Rimasi in silenzio per un po', sbalordita dalla minuzia con cui era riuscito a cogliere i dettagli e a mettere tutto insieme per provare la sua teoria. Non aveva sbagliato di una virgola e la cosa mi spaventava, perché, fino a quel momento, ciò che era successo tra me e Michael era stato simile ad una piccola bolla isolata, lontana da tutto e tutti, un luogo sicuro in cui rifugiarmi quando tutto il resto diventava troppo, una bella fantasia. Ma ammettere ad alta voce, dicendolo ad un'altra persona (a mio fratello, per giunta), che io avevo davvero dei sentimenti per lo strano ragazzo con i capelli viola, avrebbe trasformato la fantasia in realtà. E io avevo paura.

- Shiver, - iniziò mio fratello, allungando un braccio per afferrare la mia mano, e, per una volta, non mi spostai. - Shiver, va bene. Io non so come o perché, ma lui... Lui ti fa bene. Erano anni che non ti vedevo così: tu ridi, parli con le persone, hai dei buoni amici, tu... Tu stai finalmente provando qualcosa. E io non so se sia soltanto merito suo o se sia un miracolo, ma qualunque cosa provi per quel ragazzo, tienitela stretta. -

- Lui non mi fa bene, Col, lui mi distruggerà. - sussurrai, distogliendo lo sguardo dal suo viso. - So che lo farà. -

- Magari ti farà soffrire, hai ragione, ma magari sarà la cosa migliore della tua vita. - insistette, cercando i miei occhi.

- Ma mi hai vista? Ma ci hai visti? - sbottai. - Siamo come due vetri rotti, e i vetri rotti non combaciano mai alla perfezione: sono pieni di minuscole crepe, è impossibile ripararli. Ed è ancora più impossibile che si riparino a vicenda. Due vetri rotti non sono e non saranno mai perfetti l'uno per l'altra. - conclusi, in tono duro.

- Quindi vivrai la tua intera vita così? Respingendo ogni persona che cerca di avvicinarsi a te soltanto perché hai sofferto in passato? - rise acidamente, lasciando andare la mia mano.

- No, Colton, respingo ogni persona che cerca di avvicinarsi perché ho paura di affezionarmi e di vederla andare via quando avrà realizzato quanto la mia vita sia un casino, quanto io sia un casino. - bisbigliai, sentendo i miei occhi riempirsi di lacrime. - Perché, ammettiamolo, è esattamente ciò che sono. Lo so io, lo sai tu, lo sapevano mamma e papà, e non ci vorrà molto prima che lo scoprano anche gli altri, prima che lo scopra anche lui. - un piccolo singhiozzo sfuggì dalle mie labbra, mentre un'unica lacrima scendeva sulla mia guancia.

Lo sentii sospirare, poi si alzò e venne a sedersi accanto a me, facendomi poggiare la testa sul suo petto e accarezzandomi delicatamente la schiena. - Nessuno di noi ha mai pensato o mai penserà che tu sia un casino, Shiver; sei soltanto diversa, diversa in modo buono: sei sempre lì per tutti quanti e non chiedi mai nulla in cambio, sei silenziosa, ma cogli i particolari che caratterizzano ogni persona e ogni situazione, e le persone si affezionano a te anche se non vorresti che lo facessero. - sussurrò, stringendomi più forte. - Tu cerchi di tenere lontane le persone perché credi di non essere abbastanza per meritare il loro affetto, credi di non avere amore da dare e di non essere degna di riceverne, credi che se ti mostrassi debole, se ammettessi di avere paura o di provare un sentimento per qualcuno, le persone ti abbandonerebbero. - continuò, facendo si che altre lacrime sgorgassero sul mio viso. - Ma tu sei così piena... Piena di vita, di creatività, di bontà, di umiltà e di amore, da donare. Hai così tanto amore dentro di te, ma tu non lo vedi, e credi di non poterlo provare, non è così? Shiver, vorrei che ti rendessi conto di quanto ti sbagli; perché il giorno in cui tu amerai qualcuno, sarà il sentimento più bello, puro e sincero che l'intero universo abbia mai avuto l'onore di vedere. -

Ormai le nostre bevande dovevano essersi del tutto raffreddate, ma a nessuno dei due sembrava importare. Era la prima volta in cui lasciavo che mio fratello vedesse quel lato di me; il lato umano, quello in grado di provare sentimenti e mostrarli. Aveva ragione: stavo cambiando; potevo sentirlo dentro di me e sapevo che non avrei potuto negarlo.

Shiver || Michael CliffordWhere stories live. Discover now