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Sentii qualcuno prendermi in braccio e quando aprii gli occhi vidi che era Stephen; lo spinsi via cadendo sul materasso, -lasciami stare- parlai mettendomi nella parte lontano da lui, -questa stanza fa schifo, poi è da un'ora che cerco di svegliarti, busso busso e non rispondi- continuò, -non me ne frega un cazzo lo sai? Potevi restartene fuori, senza la tua presenza mi sento meglio- gli urlai guardandolo con le lacrime agli occhi, -esci- continuai e dopo pochi secondi obbedì. Ero sfinita, volevo solo dormire, e dopo il suo comportamento non volevo parlargli.

Quando mi risvegliai ero ancora più stanca di prima; mi guardai intorno e mi ricordai quello che era successo. Mi alzai e nel momento stesso vomitai sopra il pavimento, così mi risedetti sul materasso. Non mi mossi per quasi mezz'ora, mentre continuavo a pensare senza riuscire a smettere, pensare a perché mi aveva detto quelle cose in quel modo e senza neanche darmi un motivo: ha preteso che facessi quello che mi stava dicendo ed io come una stupida che gli ho dato retta, ma ad essere sincera mi aveva un pó spaventata.
Vomitai di nuovo, ma questa volta qualcuno mi prese i capelli, -sono io- mi tranquillizzò Karine facendomi annuire, -mi dispiace- ammisi visto che stava vedendo sua madre vomitare in mezzo alla camera, -tranquilla, tu mi hai pulito il culo quindi siamo pari- rispose strappandomi un leggero sorriso, -papà è uscito ancora prima- mi avvertì, -se non lo nomini è meglio, oggi proprio mi ha rovinato la giornata- ammisi alzandomi e mettendomi la mano sul ventre, -tu non dovresti agitarti così tanto, non va bene- mi ricordò, -tranquilla, tanto dopo mangio e mi sdraio sul divano, ora mi faccio la doccia, tu non ti preoccupare, esci con le tue amiche- la tranquillizzai, -se c'è Rosa in casa la chiami per favore?- continuai facendola annuire. -Signora mi dica- parlò la donna entrando nella camera, -te l'ho detto cento volte di chiamarmi Jasmine, per favore pulisci questo casino, poi quando hai finito potrai andare, hai una settimana di vacanze- la tranquillizzai, -mi servono soldi, le ricordo che mio figlio sta studiando per entrare all'università- mi ricordò, -allora prenditi due settimane, entrambe pagate, e in più, aspetta- parlai velocemente cercando la borsa, -dieci mila bastano?- continuai ma mi guardò con la bocca aperta, -non posso accettarli- disse facendo qualche passo indietro, -si che puoi, sei stata un angelo anche solo ad accettare questo lavoro, poi con tutto quelle che succede in questa casa pagarti tanto è il minimo che possa fare- la tranquillizzai consegnandole l'assegno, -fatti una bella vacanza con la tua famiglia- continuai prima di chiudere la porta per entrare in bagno. Una doccia calda e dopo aver indossato un semplice pigiama mi diressi in cucina, trovando già pronto; -ho finito- disse la donna facendomi annuire, -vai a casa non ti preoccupare- dissi, -non si preoccupi si sistemeranno le cose, preparo la cena e me ne vado- mi tranquillizzò posando la sua mano sulla mia, -ti ho detto vai- ripetei facendola annuire, -e visto che prendi sempre il pullman per venire, svegliandoti ad orari esagerati- continuai visto che mi venne in mente, -scendi in garage e prendi qualsiasi macchina vuoi- parlai ma mi guardò ancora più sbalordita, -perché fai quella faccia? Te lo meriti, sei una donna paziente e hai fatto tanto per questa famiglia- spiegai, -come posso ringraziarla?- chiese correndo ad abbracciarmi, -andando a casa- risposi facendola annuire super contenta: almeno per qualcuno è stata un'ottima giornata. Presi un altro piatto di zuppa e lo portai in salotto, dove mi sdraiai sul divano accendendo la televisione, ma ovviamente mi addormentai. -Mamma- mi risvegliò questa volta Diego, -dimmi- risposi alzandomi subito, -tranquilla, volevo sapere dov'è finita la maserati- rispose tranquillo facendomi scoppiare a ridere, -quella donna ha buon gusto, l'ha presa Rosa- spiegai richiudendo gli occhi, -e perché mai?- domandò facendomi ridacchiare, -vai a comprartene un'altra- lo liquidai, -ma perché l'ha presa?- insistette, -perché quella povera donna si sveglia alle quattro di mattina per venire qui a sopportare noi ricconi, e tutto quello che ho sempre fatto è stato pagarla all'ora, si merita di meglio- continuai, aprendo gli occhi, -perché sorridi?- chiesi accarezzandogli una guancia, -perché sei sempre stata brava con gli altri, porti rispetto a tutti- spiegò fiero facendomi annuire, -dai esci e a divertirti, io non sto tanto bene- ammisi richiudendo gli occhi, -qualcosa di serio?- domandò, -è la gravidanza non ti preoccupare- sussurrai ricevendo un bacio sulla fronte.

Quando mi risvegliai la casa era buia e la televisione ancora accesa. Mi stiracchiai quando sentii dietro di me qualcosa di caldo; mi girai trovando Stephen che mangiava un panino e quando si accorse che ero sveglia mi guardò un pó preoccupato, -cosa vuoi?- domandai girandomi verso la televisione, dandogli la spalle, -scusa- parlò e basta sdraiandosi dietro di me, -fai sempre cosi- gli rinfacciai, -così come?- chiese stringendomi a se, -fai le cose senza pensare e poi ti penti- spiegai, -l'importante non è che mi pento?- domandò facendomi annuire, -ho spaccato mezza camera, vomitato l'anima ma l'importante è che hai capito- parlai arrabbiata, -anche se potevi capirlo subito- sussurrai ma mi costrinse a guardarlo, -tu non mi ascolti, non te l'ho detto perché mi andava, hanno provato ad ucciderci, non voglio rischiare ancora- spiegò nervoso, -ci sono tante cose che mi  fanno incazzare, mica solo questa- gli ricordai, -voglio solo dormire- rispose appoggiando la testa sul cuscino, -so cosa stai facendo, non riesci a dormire quindi fai tutto il carino con me- parlai, ma aprii gli occhi di scatto facendomi sorridere, -non faccio il carino solo per dormire, anche senza chiarire dormivamo insieme- ribatté facendomi ridere, -non abbiano chiarito- lo avvertii, -dormi e non rompere che stai anche male- mi zittì stringendomi a se e appoggiando la sua testa nell'incavo del mio collo.

Because I don't let you go 3 || Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora