Crystallum Sogni Perduti

By GiovanniCacioppo

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#1 Romanzo Fantasy della saga "Crystallum" Attenzione - Cartaceo ed Ebook disponibili su Amazon. Gratis se si... More

Comunicazione Importante
Prologo
Capitolo 1 - Prima Parte
Capitolo 1 - Seconda Parte
Capitolo 2 - Prima Parte
Capitolo 2 - Seconda Parte
Capitolo 3 - Prima Parte
Capitolo 3 -Seconda Parte
Capitolo 4 - Prima Parte
Capitolo 4 - Terza Parte
Capitolo 5 - Prima Parte
Capitolo 5 - Seconda Parte
Capitolo 5 - Terza Parte
Capitolo 6 - Prima Parte
Capitolo 6 - Seconda Parte
Capitolo 7 - Intero
Capitolo 8 - Prima Parte
Capitolo 8 - Seconda Parte
Capitolo 9 - Prima Parte
Capitolo 9 - Seconda Parte
Capitolo 10
Capitolo 11 - Prima Parte
Capitolo 11 - Seconda Parte
Capitolo 12 - Prima Parte
Capitolo 12 - Seconda Parte
Capitolo 13 - Prima Parte
Capitolo 13 - Seconda Parte
Capitolo 14
Capitolo 15 - Prima Parte
Capitolo 15 - Seconda Parte
Capitolo 15 - Terza Parte
Capitolo 16 - Prima Parte
Capitolo 16 - Seconda Parte
Capitolo 17 - Prima Parte
Capitolo 17 - Seconda Parte
Capitolo 17 - Terza Parte
Capitolo 18 - Prima Parte
Capitolo 18 - Seconda Parte
Capitolo 18 - Terza Parte
Capitolo 19 - Prima Parte
Capitolo 19 - Seconda Parte
Capitolo 20 - Prima Parte
Capitolo 20 - Seconda Parte
Capitolo 21 - Prima Parte
Capitolo 21 - Seconda Parte
Capitolo 22 - Prima Parte
Capitolo 22 - Seconda Parte
Capitolo 23 - Prima Parte
Capitolo 23 - Seconda Parte

Capitolo 4 - Seconda Parte

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By GiovanniCacioppo


Il custode della villa ritornò nella guardiola. Era il momento di iniziare le indagini. Con l'aiuto della penombra, Camiel uscì dal giardino e si diresse sul retro dell'abitazione. Individuò la porta di servizio dove alcuni sacchi di immondizia erano stati accatastati e pronti per essere trasportati.

Una cameriera uscì per prendere della legna. Quando lei rientrò, Camiel tenne stretto il bagaglio sulla schiena e raggiunse la porta prima che si chiudesse. Appoggiò la mano al bordo di legno e ne accompagnò il movimento finché non fu accostata. Si fermò ad ascoltare. La cameriera si allontanò canticchiando, nessun altro rumore. Via libera, pensò. Spinse piano la porta, e si fermò a ogni cigolio un po' troppo forte. Buttò un'occhiata all'interno. Era l'ingresso della cucina. Vuota, ma chissà per quanto. Entrò rapido e altrettanto rapido si lanciò sotto uno dei tavoli. Una serie di passi pesanti anticiparono l'ingresso di un uomo con un lungo grembiule. Questi armeggiò con la dispensa, ne estrasse un paio di scatole e una bistecca, afferrò un grosso coltello da carne e sbatté tutto sul tavolo che offriva nascondiglio a Camiel.

«La signora ha ordinato di apparecchiare per cena» esordì la cameriera appena rientrata in cucina. Assaggiò qualcosa dal ripiano e, dal mugugno che fece, parve gradire.

«Dammi almeno il tempo di cucinare! Katia, per favore, passami il burro che sta nella credenza.» Il cuoco mise la carne sui fornelli.

L'odore inebriante e appetitoso di una buona cottura ricordò a Camiel che il suo stomaco era vacante, tanto che rimpianse le orribili uova dell'oste.

Il tintinnio di una campanella fendette l'aria. La cameriera andò via e il cuoco si allontanò in direzione del giardino. Camiel corse a ridosso della porta che oscillava tra la cucina e l'altra stanza. Si sporse appena e vide un antico tavolo da pranzo con i piedi curvi ben intagliati, antichi quadri alle pareti e dall'altro lato della sala lunghe tende rigonfie di velluto rosso che cascavano ai lati della finestra. Scattò e si nascose dietro di esse come meglio poteva. Giusto in tempo: la cameriera era appena tornata per apparecchiare il tavolo.

«Katia, vai a chiamare mio marito» ordinò un'altra donna, altezzosa nel tono. «Katia, ti ho spiegato che i tovaglioli vanno sistemati in questo modo» disse.

«Sì, signora. Mi scusi.»

«Adesso vai» le ordinò.

Il signor Allet fece la sua comparsa al termine dei rintocchi dell'orologio a pendolo. Era irrequieto: batteva il bastone a più riprese. Camiel li osservò, almeno per quanto la trama del tessuto che l'occultava gli permetteva. La cameriera portò in tavola due piatti dal profumo delizioso, versò da bere e tornò in cucina.

«Ma chi erano quegli uomini?» domandò la signora Allet, adesso con voce calma e posata.

Ludvig batté nuovamente il bastone per terra. Si sedette e sospirò profondamente. «Erano dei militari kharzaniani» sbottò. «Maledettissimi cani pronti a saltarti alla gola.»

«Perché sono venuti a parlare con te?» squittì la donna.

«Mah... non saprei. Credono che qualcuno a Lud abbia a che fare con un grosso carico di Seorite non dichiarata.»

«Per un attimo ho pensato che fossero notizie di Aran.»

«No, nostro figlio non c'entra nulla» sibilò Ludvig.

La donna adagiò la posata. «Ho dovuto chiedere informazioni alla signora Flint e ho scoperto che sono andati a Clodia per l'estate. Poteva avvisarci.»

Ludvig Allet pulì la labbra con il tovagliolo. «Smettila di tirarlo in mezzo in ogni nostra discussione! Deve iniziare a comportarsi da adulto. Ho cose più importanti a cui pensare.» Tagliò un altro boccone con tanta forza che grattò il piatto. Mentre masticava si voltò verso la finestra che dava sul giardino. «La cosa che mi lascia perplesso è che i sistemi di ricerca dei kharzaniani non sbagliano mai. Ma un carico di Seorite che passa da Lud può avere solo due direzioni senza essere controllato, Amanastre o il porto di Virn.»

«Ludvig, che significa?» domandò la donna con voce ancor più preoccupata.

«Non saprei, saranno esperti contrabbandieri o qualche milizia armata capace di attraversare la foresta senza problemi. Penso che i kharzaniani lo abbiano intuito, ma stranamente non riescono a venirne a capo.»

«Devi informare il consiglio cittadino. Il prima possibile.» Si affrettò lei.

«Ho già parlato con Bernold e Carl in questi giorni. Come se non avessimo altri problemi.»

La donna increspò la fronte. «Povero albero. Hai avuto notizie riguardo al suo stato?»

«Purtroppo nessuno dei nostri ha capito molto. Non possiamo formulare nemmeno una teoria. Abbiamo mandato delle lettere a Clodia per farci inviare dei botanici.» Ludvig Allet batté il pugno sul tavolo. «Questa storia della Seorite è diventata la nostra priorità. Non posso dedicarmi al Grande Jalme.»

«Diventi irascibile ogni volta che si parla dei kharzaniani, stai esagerando.»

Ludvig si alzò e lasciò il tovagliolo sul piatto con i resti della cena. «Se ci sono di mezzo gli hozmani, e il governo di Edel ci ritiene complici, la situazione può degenerare. Carlton e i suoi uomini stanno cercando in ogni luogo senza destare sospetti. Voglio conoscere la verità e decidere di conseguenza.» Si avvicinò pensieroso alla finestra e Camiel udì i suoi passi a ridosso della tenda. «Uhm... se dovessero controllare il nostro scantinato passeremmo un brutto quarto d'ora.»

La moglie portò entrambe le mani al petto. «Caro, non potresti sbarazzarti di qualche oggetto? Almeno quelli hozmani. So che sono preziosi, ma...»

Ludvig fece di no con il capo. «In questo momento daremmo nell'occhio, preferisco mantenere il segreto.»

Tra i sospiri, lei terminò la cena. Visibilmente affranta gli si avvicinò e gli accarezzò la schiena. «Io vado di sopra. Vieni a letto e pensiamoci domani mattina.» Uscì dalla stanza con calma, soffici passi che si persero lentamente.

Lui chinò il capo e Camiel sentì che gli era ancora vicino.

Ludvig Allet si schiarì la voce con un colpo di tosse. «Chiunque tu sia, vieni fuori, per piacere.»

Per Camiel, le speranze di una tranquilla perlustrazione della villa s'infransero all'istante. «Beccato» sussurrò in tono sconfitto.

«Un hozmano... non che gli abiti da contadino possano aiutarti a passare inosservato...» disse Ludvig, restando rigido sul posto. Non sembrava né spaventato né stupito, ma la mano reggeva una pistola in ottone dotata di un rudimentale sistema Cec. Gliela puntò al petto. Sul dito che serrava il grilletto portava un anello d'oro con una grossa "A" incisa.

Camiel si accigliò e alzò le mani. «Come ha fatto a scoprirmi?»

«Sapevo che eri qui da quando ho messo piede nella stanza» rispose Ludvig Allet con una nota di orgoglio nella voce. Allargò il colletto della camicia e rivelò un medaglione. Camiel lo riconobbe al volo: la cesellatura e la piccola scheggia di Seorite. L'alba di Meliro. Era il monile dei giovani allievi di uno dei quattro casati della sua terra. Alzò appena la mano. Voleva toccarlo e assicurarsi che fosse vero. La canna della pistola era ancora su di lui. «È in grado di utilizzarlo?»

«Un piccolo regalo dell'Impero di Hozma.» Tastò la superficie della pietra. «Una volta imparate le basi dai maestri della Voce dell'Anima, ho avuto molti anni per perfezionare questo tipo di trucco.» Ludvig tenne il bastone davanti a sé, sollevato da terra.

Camiel non ci aveva pensato, era stato troppo preso a ragionare sui soldati kharzaniani o sul carico di Seorite. Eppure aveva senso: Ludvig Allet aveva varcato più volte i confini di Hozma, e i tipi come lui non restavano indifferenti alle capacità del suo popolo.

Camiel indicò la pistola. «Sappiamo entrambi che non è un valido deterrente.»

Ma Ludvig, freddo come il ghiaccio, non si mosse. «Sono molto più rapido di quanto lascino credere i miei anni» disse infine.

«Signor Allet, non sono entrato nella sua dimora per farle del male. Anzi, ho pensato che lei e i cittadini di Lud foste in pericolo. La posta in gioco è altissima.»

«Sei qui per le pietre?»

Camiel fece una smorfia. «Qualcuno sta muovendo un'immensa quantità di Seorite in queste terre. E intendo quanto basta per alimentare un esercito. Per questo anche i kharzaniani credono che ci sia qualcosa sotto.»

«Cosa c'entri tu in tutto questo? Parla! Non credevo che l'Impero di Hozma fosse coinvolto, eppure tu ti intrufoli in casa mia alla ricerca di informazioni. Cosa devo pensare?» La presa sull'arma stretta a tal punto che le nocche divennero bianche.

«Stia calmo. Le assicuro che l'Imperatore e i suoi Potestà non c'entrano nulla. È stato uno sbaglio venire fin qui. Se mi trovassero i kharzaniani, entrambi faremmo una brutta fine» disse in tono serio.

«Eh sì, purtroppo hai ragione, è stato uno sbaglio.»

Camiel sentì un brivido attraversargli la spina dorsale. Doveva andarsene da lì, al più presto. Con la mano dietro la schiena girò la maniglia della finestra.

«Ma prima che tu vada devo chiederti alcune cose... e stavolta devo essere sicuro che siano solide certezze e non vane giustificazioni» disse Ludvig Allet.

Che intenzioni aveva quell'uomo? Camiel non era sicuro di volerlo scoprire. Spalancò l'anta e balzò sul davanzale.

La pietra del medaglione si illuminò in un battito di ciglia. «Guerriero hozmano, ti vincolo alla tua arma e alle promesse che hai fatto, ti vincolo al "Giuramento dei Giusti"» disse in tono solenne. «Parlami del tuo arrivo a Lud e della Seorite che stanno cercando i kharzaniani.»

Camiel si bloccò sul posto. L'anello d'argento che aveva al dito si riempì di energia a causa della piccola pietra di Seorite. Anche il lungo bagaglio che portava sulla spalla iniziò a pulsare di luce. Le pelli in cui era nascosto si squarciarono e bruciarono come se fosse carta sul fuoco.

La spada era scoperta alla vista. La rilucente lama era lunga più di un braccio e con il filo ricoperto dagli stessi caratteri cesellati sull'anello d'argento. Sopra l'impugnatura, le grazie di metallo si contorcevano come rampicanti, inseguendosi tra loro senza lasciar intuire un inizio o una fine. Una decorazione che avviluppava il potere della Seorite che adesso esplodeva di luce. Questa entrò in risonanza con la pietra del medaglione di Ludvig.

Camiel sentì i sussurri invadergli la mente. «Tsk... questo non è corretto, signor Allet, minacciarmi con la pistola è stato infinitamente più cortese.» Stizzito, liberò la spada dai resti della copertura e l'adagiò a terra. Si sedette a gambe conserte e alzò lo sguardo contrariato.

Ludvig Allet sembrò rilassarsi e disse: «Sono molte le scoperte ho fatto a Meliro.»

La pietra sulla spada tornò normale, ma Camiel sapeva che da adesso in poi avrebbe dovuto adempiere a un obbligo assoluto.

«Evitiamo i preamboli e iniziamo con le domande: Chi sei e che ci fai a Lud?» domandò Ludvig. Prese una sedia e gli si sedette davanti.

«Il mio nome non fa parte del giuramento, ma posso dirle che sono un hozmano. Vengo da sud per altre incombenze e viaggio da solo. Dovevo recarmi ad Amanastre. Ma nel sonno, durante la notte, ho avvertito un'immensa fonte di energia provenire da questa direzione. Non stavo nemmeno meditando; non era per nulla paragonabile a un semplice trasporto di Seorite. Qualcuno è intenzionato a minacciare la pace in questa regione.» Camiel parlò senza guardarlo in volto e passò il dito tra le grazie dell'elsa della spada.

«Da quale casato provieni?»

«Restiamo sull'argomento o per quanto mi riguarda ho adempiuto al giuramento.»

«Dimmi allora, che cosa hai scoperto? A Lud hai trovato altri della tua gente?»

«Non parlo con un hozmano da più di tre anni e non ne ho visti durante i miei viaggi all'interno della Repubblica.»

Il signor Allet annuì e la pietra del medaglione smise di brillare. «Beh, ti chiedo di perdonarmi e mi scuso per il fastidio arrecato, ma erano informazioni di cui avevo realmente bisogno» disse l'uomo. Stavolta parlò con fare educato. «Quante sono le probabilità che sia tu che i kharzaniani abbiate sbagliato?»

Camiel si alzò da terra e risistemò la spada sulla schiena. «Nessuna. Il carico di Seorite esiste, ma non ho la certezza che sia rimasto qui. Posso solo dirle che loro insisteranno e presseranno in tutti i modi che conoscono.» La fronte contratta.

«Lo so già... ed è la cosa che mi turba di più.»

Camiel, prima di congedarsi, porse la mano a Ludvig Allet che ricambiò con rispetto. «Ho già visto la spada che porti, ad Aletar se non sbaglio, durante uno dei miei viaggi alla corte dell'Imperatore» aggiunse quest'ultimo. Quando il guerriero aprì per bene la finestra, la brezza estiva invase la sala da pranzo. «Le posso assicurare che è molto improbabile, anche se i suoi occhi non l'hanno tradita del tutto» rispose Camiel. Si voltò verso il giardino. «Sarebbe meglio preparare il consiglio cittadino. Avvisate la capitale e chiedete supporto. La situazione diventerà pericolosa.»

Ludvig Allet annuì a nervi tesi. La mano si strinse in un pugno.

L'hozmano balzò dalla finestra e si allontanò rapido dalla villa. Non riusciranno a convincerli, pensò. Proseguì in mezzo al bosco in direzione di Lud, ma il rumore di molteplici sistemi Cec interruppe il suo cammino. «Altri soldati.»

Da lontano le luci di numerose camionette riempirono la notte. Sulla strada battuta a nord, plotoni di militari sfilavano verso la città. Camiel salì su un albero per osservarne meglio l'avanzata: erano pattuglie di kharzaniani in assetto da battaglia, alcuni di loro indossavano armature che brillavano nel buio come lucciole irrequiete.

Lud era poco più che una piuma, e avrebbe subito l'ira di una tempesta.

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