Crystallum Sogni Perduti

By GiovanniCacioppo

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#1 Romanzo Fantasy della saga "Crystallum" Attenzione - Cartaceo ed Ebook disponibili su Amazon. Gratis se si... More

Comunicazione Importante
Prologo
Capitolo 1 - Prima Parte
Capitolo 1 - Seconda Parte
Capitolo 2 - Prima Parte
Capitolo 2 - Seconda Parte
Capitolo 3 - Prima Parte
Capitolo 3 -Seconda Parte
Capitolo 4 - Prima Parte
Capitolo 4 - Seconda Parte
Capitolo 4 - Terza Parte
Capitolo 5 - Prima Parte
Capitolo 5 - Seconda Parte
Capitolo 5 - Terza Parte
Capitolo 6 - Prima Parte
Capitolo 6 - Seconda Parte
Capitolo 7 - Intero
Capitolo 8 - Prima Parte
Capitolo 8 - Seconda Parte
Capitolo 9 - Prima Parte
Capitolo 9 - Seconda Parte
Capitolo 10
Capitolo 11 - Prima Parte
Capitolo 11 - Seconda Parte
Capitolo 12 - Prima Parte
Capitolo 12 - Seconda Parte
Capitolo 13 - Prima Parte
Capitolo 13 - Seconda Parte
Capitolo 14
Capitolo 15 - Prima Parte
Capitolo 15 - Seconda Parte
Capitolo 15 - Terza Parte
Capitolo 16 - Prima Parte
Capitolo 16 - Seconda Parte
Capitolo 17 - Prima Parte
Capitolo 17 - Seconda Parte
Capitolo 17 - Terza Parte
Capitolo 18 - Prima Parte
Capitolo 18 - Seconda Parte
Capitolo 18 - Terza Parte
Capitolo 19 - Prima Parte
Capitolo 19 - Seconda Parte
Capitolo 20 - Prima Parte
Capitolo 21 - Prima Parte
Capitolo 21 - Seconda Parte
Capitolo 22 - Prima Parte
Capitolo 22 - Seconda Parte
Capitolo 23 - Prima Parte
Capitolo 23 - Seconda Parte

Capitolo 20 - Seconda Parte

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By GiovanniCacioppo

Il maestro aveva lasciato una decine di pietre vacanti sul tavolo in attesa che venissero rigenerate e quella mattina a ognuno era stato dato il compito di pulirle per bene.

«Io dovrò andare via» esordì Camiel. I giovani di Lud si voltarono tutti a guardarlo.

«Lo sappiamo» fece Elidana.

Lui annuì e disse: «Approfitterò del Rito del Patto per donare la Seorite al Signore di Meliro e al resto dell'equipaggio. Ho già abusato della loro pazienza.» L'hozmano riprese in mano il pezzo di stoffa. «Sono settimane che vi osservo e volevo solo essere sicuro che Laeth potesse essere un buon posto per voi.» La voce debole. «Ma ad Amanastre ho fatto una promessa a cui non posso venire meno.» Fece un'impercettibile smorfia.

Aran si alzò dalla sedia e lo raggiunse. «Camiel, non so nemmeno da dove iniziare...»

Anche Cora e Fez si misero in piedi e le ragazze subito dopo. «Volevamo ringraziarti per tutto ciò che hai fatto per noi» disse Marmorel.

Elidana gli accarezzò la spalla. «Spero di poterti rincontrare un giorno.»

Lui sorrise e sospirò. «Non appena le acque si saranno calmate mi auguro di avervi come miei ospiti a Farendal.» Camiel strinse la mano di Aran. «Se attraccherete a Meliro, cercate il mio messo, si chiama Salasse. Vi condurrà nella Valle di Talarna.»

«Sarà un onore» disse Cora. Durante la fuga, dal treno deragliato ad Amanastre al viaggio nel Dremis, quel guerriero arrivato dal nulla gli aveva salvato la vita in più occasioni. Ethan Standford non era lì a chiedere vendetta... non contro Camiel.

Il pomeriggio a casa di Hyon passò con il solito ritmo: lento e accompagnato da una certa sonnolenza. I cittadini, però, erano in fermento. I bambini scorrazzavano per le vie, con in mano piccoli cristalli da sistemare sotto le grandi radici. Non c'erano empori o artigiani al lavoro nelle botteghe, ma gli abitanti si erano riversati in strada e persino la biblioteca era stata chiusa per l'occasione.

I ragazzi ottennero il permesso di assistere al Rito del Patto dalla piazzetta vicino casa di Hyon e, quando arrivarono, l'orologio di pietra era quasi del tutto allineato in un'unica circonferenza. Cora e gli altri erano rimasti le sole persone nei dintorni. Si sedettero su alcune panche mentre il vento smuoveva le foglie dell'albero di Laeth, Cora portò le mani dietro la nuca e prese a osservare il Tempio Astrale.

Fez andò alla fontana e si voltò verso di loro. «Ho preso una decisione.» In mano il bullone.

Cora si tirò a sedere composto e lo fissò con un sopracciglio alzato.

«Che decisione?» domandò Aran.

«Alla prossima carovana per Ragoon andrò via.»

«Eh?» sbottò Elidana.

«Stai scherzando?» fece Marmorel.

Ma Fez scosse il capo, la mascella serrata, lo sguardo deciso. «A differenza vostra, io non ho dimenticato la mia famiglia!»

«Cosa?» ribatté Aran. «Ma ti ascolti quando parli?»

«No, Aran...» Fez si avvicinò di un passo. «Non ci riesco! Non ci riesco a chiudere gli occhi per dormire sapendo che mia madre e mio padre sono prigionieri, morti o chissà cos'altro.» Li puntò uno per uno con il dito. «Non riesco nemmeno a vedervi così felici, come se nulla fosse.» La mano tremò.

Aran scattò in piedi e gli andò addosso per afferrarlo. Lo strattonò. «Cosa ti passa per la testa?»

Fez lo spinse via. «Stammi lontano!» Strinse i pugni come se dovesse attaccarlo da un momento all'altro. «Come fa Marmorel a non capirlo? Sei solo un vigliacco che ha voltato le spalle alla sua gente.»

«Ehi!» esclamò Cora. Ma non fece in tempo a frapporsi tra i due... Aran aveva già fatto partire un pugno che prese Fez in pieno volto. Questi cadde a terra. Elidana e Marmorel corsero a soccorrerlo, mentre Cora tratteneva Aran. Fez scacciò via le mani in aiuto e si mise sulle ginocchia. Sputò uno schizzo di sangue e scosse il capo con più vigore. «Mi sono stancato di te!» Guardò gli altri. «Mi sono stancato di voi!» Si alzò, si voltò e, mentre borbottava tra sé, si perse dietro una stradina.

«Io vado a parlargli,» fece Marmorel, «ha esagerato!» Gli corse dietro e Cora lasciò andare Aran.

«Ma che ti è preso?» gli domandò.

«Perché gli hai dato un pugno?» aggiunse Elidana.

Aran calciò la panchina in una smorfia di rabbia. «Non lo capisce!» fece. «È finita! Lud è distrutta e i nostri genitori sono morti... cosa dovremmo fare? Darci in pasto ai kharzaniani?»

«Calmiamoci, fare in questo modo non aiuta nessuno.» Elidana socchiuse gli occhi.

Lo stridio della roccia contro roccia ricoprì qualsiasi tentativo di risposta. Cora si voltò a osservare, Aran ed Elidana lo imitarono. I due cerchi sopra il Tempio Astrale si stavano muovendo ancora.

L'eco attraversò la città, la cupola di energia a protezione di Laeth vibrò.

Cora ebbe un sussulto. La gola divenne secca e lui mutò espressione. Si voltò con calma verso i due amici che erano con il capo ancora alzato. «Vorrei andare a vedere...» mormorò. «Penso che sia inutile restare senza qui far nulla.»

«Non dovremmo muoverci, hai sentito Hyon» disse Elidana.

Lui arricciò il labbro, ma non voleva che loro si accorgessero dell'improvvisa sensazione che stava provando, così dissimulò il suo stato d'animo con un sorriso. «Beh, con tutto quello che ho studiato su questo posto, direi che mi merito di vedere il Rito da vicino» propose.

Aran annuì. «Forse hai ragione, quello stupido di Fez mi ha rovinato la serata. Ho bisogno di non pensarci.»

Elidana sbuffò. «È meglio ritornare a casa, aspettare Marmorel e Fez ed evitare altri problemi.»

Ma Cora era già andato avanti. Le gambe gli dissero di muoversi, la testa gli gridò di correre. Cercò di mettere a tacere quelle voci. Non poteva, non ancora. Una goccia di sudore freddo gli scese sul collo.

Aran lo seguì ed Elidana si accodò. «Maledizione!» fece lei.

La piramide che ospitava all'interno il Tempio Astrale era invasa da uno sciame di uomini e donne riverenti che si accalcava su fino alla cima della scalinata. I sacerdoti del Dremis pregavano in ginocchio sotto il simbolo della stella. Era la prima volta che Cora li vedeva fuori dal tempio durante la sera. «Sta per succedere qualcosa...» mormorò lui.

L'intera area era illuminata a giorno da fiaccole o pietre di Seorite collegate alle radici dell'Albero di Dormin. Aran indicò a Cora l'Orologio del Patto, adesso che erano abbastanza vicini. «Cosa c'è scritto sulle ruote?» domandò.

Cora era impaziente. Avrebbe voluto lasciarli lì e cercare di capire perché avesse bisogno di avvicinarsi a quella struttura. Ma indicò i cerchi senza troppa convinzione e disse: «Sulla ruota più grande credo sia "grazia per giorni a venire", su quella più piccola: "rinnovo della promessa."»

Aran annuì e rimase fermo a fissarle. «È impossibile che quella cosa possa muoversi da sola.»

«Da qualche parte ho letto che forse è l'Albero di Dormin con le sue radici ad alimentare la rotazione, ma non vi sono collegamenti» rispose Cora.

«Nessuno si è posto qualche domanda?»

«Sarebbe un po' come mettere in discussione il loro credo: è così, e devono farselo piacere.»

«È un pascolo di pecore. Non riuscirei a dormire se non sapessi come faccia a funzionare una cosa così importante per la mia gente» disse Aran.

«Hai mai visto il Grande Jalme perdere le sue foglie?» gli disse Elidana. «No... non credo. Eppure abbiamo vissuto tranquilli.»

«Tranquilli?» fece Aran alzando un sopracciglio.

«Hai capito cosa voglio dire!» rispose la ragazza. «Hai solo dato per buono che l'albero fosse così.»

Aran incrociò le braccia al petto. «Se avessi saputo prima che poteva rigenerare la Seorite, sta tranquilla che avrei indagato di più.»

«Vediamo di trovare un buco in mezzo alla gente» tagliò corto Cora. Adesso che era ai piedi della piramide l'arsura non diminuì, anzi, a ogni passo verso il tempio la sensazione di oppressione allo stomaco s'intensificava. Cercò tra gli abitanti di Laeth una spiegazione, ma nessuno dei volti di chi stava pregando sembrava portare traccia di una sofferenza simile alla sua.

Aran lo tirò per la manica. «E se il Rito del Patto non dovesse esserci?» chiese.

«Improbabile. Al massimo ritarderà qualche giorno, ma ogni cinque anni c'è sempre stata l'esplosione di energia che rigenera per intero la Seorite della città.»

«Allora perché tutto questo trambusto?»

«Nei periodi in cui ritarda, si scatena il panico tra la popolazione. I fantasmi del passato ritornano, portando l'incubo di una lunga carestia.»

I tre si spostarono e cercarono di non farsi travolgere. Avanzarono di pochi passi. La folla formava un muro bianco e compatto e il mormorio delle persone ronzava incessante nelle orecchie.

«Da qui non vediamo nulla» disse Aran quando arrivarono sull'erba a lato della strada principale.

«Ma avete idea delle urla che ci tirerà addosso Hyon? È già tanto che siamo arrivati fin qui» sbottò Elidana.

«Sì, sì, va bene» sbuffò Aran. «Non ho detto che voglio entrare. Solo che sarebbe stato bello arrivare alla scalinata. Qui nemmeno si respira.»

«Se volete, possiamo trovare un posto migliore» disse Cora. Aran ed Eldiana lo guardarono dubbiosi. «Basta fare il giro. Se è come penso, possiamo arrampicarci.»

«E tu come fai a saperlo?» domandò Elidana a braccia conserte.

Lui si allontanò di un passo. «L'ho letto da qualche parte, non ricordo» mentì.

Alcuni cittadini li guardarono in malo modo e uno di loro gli fece cenno di abbassare la voce. Elidana gli mandò un sorrisetto in risposta e tornò sui due amici. «Non se ne parla» sussurrò.

«Oh, andiamo. Siamo qui da due mesi è non è mai successo nulla» mormorò Aran. Cora sorrise, ma la ragazza aveva un'espressione colma di rabbia. «Esatto! Non è successo nulla proprio perché abbiamo seguito gli ordini di Hyon.»

«Cora non ha dato più segni di crisi. Laeth è un posto sicuro e non ci sono sistemi Cec. L'hai visto anche tu!» esclamò Aran.

Cora scosse il capo e si avviò. Aveva attraversato il prato fiorito diretto allo spigolo basso della piramide.

«Lo sapevo, ritorna qui! Non posso toglierti gli occhi di dosso che scappi!» strillò la ragazza.

«Ehi, dove stai andando?» chiese Aran che intanto aveva raggiunto l'amico; Elidana, più infuriata di prima, a marciargli dietro.

Cora osservò la piramide, rapito da un senso di già visto. «Io provo a salire» disse senza voltarsi.

Elidana lo afferrò per il braccio. Lui si divincolò, l'attenzione era tutta per la pietra con cui era costruito il basamento. «Basta girare attorno alla facciata laterale,» mormorò tra sé, «sarà difficile con il buio, ma ci sono dei buchi per la scalata.»

«NON ANDIAMO DA NESSUNA PARTE!» tuonò lei.

Ma Cora non le diede retta. Si diresse verso la parete. Sorrise e sfiorò dei piccoli solchi sulla roccia. Da come erano nascosti era impensabile che qualcuno li avesse mai trovati.

«Possiamo sfruttare la radice» disse Aran.

Cora scosse la testa e si riprese dal torpore. «No, dobbiamo scalare la parete.» La voce sicura. Si arrampicò ancor prima che Aran potesse dire qualcosa. Arrivò al primo piano e cercò di orientarsi, tastò la piramide alla ricerca di un punto di riferimento nel buio più totale. «Da questa parte» disse. Gli altri due erano ancora impegnati nella scalata. Lui si mosse in direzione della facciata principale.

«Continuo a dire che dovremmo ritornare a casa» sussurrò Elidana e i ragazzi si fermarono.

«Puoi ritornare da sola, se ti va» fece Cora.

Lei s'interruppe. «Ehi!»

Cora le diede le spalle e riprese a cercare l'ultimo punto di riferimento. «Dovrebbe trovarsi da queste parti» mormorò.

«Ti stiamo seguendo come due stupidi senza sapere cosa stai facendo» disse Aran, «questa storia inizia a stancarmi.»

«Beh, puoi tornare giù anche tu... io ho solo bisogno di trovare qualcosa di simile a dei graffiti sulla roccia.»

«C'era scritto anche questo sul libro?»

Cora incespicò: «Ehm, sì! Più o meno.» Accarezzò la parete e si soffermò sulle imperfezioni. «Ecco!» esclamò. Queste erano molto meno marcate di quanto ricordasse. «Passate la mano qui, lo sentite anche voi?»

Entrambi i due amici scossero capo. «Qui non c'è niente...» rispose Aran.

Cora gli si mise davanti, ripulì il muro con la toga, finché i segni non furono visibili alla luce della luna. «La via è segnata dalla luce» profferì ad alta voce. I graffiti si illuminarono. Come se il pallido riflesso della luna stesse tratteggiando sul muro. I ragazzi sobbalzarono.

«Allontanati da lì!» esclamò Elidana preoccupata.

Cora alzò le mani. «Io non c'entro nulla.»

Qualcosa scattò all'interno della piramide, rumore di pietre che strisciavano tra loro. Si aprì uno scomparto colmo d'oscurità, uno stretto passaggio per una persona sola. Riempita d'aria, la cavità restituì un olezzo disgustoso.

«No, basta! Ritorniamo indietro. Dovevamo assistere al Rito del Patto» continuò Elidana, la voce colma di timore, «non abbiamo bisogno di altri guai.»

Cora si rivolse ai due. «Vi devo dire la verità» sussurrò, «io questo posto l'ho già visto.» Infilò la testa nel buco.

«Cosa?» domandò Aran. «Lo dici solo adesso?»

«Venite, c'è un passaggio» abbozzò Cora. La mano di Elidana provò a tirarlo via, ma non fece in tempo a trattenerlo per la caviglia che lui era già scivolato dentro. Aran lo seguì.

«Io vi lego alla sedia! Per sempre!» esclamò Elidana.

Cora cercava nell'oscurità. Tastò, ascoltò, annusò. Attento a qualsiasi cosa potesse dargli un indizio.

«Dove hai già visto questo posto?» La voce di Elidana echeggiò per l'alcova.

Cora non rispose.

Aran tastò le pareti della stanza e più volte le mani di Cora, «Forse c'è un'apertura» suggerì dopo alcuni attimi.

«Non dovremmo essere qui» bofonchiò la ragazza. Cora e Aran si mossero rasenti alla parete. Erano finiti in un corridoio che scendeva sotto la piramide. «Vieni» fece il giovane Allet.

«NO!» ribatté Elidana.

«Invece vieni con noi! Abbiamo passato gli ultimi due mesi alla ricerca di un senso da dare alle nostre sfortune. Ma senza risultati» disse Cora, «voglio avere un'ultima possibilità. Ho già sognato questo corridoio e il modo di arrivare al centro della piramide. All'inizio pensavo si trattasse di una mia fantasia, ma era reale... credetemi, questo percorso ne è la conferma.»

«Sognato! Hai sognato questo labirinto e lo dici solo adesso?» ringhiò Elidana.

«Avevamo detto niente segreti» abbaiò Aran.

«Mi avreste preso per stupido se vi avessi raccontato di "un sogno".»

Cora superò Aran. Sapeva dove si trovava, aveva già percorso quella strada: era all'interno del labirinto. L'aria era umida e pregna di qualsiasi cosa il tempo avesse lasciato lì a mantecare in assenza di correnti di sfogo. Lui continuava ad accarezzare la parete e in più di un'occasione dovette ritornare indietro a causa di un vicolo cieco.

«Stiamo girando intorno» disse Aran una volta fermi.

Ma senza luce e con poco spazio a disposizione, anche Cora iniziava ad avere dei dubbi. «Ho solo sbagliato a prendere l'ultima deviazione» disse infine.

Elidana si voltò. «Non sarà facile ritrovare la strada del ritorno.»

«Potremmo segnare il passaggio» domandò Aran.

«Sono d'accordo» rispose Cora.

Staccarono alcune radici dal muro. Fecero forza e per poco non crollò un intero lastrone di pietra. Aran intrecciò il legno e lo mise all'angolo del corridoio. «Anche se non lo vediamo, ci sbatteremo contro.»

Cora riprese a camminare, Elidana lo tenne per la mano. «Cora... basta!» Strinse con forza. «Ritorniamo dagli altri.»

Lui si mosse di un passo. Il terreno ai suoi piedi franò. Senza controllo, entrambi vennero risucchiati nel vuoto. Aran gridò.

Un rumore sordo.

La testa di Cora sul pavimento. Si mise a sedere e portò una mano alla nuca. «Stiamo bene!» esclamò tra i dolori. Si tirò in piedi e aiutò Elidana a rialzarsi. La sagoma di Aran si dimenava sopra le loro teste.

«Aspettate e non muovetevi,» disse questi, «cercherò un modo per farvi risalire.» Sparì oltre il bordo e ritornò dopo qualche minuto con tre robusti pezzi di legno. Li fece scivolare nel buco. Elidana li impilò a formare una scala e iniziò a risalire.

«Fermati» disse Cora. Il senso d'inquietudine prese a crescere. «Siamo vicini.»

«Mi sono stancata» rispose lei adirata.«Ho detto basta!»

Ma Cora si voltò verso il fondo buio della stanza. Le pareti della piramide iniziarono a scuotersi.

«Un terremoto?» domandò Aran.

«No... sono arrivate» rispose Cora.

Due blocchi di pietra nella cavità s'illuminarono.

Adesso che la stanza era piena di bagliori, Cora vide un corridoio oltre le pietre. Un attimo dopo, Aran ed Elidana furono al suo fianco.

«Quindi sei giunto, Viaggiatore» disse una voce di donna. «Sei giunto a svelare l'inganno.»

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