Se il destino vuole...

By JulieJulieJy

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Quando scappare non è l'unica soluzione per lui, bensì la più pericolosa, perché ha deciso di seguirmi? Le pi... More

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By JulieJulieJy

Mollo lo zaino nell'angolo all'ingresso. Chiudo a chiave la porta, assicurandomene. Successivamente mi spoglio in canottiera. Cayden invece è in bagno a farsi la doccia. Mi accomodo sotto le coperte. Fisso il soffitto per qualche minuto finché lui non esce dalla doccia. Ho scoperto che nello zaino che gli ha fatto apparire mia nonna c'è un cambio anche per lui. È a petto nudo, che indossa solo i boxer. Fosse in una situazione normale, allora mi sarei scandalizzata, ma ora non me ne frega niente. Sto bene qui, con lui. Voglio godermi il momento, adesso. Adesso che posso.

Si infila anche lui sotto le coperte, avvicinandosi a me.

-Ognuno sta nella sua parte Cayden-

-Non volevi goderti il momento?-

-Sì, però preferirei dormire. Non so cosa potrebbe aspettarci domani-

Mi da un bacetto sulla guancia, poi mi stringe a sé come se io fossi un peluche. Lo lascio fare, sto bene tra le sue braccia. Infatti ci addormentiamo subito, entrambi. Prima lui, lo so da come si è regolarizzato il suo respiro, al quale mi sincronizzo velocemente e vengo cullata.

Mi sveglio presto la mattina con lui che mi sbava sui capelli.

-Uh, oh- sta mormorando cose senza senso. -Ky, Kyla o forse Rose. Vie...vieni qui da me. Uh, uh. Sapessi, sapessi uh quanto ti amo. Oh, guarda eh guarda eh come stiamo. Eh, eh uh uh uh. Forse, boh, beh-

Lo ascolto per un'oretta borbottare l'alfabeto e baciarmi tra le ciocche. Ogni tanto stringe più forte. Ogni tanto si rilassa e sembra quasi dovermi mollare, ma non lo fa. Le sue braccia sono salde attorno alla mia vita.

-Cayden ehi- lo sveglio con un tono leggero. -Cayden, sveglia-

Non succede niente.

-Cayden, ehi. Cayden-

Non apre gli occhi, ma sento che il suo respiro non è più regolare e ha smesso di sparare parole senza senso.

-Ehi- alzo il tono. -So che sei sveglio-

Mi libero dal suo abbraccio e mi giro verso di lui. Allora apre gli occhi.

-Buongiorno. Era ora eh-

-Che vuoi?- è scorbutico.

-Forse andare a fare colazione e poi partire? Non siamo in vacanza-

-Ah sì- si alza di scatto dal letto.

Il ciuffo scompigliato gli copre gli occhi. Prima, quando li aveva aperti, mi è parso che li avesse grigi-azzurri, non neri come il solito. Scappa in bagno. Io mi vesto con calma.

-Posso chiederti una cosa?- domando appena esce.

Annuisce.

-I tuoi occhi. Che colore sono veramente?- li osservo. Ora sono neri, profondi, ma prima no. Erano chiari, ne sono sicura, più brillanti.

Non mi risponde.

-Ok, fingi non te l'abbia chiesto- mi avvicino alla porta. Lui mi blocca e mi fa voltare, costringendomi a guardarlo negli occhi, alzandomi il mento.

-Non me l'ha mai chiesto nessuno, a dimostrazione del fatto che non mi hanno mai dato le giuste attenzioni. Sì, ho gli occhi chiari appena mi sveglio. Subito però diventano neri, non so il perché. È così-

-Sono belli-

-Quali? Chiari o scuri?-

-Entrambi-

-Lo dici solo per farmi sentire meglio-

-No, è la verità-

-Non ti credo. Sei l'unica che se ne è accorta di questo cambiamento. L'unica-

In questo momento vorrei tanto sapere cosa gli passa per la testa, ma non riesco a percepire niente.

Mi libera e apre la porta. Scendiamo che sono appena le sei e mezza. Non avevamo nemmeno prestato attenzione all'ora.

-Guten Morgen. Ah, scusate! Siete voi. Buongiorno. La colazione vi aspetta di là-

In sala il buffet è già pronto. Come è possibile questa abbondanza di cibo con pochissima gente? Prendo un po' di tutto, sotto lo sguardo di Cayden, che sembra non approvare quello che sto facendo. Quando ci sediamo gli spiego che devo mangiare perché non so quando mangeremo di nuovo. Lui, senza dire nulla, si alza e va a prendere altro. Sorrido.

-Eccomi- si siede. -Hai ragione-

-Vorrei parlarti di una cosa-

-Ti ascolto-

-Vorrei lasciare qui il mio telefono. Anche se è spento, non sono tranquilla-

-Per quello hai urlato stanotte? Incubi?-

-Ho urlato? Comunque sì-

-Già-

-Tu invece borbottavi frasi senza senso-

-Compensavo-

-Eh, proprio-

-Va bene. Li lasciamo qua-

Tira fuori dalla tasca della felpa il suo smartphone. Gli toglie la cover e se la rinfila dentro. Io non ho niente dentro la cover, posso lasciarla qui.

Kristopher si avvicina, come se avesse capito che avevamo bisogno di lui. Si siede nella sedia libera in parte a Cayden.

-Allora siete pronti? Il tempo non è favorevole nemmeno oggi però. Vi ho controllato bene le gomme. Sono quattro stagioni, ma vi ho messo lo stesso le catene. Dovete andare dove?-

-Trento, forse- risponde Cayden.

-Due ore e mezza di solito. Oggi ne impiegherete quasi quattro. Vi consiglio di partire prima possibile-

-Possiamo lasciarti i nostri telefoni? Così non possono tracciarci-

-Certo-

Glieli consegniamo. In cambio lui tira fuori una cartina.

-Questa vi servirà. È di tutta l'Italia-

-Grazie- mi alzo.

Sono le sette. Riusciremo ad arrivare prima di mezzogiorno? Chiedo a Cayden.

Se partiamo ora, sì. Credo di sì. Mi comunica. Andiamo.

Saliamo in camera a recuperare gli zaini e la chiave, che consegno al proprietario.

-Quanto ti devo?- domando, tirando fuori la busta.

-Non mi serve nulla-

Prendo una banconota da cinquanta e la appoggio sul balcone. Non sarebbe quello il prezzo, ma non voglio nemmeno andarmene così.

-Tienila. Non voglio favori-

-Allora tieni i panini- tira fuori un sacchetto da sotto il banco.

-Visto? Prendila!-

-Buona fortuna-

-Grazie-

Usciamo.

-Questa pioggia finirà mai?- sbuffa Cayden mentre ci accomodiamo in macchina.

-Speriamo di sì. Quattro ore sono tante da guidare-

-Voleranno-

E infatti volano. Brunico, Bressanone, la SS12, infine Trento... la pioggia non ha mai smesso. Costantemente ha diluviato. Almeno non abbiamo incontrato tante macchine. Pochi si muovono con questo tempo infernale.

Appena entrati in città ci guardiamo spaesati. Non sono mai stata qui e nemmeno lui. Dove parcheggiamo? Seguiamo le indicazioni per la stazione dei treni e quando siamo arrivati riusciamo a trovare un buco per parcheggiare.

-Mi sorge una domanda- rifletto. -Come farà mia nonna a riprendersi la macchina? Nemmeno sa dov'è-

-Non chiedermelo. So però che lei ha infinite risorse perciò non mi preoccupo-

-Ok-

Scendiamo sotto la pioggia. Mi tiro su il cappuccio e nascondo i capelli.

Camminiamo fino alla biglietteria.

È aperta e non c'è nessuno. Che bello.

-Fino a Verona?- domanda Cayden.

-Sì-

-Se riuscissimo a raggiungere Bologna, avrei anche la mia famiglia lì, dove potremmo dormire-

-Ah-

Pensavo vivesse con la sua famiglia. Quante altre cose scoprirò?

-Dopo ti spiegherò tutto-

-Sarà meglio, Cayden- sottolineo il suo nome.

Alla tipa della biglietteria parla lui.

-Due biglietti per Verona-

-Treno?-

-No, autobus-

-Ci sarebbe il Flixbus alle 13:05. La fermata è più avanti, seguendo la strada- si sporge e indica la nostra sinistra. -Per due sono 14€-

-Ottimo-

Gli allungo una banconota da venti. Lui la prende e gliela dà.

-Buon viaggio- ci consegna i biglietti appena stampati.

Con la nostra calma ci avviamo verso la fermata, circa cinquecento metri più in là. Rimaniamo in silenzio, con la pioggia che ci bagna. I capelli ce li ho al riparo dentro la felpa, ma per il resto sembro un cagnetto bagnato. Cayden invece rimane intatto. I suoi capelli neri se li tira indietro, mentre i vestiti, anch'essi neri, aderiscono ai suoi muscoli, facendolo apparire favoloso. Mi appoggio a lui, che mi passa un braccio sopra la testa e con la giacca mi protegge dalla pioggia.

Lo stringo forte. Sono fortunata, una piccola grande cosa positiva in questo casino.

Come per prenderci in giro, alla fermata non c'è nemmeno la tettoia. Osservando l'orologio al suo polso, del quale me ne sono accorta solo adesso, mancano cinque minuti. A conferma di ciò, si mettono a suonare le campane.

-Sei protetta?- è premuroso.

-Sì, grazie- lo abbraccio, assorbendomi il suo calore. Mi accarezza le spalle. Ecco cosa facciamo in quei cinque minuti, fino a che non arriva la corriera.

Saliamo e noto come sia vuota, incredibilmente. Timbriamo il biglietto e ci sediamo a metà. Teoricamente il viaggio sarà di un'ora, perciò ci mettiamo comodi. Io sono al finestrino.

-Dimmi di più della tua famiglia- lo istigo. -Abbiamo tempo-

-Innanzitutto non vivo con loro per il fatto di ciò- indica il ciondolo. -Mi hanno mandato in Friuli dove abita mio zio. È morto due anni fa quasi, ma sono rimasto là, da solo. Si sta bene, sai? I soldi me li mandano loro, io devo solo preoccuparmi di andare bene a scuola e fare i pagamenti in tempo- fa una pausa, osservandomi. Si aspetta che io dica qualcosa? Non saprei.

-Della mia famiglia invece eccomi. Ho due fratelli. Uno più grande, Timothy, e uno più piccolo, Aaron. Poi vabbè i miei, tutto qua-

-Sono curiosa di conoscerli-

-Cambierai idea quando li conoscerai davvero-

-Tutti intendo?-

-I miei e Tim. Aaron forse si salva, se non è cambiato dall'ultima volta-

-Quanto è che non li vedi?-

-Da Natale-

-Almeno vi sentite?-

-Solo quando mi chiamano per chiedermi quanti soldi ho bisogno-

-Nemmeno i tuoi fratelli?-

-Solo Tim-

-Cosa sapresti dirmi di loro? In tal modo saprò come comportarmi-

-Allora, innanzitutto Aaron è tenerissimo, un cucciolotto proprio. Ma è ben viziato, essendo il più piccolo. Ha sedici anni, come te-

Ah, ecco. Sinceramente me lo pensavo un pochetto più piccolino.

-Invece Timothy ne ha diciannove, uno in più di me. Non parla con nessuno, fa molta fatica ad aprirsi. È uno solitario. Ama la palestra dove ci va ogni santo giorno. Mi manda così tante foto di quello che fa, che davvero è esasperante. Però lo sopporto volentieri perché so che non ha altri. Se lo vedi freddo e distaccato, non preoccuparti. Non scende mai a mangiare, si lamentano i miei. Si prepara tutto da solo e va poi in camera. A tal punto potrebbe andare a vivere da solo, ma non lo fa. In fondo quelle attenzioni che gli danno lo stesso i miei gli piacciono. Siamo caratterialmente diversi, ma fisicamente no-

-Anch'io non vedo mai mio fratello- sospiro. -Jimmy è sempre via. Ne ha ventisei, sta vivendo la sua vita, nella quale non sono molto presente-

-Come mai?-

-Viaggia ovunque con mio nonno. Lui addirittura non lo si vede mai, se non nelle chiamate mensili-

-Che fratelli abbiamo- sorride. Lo faccio anch'io.

-Già-

-Vuoi dormire?- domando mentre sbadiglia. -Hai un po' di tempo, rimango io sveglia-

-Grazie- chiude gli occhi. Io mi metto a fissare fuori, a vedere come le macchine e il paesaggio cambiano velocemente. La pioggia ha diminuito d'intensità fortunatamente.

Mi lego i capelli per evitare che mi bagnino tutta.

Le montagne si allontano velocemente. Sono triste. Dove sono finita? In che guaio? Perché? Perché? Perché? No, non voglio, ho paura.

Mi appoggio alla spalla di Cayden, cercando di calmarmi. Sa di cedro, con una puntina di muschio. Oserei aggiungerci l'arancia. È buono, rilassante. Allo stesso modo è il suo effetto su di me.

L'ora passa in fretta e quando stiamo entrando a Verona, sveglio Cayden.

Scendiamo velocemente per dirigerci verso la biglietteria e fare un altro biglietto. Stavolta destinazione Bologna. Sono le 14:15. Speriamo ci sia un autobus che ci permetta di raggiungerla in un orario decente.

Il bigliettaio ci dice che c'è la possibilità: alle 14:50 e arriverebbe alle 18:20. Il prezzo è 26€ in due. Può andare, lo prendiamo.

-Che bello- esclama soddisfatto. -Li rivedrò-

-Ti mancano-

-Sì, in fondo sì. È pur sempre la mia famiglia-

La pioggia ha smesso. Finalmente.

Camminiamo lungo l'autostazione per sgranchirci le gambe. All'improvviso noto dei carabinieri da lontano avvicinarsi a noi. Fuggo verso i bagni, trascinando Cayden dietro di me. Quando non ci sono più telecamere, che io possa vedere, uso l'Eliotropio per farci diventare invisibili.

-Ho paura- mormoro.

-Calmati- mi stringe a sé.

-Non sono forte, non lo sono per niente. Assolutamente no! No!- sto piangendo.

-Ehi, ehi, ehi- si siede per terra nel corridoio, cullandomi.

-No, mollami-

-Hai solo avendo un crollo nervoso, è normale- mi stringe più forte. -Respira-

-No, no, no-

-Hai avuto paura quando hai visto l'uniforme, l'hai associata al pericolo. Ciò perché sai che stai fuggendo da esso. Hai avuto la lucidità di proteggerci. Non preoccuparti, sei forte, seriamente. Hai un ottimo istinto-

-Non è vero- sussurro. -Sono egoista perché fuggo e non so perché ti ho trascinato-

-Per la tua visione. Mi hai protetto, saremmo finiti male altrimenti. La Selnizzi ci ha scoperti. È il momento di nasconderci e stare buoni. Fermati ora-

Smetto di piangere.

-Guarda- mi sfila i ciondoli e me li lega al polso sinistro. -Girali un po', ti aiuteranno a calmarti. Prova-

Eseguo il suo consiglio mentre mi prende meglio i capelli in una coda alta.

Poi mi fa alzare con lui.

-Sarà meglio andare se non vogliamo perdere la corriera-

Libero l'Eliotropio in aria, il quale risucchia le macchioline rosse che servivano a renderci invisibili e torniamo normali.

Mi asciuga le lacrime e poi usciamo. Non c'è più traccia dei carabinieri. In compenso il nostro autobus è arrivato.

Lo prendiamo.

-Più sei nervosa, più attiri l'attenzione. Fingi che siamo due fidanzati in gita- mi bacia. -Magari ti aiuta- mi fa l'occhiolino. Ricambio.

-Ti amo- lo dico per la prima volta.

-Anch'io-

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