce di Benedetta, Carlotta o qualsiasi altra ragazza del loro gruppo che mi derideva.
Deglutii a fatica, iniziando a sentire tutto in modo ovattato.
Non ce la facevo.
Non potevo rimanere lì.
"Hey, facciamo un giro?" le parole di Sangio mi colsero completamente di sorpresa, facendomi sobbalzare.
Mi ero completamente dimenticata di lui.
Lo guardai stordita, ottenendo un suo sguardo confuso.
"Vieni," mi fece cenno di seguirlo, iniziando ad infilarsi fra la folla che stava in salotto.
Reticente lo seguii, abbassando lo sguardo sulle mie scarpe pur di non incontrare quello delle persone.
Sangiovanni si fermò ad un bancone che, a giudicare dalle schifezze sistemate sopra, doveva fungere da buffet.
Lo sentii ridere di fronte alla mia espressione perplessa, mentre con la coda dell'occhio vidi che si riempiva un piatto con qualsiasi cosa riuscisse a farci entrare.
"Tieni" me lo porse, non appena lo finì di sistemare.
Alzai lo sguardo prima sul piatto poi sui suoi occhi azzurri, provando inspiegabilmente un profondo senso di calma.
Spezzai la mia espressione decisamente impaurita, con un flebile sorriso.
Lui ricambiò immediatamente, iniziando a riempire un altro piatto, questa volta per sé.
"Ma guarda un po' chi è venuta alla festa, la sfigata numero uno per eccellenza, Giulia Stabile"
Il suono di quelle parole mi fece raggelare il sangue, lentamente mi voltai e per poco non mi cadde il piatto che tenevo fra le mani quando vidi da dove proveniva.

Carlotta Gramsci.

MALIBUWhere stories live. Discover now