Crystallum Sogni Perduti

By GiovanniCacioppo

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#1 Romanzo Fantasy della saga "Crystallum" Attenzione - Cartaceo ed Ebook disponibili su Amazon. Gratis se si... More

Comunicazione Importante
Prologo
Capitolo 1 - Prima Parte
Capitolo 1 - Seconda Parte
Capitolo 2 - Prima Parte
Capitolo 2 - Seconda Parte
Capitolo 3 - Prima Parte
Capitolo 3 -Seconda Parte
Capitolo 4 - Prima Parte
Capitolo 4 - Seconda Parte
Capitolo 4 - Terza Parte
Capitolo 5 - Prima Parte
Capitolo 5 - Seconda Parte
Capitolo 5 - Terza Parte
Capitolo 6 - Prima Parte
Capitolo 6 - Seconda Parte
Capitolo 7 - Intero
Capitolo 8 - Prima Parte
Capitolo 8 - Seconda Parte
Capitolo 9 - Prima Parte
Capitolo 9 - Seconda Parte
Capitolo 10
Capitolo 11 - Prima Parte
Capitolo 11 - Seconda Parte
Capitolo 12 - Prima Parte
Capitolo 12 - Seconda Parte
Capitolo 13 - Prima Parte
Capitolo 13 - Seconda Parte
Capitolo 14
Capitolo 15 - Prima Parte
Capitolo 15 - Seconda Parte
Capitolo 15 - Terza Parte
Capitolo 16 - Prima Parte
Capitolo 16 - Seconda Parte
Capitolo 17 - Prima Parte
Capitolo 17 - Seconda Parte
Capitolo 17 - Terza Parte
Capitolo 18 - Prima Parte
Capitolo 18 - Seconda Parte
Capitolo 18 - Terza Parte
Capitolo 19 - Prima Parte
Capitolo 19 - Seconda Parte
Capitolo 20 - Prima Parte
Capitolo 20 - Seconda Parte
Capitolo 21 - Prima Parte
Capitolo 21 - Seconda Parte
Capitolo 22 - Prima Parte
Capitolo 22 - Seconda Parte
Capitolo 23 - Seconda Parte

Capitolo 23 - Prima Parte

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By GiovanniCacioppo

Era già passato un giorno da quando si erano addentrati nella foresta e, nonostante la vegetazione fitta li aiutasse a mascherare i loro movimenti, il terrore di incrociare belve feroci era ben fisso nella mente di Cora. Camiel non era nelle giuste condizioni per affrontare uno scontro e Hyon, da solo, non sarebbe stato in grado di difendere l'intero gruppo.

«Siamo stati fortunati» fece il maestro nel pomeriggio. In lontananza, tra le fronde e i tronchi, Cora vide le gole del Dremis. «Credevo che sarebbero sbucate per sbranarci da un momento all'altro» continuò Hyon.

Cora ed Elidana avanzarono prima degli altri per osservare le profonde insenature dell'altopiano che scendevano e risalivano come un ammasso di vermi color mattone. Hyon si fermò e si sedette a bordo strada, il bastone stretto tra le mani e lo sguardo fisso a contemplare quel luogo di morte. Lì, i sentieri si mescolavano tra loro in modo illogico, e l'impossibilità di orientarsi senza l'aiuto del sole era un altro problema da affrontare. «Potrei creare una luce in cielo come punto di riferimento, ma darebbe nell'occhio» mormorò Hyon con la mano a grattare la fronte.

«Se lasciassi una pietra di Seorite attiva su questo versante, concentrandomi, potrei identificare la sua posizione in qualsiasi momento» suggerì Camiel.

«È un'idea» rispose il maestro.

«Altrimenti, passeranno settimane prima di trovare il modo di raggiungere Ragoon.»

Hyon socchiuse gli occhi, annuì e prese una piccola pietra dalla tasca. La seppellì nella terra brulla fino a metà, ne attese il leggero rintocco e ne attivò la luminescenza. Infine la ricoprì con le foglie. «Durerà davvero poco, ma è meglio di niente» disse infine. Si voltò verso il resto del gruppo e li invitò a incamminarsi per la discesa. I giovani erano distrutti, demotivati dagli eventi, non avevano il coraggio di parlare se non per necessità.

Camminarono senza fretta. Le alte pareti di roccia a strapiombo lasciavano che l'eco del più sottile dei sospiri trapassasse il profondo silenzio, e una decina di rapaci formavano ampie circonferenze sopra le loro teste. I sentieri a volte divenivano ponti naturali, sospesi su alti strapiombi, altre volte salite scoscese e altre ancora fiancheggiavano ruscelli.

Aran avanzava a fianco di Fez, gli occhi infossati. Se fossero ancora in lite o se fosse semplice stanchezza, Cora non avrebbe saputo dirlo. Il cammino era faticoso e, già dopo un'ora di marcia, decisero una sosta sotto uno dei pochi alberi a disposizione. Marmorel ne approfittò per sedersi accanto a Elidana. Le prese la mano. «Scusami,» mormorò, «mi rendo conto di aver esagerato.»

Elidana ricambiò il suo sguardo. «Non fa niente.»

«Invece è importante. Continuo a sentirmi in colpa per aver reagito in quel modo.»

«Hai parlato senza riflettere.»

«Lo so. Pensavo che a Laeth avremmo potuto ricominciare la nostra vita» rispose Marmorel. Cora le osservò, ma rimase in disparte.

«È un incubo e non ci sono altre parole per descriverlo, ma adesso è il modo di affrontarlo che conta» aggiunse Elidana.

«Riprendiamo il cammino» le interruppe Hyon. «Abbiamo ancora molta strada da fare.»

Qualche passo più in là, Camiel se ne stava concentrato. Cercava la direzione da prendere, o almeno così aveva detto. La spada di Iak vibrò da una parte e il guerriero indicò il lato opposto. Nel giro di pochi secondi, il gruppo si era già avviato in quella direzione.

Quella notte trovarono una sistemazione all'interno di una grotta, davanti a una piccola area di vegetazione. Prima del tramonto, Camiel andò da solo alla ricerca di cibo, nonostante i suoi acciacchi, nonostante Aran avesse insistito per andare con lui.

Cora era appoggiato alla nuda parete di roccia, Perso nel silenzio, lo scettro al fianco. Prese dalla tasca la fotografia di Ethan e la medaglietta. Le osservò e le rigirò tra le dita. Era tutto lì, tra le sue mani. I pensieri rimbalzavano nella sua mente rapidi e confusi. L'inizio del viaggio, Edel, il treno, fino ad Amanastre e Laeth. Ogni singolo avvenimento era solo l'effetto della sua voglia di conoscerlo. Strinse il pugno e diede un colpo al ginocchio. «Maledizione!» sbottò, il volto contorto in una smorfia rabbiosa.

Aran gli si avvicinò. «Che ti prende?» Gli occhi di Perlapelo sbucarono dalla tunica.

«Niente...»

«Non sai mentire.» Il giovane Allet gli si sedette accanto.

«È tutta colpa mia... sono stato uno stupido egoista.»

«Di cosa stai parlando? Perché ne abbiamo combinate così tante insieme che non ho ancora capito a cosa ti riferisci!»

«Ma io...» mormorò Cora.

«Tu, niente! Siamo solo finiti tutti in una brutta situazione, darci la colpa adesso non ha molto senso.»

«Ma la tua famiglia? Gli abitanti di Lud? Il loro sangue è sulle mie mani.»

Aran increspò lo sguardo e lo spintonò. Fez, Marmorel ed Elidana si voltarono. «Un'altra parola e ti stendo! Sei solo caduto in un buco, mettitelo bene in testa.»

Cora si massaggiò la parte dolente. Strinse le labbra e chinò il capo.

Camiel tornò poco dopo con una coppia di conigli che passò a Hyon perché li preparasse.

Mangiarono in silenzio, nessuno aveva voglia di chiacchierare.

Alla sera, Marmorel provò ad avvicinarsi ad Aran, ma questi si alzò dal posto con fare stizzito e andò sul fondo, da solo. Lei sembrò delusa, si accucciò e strinse le ginocchia. Cora li osservò per qualche minuto, ma non capì quel comportamento. Verso l'ingresso, il maestro riposava seduto a braccia conserte, con il bastone sacerdotale tra le gambe. Camiel, invece, prese il primo turno di guardia e rimase sotto il cielo stellato.

Cora osservò lo scettro. Deviò su Elidana che dormiva con la testa tra le braccia. Lui fece una smorfia e strinse il pugno. Poco distante dalla ragazza, Fez, disteso sul lato, lo fissava alla penombra degli ultimi bagliori del fuoco.

«Ehi...» mormorò Cora. Fez abbozzò un sorriso malinconico. Il petto del giovane orfano si strinse.

«Come stai?» domandò l'amico.

«Molto meglio, tu?» ribatté Cora.

Fez mosse le spalle e alzò le sopracciglia. Rilassò i muscoli e si tirò a sedere. «Ho paura» fece.

Cora socchiuse gli occhi. «Anch'io» la voce sconfitta.

Fez indicò lo scettro. «Era davvero così necessario?»

«Credo di sì» rispose lui rammaricato.

«Puoi salvarci?» nella voce di Fez una nota di speranza.

Ma Cora scosse il capo. «Non lo so» disse, «non lo so, davvero.»

La mattina, i ragazzi si svegliarono che il sole non era ancora apparso, nascosto com'era dietro le alte increspature della gola. Camiel raggiunse Hyon che osservava il bastone con la fronte corrucciata. Cora si voltò verso di loro.

«Vado a cercare il sentiero più vicino» disse l'hozmano. «Lei provi ad attivare un'altra pietra.»

Hyon annuì e si allontanò con Camiel verso la macchia di alberi. Il maestro si fermò a qualche passo dalla boscaglia, salutò il guerriero con un cenno e alzò la testa al cielo.

Cora voleva raggiungerlo, ma si bloccò sul posto. Il maestro iniziò a guardare da tutte le parti, all'erta. Il ragazzo spalancò gli occhi e drizzò le orecchie, un fruscio lo raggiunse, poi un altro. Hyon si voltò verso di lui con il volto allarmato e con un cenno gli intimò di rientrare. Cora annuì ed eseguì l'ordine. Appena oltre l'ingresso, tornò a sporgersi quanto bastava per guardare senza essere visto.

Nove soldati kharzaniani saettarono davanti a lui. Sulle armature si rifrangeva la luce del giorno appena iniziato. Si fermarono alla vista del maestro. «Un dremisiano.» La loro voce modulata dall'elmo.

Hyon spostò un piede indietro. I nemici presero posizione e lo accerchiarono. Cora vide le superfici metalliche che si regolavano.

Dei nove soldati, sei impugnarono un fucile, altri due estrassero lunghe spade cariche di energia. L'uomo al centro indossava un'armatura nera, con la luce viola delle pietre ad alimentare i canali sul petto e sull'elmo.

«Dov'è la Seorite, dremisiano?» disse un soldato, ma l'uomo al centro avanzò di un passo e zittì il compagno con un cenno.

«Il Maestro di Amanastre» esordì mentre l'elmo scompariva nella sottile gorgiera metallica. «Sapevo che l'avrei rivista durante la caccia.» Il volto era quello di Nelson Vega. La pallida espressione senza emozioni, lo sguardo più viscido di un serpente.

«Tsk...» fece Hyon.

«Non è gradevole essere accolti con una smorfia» sottolineò il Capitano.

«Cosa pretende, un abbraccio?»

«Non dica sciocchezze: i modi servono a distinguerci dagli animali.»

Hyon scosse il capo con rabbia.

«Ma andiamo al punto,» continuò Vega, «se non le dispiace vorrei conoscere l'esatta posizione del carico... e mi dica anche dove si nascondono i ragazzi e l'hozmano.» Accarezzò il mento. «Lei è una persona molto intelligente, e sa già come andrà a finire.» Spalancò le braccia per indicare i suoi uomini.

«La Seorite, mhmm... tutta qui dentro; abbiamo una grotta piena» mentì Hyon. «I suoi superiori ne saranno veramente entusiasti.» Indicò con il pollice l'entrata. Alcuni soldati avanzarono d'istinto, ma Vega li fermò.

«Felicissimo di sentirlo, ma in questa faccenda ci sono alcuni punti che mi sfuggono.»

«Prego, vediamo come posso esserle d'aiuto» fece Hyon con finta cortesia.

Vega iniziò a sfilare davanti ai soldati. «La prima cosa che mi viene in mente è chiederle come avete fatto a trasportare da Lud un carico così ingombrante. Abbiamo controllato ogni granello di terra dei sentieri di Lamia e siamo sicuri che la quantità di Seorite rilevata non possa essere stata spinta a forza attraverso le foreste fino ad Amanastre... almeno senza attirare l'attenzione.»

«Mi spiace, ma non è mica colpa nostra se voi non sapete fare le vostre ricerche» disse Hyon.

Il Capitano Vega abbozzò un no con il capo. «No, certo. Le farò una piccola confidenza, anche perché non credo che uscirà vivo da questa conversazione.»

Hyon alzò il dito e lo interruppe. «Punti di vista... punti di vista.»

«Seguo questo carico da quando è stato percepito per la prima volta a Lud, ma poi è scomparso dai rilevatori.» Nelson Vega prese dallo scomparto sulla coscia una sigaretta e l'accese in una nube di fumo che gli ricoprì il viso. «Questo carico, tuttavia, continuava a riapparire in diverse occasioni, nei pressi di Clodia, ad Amanastre... come se si fosse trovato il modo di celarlo a proprio piacere. Cosa strana, non crede?» Vega espirò il fumo con un piccolo colpo di tosse al seguito. «Forza, getti una luce sulla mia ignoranza, ho le mie supposizioni, ma preferisco sentire la sua versione.»

Hyon sorrise e disse: «Voi avete individuato il carico, voi cercate quei ragazzi e quindi penso che siate proprio voi a dover dare una risposta al quesito.»

«Quindi non intende collaborare? Beh, lo sospettavo e devo ammettere che gliene sono grato. Non dovrò dare spiegazioni futili al comando per la vostra eliminazione» terminò Vega.

I soldati strinsero la presa sulle armi. Erano pronti all'assalto, tenuti a bada solo dalla volontà dell'ufficiale.

«Sa già che un giorno prenderemo Amanastre, Hozma e persino questa terra. Nulla può fermare l'avanzata della gloriosa nazione kharzaniana. Negarlo è inutile, nascondersi è impossibile, difendersi è ridicolo.» Il Capitano Vega gettò la sigaretta al suolo e la spense con la punta del piede.

«Può darsi che il destino voglia questo esito, ma non siate così sciocchi da pensare che le nazioni del continente rimarranno senza far nulla. Qualcosa si sta muovendo e siete talmente ciechi da non vedere oltre il vostro naso pieno di moccio. Verrà un'onda di cambiamento così forte, così impetuosa, che nessuno dei vostri strumenti di tortura potrà fermarla. Sarete travolti per colpa della vostra arroganza.» Hyon parlò con disprezzo e impugnò con entrambe le mani il bastone.

Sul volto di Vega si riformò l'elmo e la linea viola che tagliava in due la maschera chiuse la conversazione. «Prendetelo!» Il Capitano fece un passo indietro e una raffica di proiettili partì in direzione di Hyon.

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