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Per calmarmi mi feci due o tre bicchieri di whisky, non ricordo precisamente, e dopo aver fumato una sigaretta ritornai in camera.

-Neanche tu hai dormito- parlai vedendo la luce accesa e il balcone aperto, -non dirmi che hai bevuto- annunciò guardandomi divertito, -si, ho bevuto così riesco a dormire in santa pace- risposi buttandomi sopra il letto, -hai bevuto, anche tanto- continuò guardandomi, -tu non bevi?- chiesi io, -si, ma lo reggo- spiegò facendomi arrabbiare, -allora, io dormo da un'altra parte perché già ho mal di testa, e questa conversazione finirà male- lo avvisai alzandomi e uscendo dalla stanza: mi sentivo un pó ubriaca ma non più di tanto, quindi perché insisteva sempre nel rompermi.

Andai nella camera degli ospiti e dopo essermi sdraiata chiusi subito gli occhi. Provai ad addormentarmi ma dopo una quindicina di minuti ero ancora lì che cercavo di dormire; sbuffai frustrata sapendo che il motivo era il "litigio" con Stephen.
Neanche il tempo di alzarmi per ritornare da lui, che la porta si aprii; lo guardai sorridente visto che anche lui non si era addormentato, -non mi piace questa cosa- ammise sdraiandosi accanto a me, -il fatto che senza di me non dormi intendi?- gli rinfacciai divertita, -anche per te è uguale- ribatté mentre mi appoggiavo al suo petto, -l'hai sempre saputo- sussurrai beandomi del calore del suo corpo, -dormi- ordinò accarezzandomi i capelli, -solo perché sono stanca- continuai facendolo ridacchiare.

La mattina dopo, quando mi svegliai, per colpa della luce del sole, sentii il braccio di Stephen saldo sulla mia vita; mi girai verso di lui sorridendo appena lo vidi, -posso alzarmi?- domandai svegliandolo, lasciando poi un bacio sul suo collo, -no- rispose stringendomi ancora di più, -dai- insistetti, -sono le sette di mattina, hai dormito poco- continuò facendomi sorridere, -i bambini vanno a scuola, li porto io e tu dormi, poi quando torno parliamo di che cosa devi fare oggi- ordinò aprendo gli occhi, -io però alle nove precise devo uscire- lo avvertì, -mi dici dove vai e poi esci- ripeté alzandosi, -non farmi incazzare che esco prima che torni- risposi facendolo fermare davanti al bagno. Mi guardò male, -perché mi minacci?- chiese facendomi incazzare di più, -perché ti credi il capo di tutto- sbottai alzandomi, -sarà una giornata di merda oggi- continuai uscendo dalla camera.
Mi lavai e mi vestii indossando un vestito nero e dei tacchi a calza dello stesso colore.

-Che bella che sei- si complimentò Karine appena entrai in cucina, -grazie amore, tutto bene?- domandai rivolgendomi ad entrambi, -si, papà sta preparando da mangiare- continuò facendomi alzare la testa verso di lui che mi stava fissando incazzato...

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-Che bella che sei- si complimentò Karine appena entrai in cucina, -grazie amore, tutto bene?- domandai rivolgendomi ad entrambi, -si, papà sta preparando da mangiare- continuò facendomi alzare la testa verso di lui che mi stava fissando incazzato; per evitare di far capire qualcosa ai bambini mi diressi verso di lui sorridendo, -non guardarmi con sta faccia- parlai nervosa, -adesso non ti posso fare e dire nulla ma dopo sono cazzi tuoi- mi avvertii chiamando i bambini e uscendo. Sbuffai frustrata e senza ripensarci uscii portando con me una pistola e i rispettivi proiettili.

Raggiunsi le mie due amiche che mi stavano aspettando non tanto lontane dal centro. Parlammo di affari e dopo aver finito il caffè ci alzammmo, -va bene l'eleganza ma se qualcuno mi minaccia con sti tacchi sono morta- ammisi facendole ridere, -aspettatemi che le cambio- continuai correndo verso la mia macchina; indossai gli anfibi e dopo le raggiunsi.
A piedi ci dirigemmo verso un palazzo e appena arrivate vidi subito delle auto nere davanti all'ingresso, -il compratore lavorava qui?- domandai alle ragazze che annuirono, -questo è Stephen- continuai abbassandomi per non farmi vedere, -si, lho visto, è incazzato nero cazzo- parlò Roxy girandosi verso di me terrorizzata, -ti fa alla griglia lo sai, ti infilza con uno spiedino appuntito e poi ti mette sul fuoco- continuò l'altra ragazza, Melania, ricevendo uno sgaurdo contrario da parte mia, -prima di uccide, mi fa a pezzi e poi alla griglia- precisiamo causandole un leggero sorriso, -quell'uomo è un pazzo criminale, ma ti ama più della sua stessa vita, se è qui vuol dire che se ti prende non ti fa più uscire di casa, fidati di me- continuò sempre Melany facendo annuire, -come minimo- continuai, -io voglio solo che quel figlio di puttana mi dia i soldi, se non li trovo sul conto entro cinque minuti me ne frego se mio marito è lì, entro e gli spacco la faccia- le avvisai tirando fuori il telefono. Aspettammo qualche minuto e appena il tempo terminò, rientrai nei conti bancari in cui avrebbe dovuto spedirmi i soldi divisi, non trovando però i cinque milioni che mi aspettavo, -credono che solo perché sono donna non so essere cattiva- sussurrai facendomi coraggio e dirigendomi verso l'edificio.
Entrai ricevendo occhiate meravigliate da tutti gli uomini presenti, -cosa c'è?- domandò David appena mi vide in lontananza, lo guardai incazzata nera facendogli scuotere la testa, -dentro c'è Stephen- mi avvisò facendomi il segno della gola tagliata, -vaffanculo pure lui, dove cazzo è quel figlio di puttana del tuo capo?- urlai alla segretaria che mi guardò impaurita, -la prego di abbassare la voce-, -me ne frego della voce, dimmi dov'è- le ordinai facendole scuotere la testa, -ora è in riunione- rispose indicandomi con gli occhi gli uomini della Solntswvskaya, -me lo cerco da sola- finii non avendo voglia di spiegarle la situazione.
Sotto lo sguardo di tutti ci dirigemmo verso l'ascensore, entrandoci subito dopo, -qui finisce male- commentò Melania caricando la pistola, -mi dispiace ma con Stephen presente siano noi in svantaggio- ammisi facendola annuire ovvia, -noi recuperiamo i soldi, poi vi trovo un modo per scappare- pensai, -rimani qui?- chiese Roxana stupita, -è l'uomo che ho sposato, rimarrò tutta la vita- risposi divertita, respirando, -felice però di averlo incontrato, quindi subisce tutto- si intromise Melania facendomi sorridere, -anche con Tommas ho avuto un apporto strano- iniziò la mia amica ma l'apertura delle porte la fece zittire, -procediamo con calma e prudenza?- chiese quest'ultima guardando entrambe, -la prudenza ti ammazza e la calma gli permette di ucciderti, bisogna essere coraggiosi e non aver paura di morire, così si sopravvive- risposi ripetendo le stesse parole che Stephen mi aveva detto durante gli "allenamenti".
Uscii seguendo Roxana che sapeva dove si trovasse l'ufficio; arrivate davanti bussai leggermente facendo entrare prima la ragazza che lo conosceva bene, -salve- parlò richiedendo la porta alle sue spalle. Mi appoggiai al muro cercando di sentire qualcosa, -Stephen è qui insieme ad un altro uomo- mi scrisse la ragazza nella sua lingua, cioè il francese, costringendomi a tradurre su internet, -non credo mi abbia riconosciuto, lo sta trattando di merda e continua a minacciarlo, non finisce bene...- continuò facendomi spaventare, -tu rimani lì, appena cala il silenzio parla, se qualcuno ti dice qualcosa, alza la voce e noi entriamo- risposi non ricevendo più risposta.
Aspettamo qualche altro minuto ma quando sentii le urla della mia amica spalancai la porta ed entrai, -se fai qualcosa ti spacco la faccia, lasciala- ordinai dirigendoni verso l'uomo che le stava puntando l'arma, -non prendo ordini da una donna- rispose facendomi sorridere: lo fissai sentendo lo sguardo di Stephen bruciarmi addosso, -vaffanculo- continuai tirando fuori la pistola per poi sparargli.

Because I don't let you go 3 || Where stories live. Discover now