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Alle sette emmezza ritornai a casa trovandola vuota, così chiamai Stephen, -sei a casa?- domandò appena rispose, -come stai? Io bene e tu?- parlai io sarcastica, visto che arriva sempre subito al sodo, -si, sei a casa o no?- continuò facendomi scuotere la testa divertita, -si sono appena arrivata e non c'è nessuno- spiegai mangiando una barretta ai cereali, -Diego è con me- parlò poi ma subito dopo sentii in gran casino e la chiamata finii. Mi spaventai e così chiamai David, che non mi rispose, poi chiamai Aleksandr che non mi rispose e stessa cosa tutti gli altri.

Aspettai dieci minuti, sperando mi richiamasse qualcuno, ma non successe; provai a distrarmi facendo qualcosa, così riordinai la piccola libreria che c'era in salotto, trovando molti bei libri. -Mi hai fatto spaventare- ammisi appena risposi alla sua chiamata, -tuo figlio è un pazzo- parlò David divertito, -perché, dove sono?- domandai ancora, -Stephen mi ha detto di farti venire, siamo al Gate- continuò così uscii di casa.
-Karine gaurda che sono appena uscita, tu hai le chiavi per entrare?- domandai a mia figlia che rispose di sì, -e chi ti riaccompagna?- continuai, -doveva venire Diego, se no mi porta Lora- spiegò poi, -tuo fratello non so che ha combinato, poi prima di tornare a casa chiamami- le ordinai dopo salutandola.

Arrivata al locale entrai ritrovandomi davanti un ragazzo con tutta la faccia spaccata; alzai gli occhi cielo continuando a camminare, finché non ne trovai un altro nella stessa situazione di quello precedente. -Cos'è successo?- chiesi già arrabbiata sedendomi su uno sgabello, -non lo so, io sono entrato qui e tuo figlio gli aveva già spaccati di botte- mi spiegò David, -ah, che cazzo- sussurrai, -ammetti che ha fatto un bel lavoro- continuò facendomi scuotere la testa, -finché non capisco cos'è successo non mi parlare perché ho voglia di prenderlo a padellate in faccia- ammisi incazzata nera, notando poi Diego uscire da una stanza seguito da Stephen. Appena mi vide mio figlio mi guardò per poi sorridere, -spiega- ordinai appena venne davanti a me, -spie, infami, giapponesi- spiegò facendomi calmare, -credevo fossi un coglione che si vanta di essere forte- ammisi facendogli scuotere la testa, -e perché dovrei?- domandò accarezzandomi una guancia, -tuo padre trova sempre utile alzare le mani per cose stupide, magari avevi anche tu questo brutto vizio- spiegai notando quest'ultimo proprio dietro di lui, -hai fatto bene ad agire subito, magari scappavano via- si complimentò Stephen sorridendomi, -perché sono qui?- chiesi stranita, -perché è bravo, non ha paura, è intelligente- spiegò guardandomi, -non arrivare dove penso che arrivi, è piccolo- lo avvertii facendogli scuotere la testa, -ho quasi ammazzato due senza nessun problema- rispose Diego, -tu non parlare, so che vuoi farlo ma no, hai 16 anni- spiegai facendolo sbuffare, -parliamone almeno- insistette il padre guardandomi per poi prendermi per mano e portarmi nel suo ufficio.
-Te l'ho sempre detto, anche prima che nascessero, da piccoli no, poi già sta sempre con te, magari lhai già fatto iniziare senza dirmelo- parlai sedendoni sulla sedia, -mi accompagna al palazzo o magari a controllare le consegne, devi deciderlo anche tu se può o no- ammise sedendosi davanti a me, -per me è no, non voglio che rischi di morire già a quest'età, anche se è super bravo e mega intelligente- ripetei facendolo sorridere, -lui vuole farlo- annunciò accarezzandomi una guancia, -non ha neanche diciotto anni- sussurai tristemente, -e guardalo, sarebbe capace di gestire tutto anche ora, io alla sua età non ero cosi- spiegò stringendomi una mano, -lo so che mi vuoi convincere- iniziai, -e ci sono riuscito?- chiese speranzoso, -ho paura che si faccia male- ammisi ancora, -nessuno lo ammazzerà, se si farà male pazienza, dovrà imparare pur da qualcosa- disse facendomi pensare, -fai come vuoi- conclusi alzandomi ma prima che uscissi dalla stanza mi fermò, facendomi girare verso di lui, -se non vuoi dimmelo- mi avvertii, -no, va bene- risposi sorridente, -sicura?- continuò facendomi annuire. Usciti dalla stanza, la musica delle discoteca mi rimbombò nelle orecchie, -apre presto- ammisi girandomi verso di lui, -sono le nove- spiegò, -appunto, è presto- insistetti, -qui si cena anche, credo- aggiunse annuendo poi quando fu sicuro di quello che aveva appena detto. -Io vado che Karine mi ha già rotto- ci avvertì Diego facendomi annuire, -tu cosa fai?- continuai guardandolo, -mangiamo fuori?- propose facendomi annuire, -solo che devo fare alcune cose qui- aggiunse, -allora io vado a casa, mi cambio e poi quando finisci mi passi a prendere- spiegai facendolo annuire così uscii e ritornai a casa.

Mi feci una bella doccia calda e dopo aver vomitato ancora, mi lavai i denti, indossando un vestito con scollo a V, nero con le maniche lunghe e delle décolleté nere. -Sto arrivando- lo avvertii appena risposi alla sua chiamata; entrai in auto e aprii subito i finestrini visto che morivo di caldo. -Hai sentito uno dei due?- domandò facendomi scuotere la testa, -no perché?- chiesi notando nel suo sguardo che c'era qualcosa, -perché mi ha chiamato Diego e mi ha detto che riporta a casa Karine visto che ha picchiato la bellezza di quattro ragazze- ammise facendomi spalancare la bocca, -come quattro, ma se saranno lì da un'ora- risposi colpita, -quattro- ripeté fiero facendomi sbuffare, -a te interessa solo che non le ha prese giusto?- domandai, -e perché se le prendeva non era peggio?- chiese confuso, -si ma magari non lo so, ha bevuto troppo e ha reagito male perché è successo qualcosa- immaginai facendolo ridere, -è uguale a me e basta- disse sicuro facendomi scuotere la testa, -vabbè lascia stare questo, tu come stai?- chiese dopo stringendo la mia mano, -sono incinta, ho la nausea e il resto delle altre cose- spiegai guardandolo, -però stai bene- continuò facendomi annuire divertita, -si- sussurrai.

Because I don't let you go 3 || Tempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang