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Per tutta la sera pensai a cosa fare; ero molto indecisa.
Se ascoltassi la mia parte saggia, lui continuerebbe a comportarsi così, se invece ascoltassi quella più selvaggia, gli dimostrerei che non solo lui può fare quello che ha fatto.
Immersa nei miei pensieri, passai quasi tutta la notte a mollo nell'idromassaggio e verso le quattro di mattina ritornai in camera.
Mi lavai e poi provai a dormire ma senza Stephen era un pó impossibile, così, sapendo che restando lì sul materasso non avrei risolto nulla, mi alzai e ritornai giù, questa volta diretta in cucina.
Gurdai molti video su internet e preparai tre torte: una cheescake, che ora si trovava in frigo, la torta della nonna, appena uscita dal forno e una torta di mele.
Finii di fare tutto alle sette di mattina così, dopo aver preparato il latte caldo, salii su a svegliare i bambini.
-Dai ragazzi che è venerdì- li svegliai, ridendo leggermente alle loro facce sconvolte e stanche; li accompagnai in bagno poi da soli iniziarono a prepararsi, così scesi in cucina, -sei tornato parecchio tardi- parlai appena vidi Stephen seduto sul tavolo della cucina. Mi appoggiai alla porta e quando si girò notai la sua felpa sporca di sangue, -che hai fatto?- domandai correndo verso di lui preoccupata, -coltello- spiegò alzandosi subito quando sentii i bambini scendere, -amore arrivo, sul tavolo c'è la vostra colazione, mangiate quello che volete ma non esagerate- dissi ma senza neanche darmi retta si fiondarono sui dolci, -stai tremando- commentò appena lo feci sdraiare sul letto, -stai zitto per favore, non è il momento- dissi correndo in bagno a prendere disinfettante, garze e asciugamani.
-Che brutta- sussurrai appena, alzando la maglietta, vidi la ferita, -stai piangendo- sussurrò ancora prendomi il mento con due dita in modo che potessimo guardarci negli occhi; mi toccai le guance accorgendomi che stavo piangendo, -smettila con sti discorsi ora, stai sanguinando- mi incazzai con lui notando che continuava a guardarmi dolcemente, -accompagna i bambini a scuola, così non fanno ritardo, io so cavarmela- disse fermandomi nel disinfettarlo, -chiamo Malcom mentre vado, tu per favore stai attendo, arrivo- parlai velocemente prima di uscire dalla porta.
Accompagnai i bambini a scuola, e, nel mentre stavo tornando a casa, chiamai Malcom.

Appena entrata in casa, corsi subito su in camera, trovando però Stephen a fare la doccia; aprii il box e poi guardai subito il suo addome, vedendo che era anche riuscito a metterci dei punti.

Subito mi sentii sollevata.

-Che è successo?- gli domandai appena lo vidi uscire dal bagno, -dei sicari, anche molto tosti- spiegò indossando i vestiti, -tu invece che hai amore?- continuò sedendosi accanto a me, -lo so che ti faccio incazzare, ma capiscimi, ho paura- continuò appoggiando la testa sulle mie gambe, -non dire però che non sono in grado di fare quello che fai tu- ribattei, -questo me lo dimostrerai moya lyubov' (amore mio)- disse provocandomi un sorriso spontaneo, -da tanto non lo dicevi- sussurrai accarezzandogli il viso, -chiamavo mia madre così- spiegò sorridendo a quel ricordo, -ti sanguina ancora- lo avvisai notando che dalla ferita colava del sangue, -appena vedi il sangue ti agiti- mi informò prendendo le mie mani tremanti e stringendole tra le sue, -si se il sangue è tuo- spiegai provocandogli un sorriso, -Jasmin amore mio, mi farai diventare matto- continuò dopo avermi osservato attentamente: neanche il tempo di rispondergli che corsi subito in bagno a vomitare.
Appena mi piegai sul cesso sentii lui accarezzarmi la schiena; -ti sei stressata troppo- sussurrò sopra la mia testa prima di lasciarmi un bacio sopra, -scusami- continuò facendomi stare molto meglio, -ti amo-.
Dopo essermi ripresa, scendemmo giù a fare colazione, -quando le hai preparate- domandò mangiando una fetta di ognuna, -sta notte- risposi guardandolo preoccupata, -che c'è?- chiese riconoscendo il mio sguardo, -se sono incinta di nuovo- domandai facendogli spalancare gli occhi, -di nuovo?- ripeté preoccupato, -non sono pronto ad un altro bambino- continuò facendomi morire dal ridere, -non è sicuro tranquillo- lo calmai divertita, -e poi non lamentarti, sei tu che mi vieni dentro- lo contraddì facendogli serrare la mascella, -fai il test per favore- disse esasperato, probabilmente dalla brutta giornata che aveva passato, -tu intanto vai a dormire che sei stanco morto- accettai baciandolo, -no voglio stare non te e vederlo di persona- spiegò stringendomi al suo corpo, tanto da sentire quasi il battito del suo cuore, -dovrei averne uno in bagno ma non ne sono sicura- spiegai andando a prenderlo, seguita però da lui. Feci pipì sulla provetta sotto lo sguardo di Stephen, che stava morendo d'ansia: appena suonò lo guardai notando che mi stava fissando terrorizzato, -sono incinta- dissi guardando il risultato, ridendo subito alla sua faccia; scoppiai a ridere facendogli poi vedere che era negativo, -te lo sei meritato- sussurrai vicino alle sue labbra.
-Tra poco andrò in Croazia- annunciai notando subito come cambiò espressione, -la Croazia? Fra tutti i paesi?- chiese sospirando, -mi stai facendo impazzire- sussurrò dopo, -comportati meglio allora, io andrò li- lo avvisai, -i bambini rimangono con me- continuò, -assolutamente si, quando però avrò il controllo di tutto, vivranno anche con me- gli spiegai allontanandomi; mi prese per il braccio e mi tirò riportandomi davanti a lui, -sei consapevole di quello che stai facendo?- domandò, e lì riconobbi che era veramente incazzato, -se fai qualcosa che mi da anche solo leggermente fastidio, giuro che la guerra ci sarà fra me e te- continuò facendomi sorridere, -ecco, questo è lo Stephen che mi mancava- risposi guardandolo fisso negli occhi.

Ricambiò lo sguardo e poi scattò; mi spinse verso il muro, prendendomi in braccio e baciandomi con talmente tanta rabbia che quasi non venni all'istante.

Because I don't let you go 3 || Where stories live. Discover now