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Ero in auto con davanti Yuri e Adrian, finché non ci fermammo davanti ad una casa. Vidi mio padre davanti all'entrata, mentre si fumava una sigaretta; -come mai siete qui?- chiese appena ci notò, ma quando vide che ero li anche io li guardo male, tutti. -Sai cos'è successo?- domandai ma prima di annuire mi osservò, -suo padre ha qualche problema- iniziò portandomi lontano dagli altri, -in che senso?-, -non so se sai la storia di sua madre- continuò ma scossi la testa, -te ne parlerà lui, in grandi linee lei se ne è andata, Igor avrà avuto dieci anni- spiegò, -se ne è andata per quale motivo?- domandai, -aveva provato ad ammazzarla- rispose ma lo guardai paralizzata, -nel senso che l'ha ferita ma è sopravvissuta- diedi per scontato facendolo annuire, -lei ora vive a mosca, si è risposata, Igor da qualche anno controlla il padre, prima aveva questi attacchi solo quando beveva, adesso sono peggiorati, ha riprovato ad ammazzare la moglie, quella nuova- concluse velocemente, probabilmente perché notò qualcuno uscire dalla casa, mentre io sentii solo la porta sbattere. Mi girai e vidi il ragazzo che aiutava la donna a scendere le scale. Corsi vicino a loro e appena Igor mi vide mi guardò male, però non mi disse nulla, visto quello che stava accadendo; -me lo devi tenere lontano, ti prego- gli sussurrò la donna, che presi sotto braccio prima di farla entrare in macchina. -È stato un coltello?- domandai facendola annuire, mentre piano piano la vedevo sempre meno cosciente. Guardai la ferita prima di sospirare, niente di grave; nessun organo lesionato, neanche nervi e vasi. -L'ho fatta sdraiare, non ha niente di grave, ha perso tanto sangue però, va portata subito all'ospedale- spiegai agitata facendo subito annuire Igor, -la portiamo noi, rimani con lui- lo tranquillizzò mio padre facendolo annuire, -ei, chiamami appena finisci qui, qualsiasi ore siano, le tre, le quattro anche le sette di mattina- lo avvertii ma annuii semplicemente, -per favore- insistetti abbracciandolo, ma rispose con un semplice va bene.
Accompagnata la donna, decisi di rimanere lì con lei finché non si sarebbe svegliata; -mamma, scusa- parlai subito appena mi rispose al telefono, -non ti preoccupare, mi stai rendendo fiera di te, solo che appena si sveglia torna, sarai stanchissima, chiedile solo se puoi chiamare qualcuno che possa stare con lei- mi consigliò mentre vedevo mio padre litigare con la macchinetta del caffè. Gli passai mia madre e rimasi lì con lui finché non sentii il mio telefono squillare; -dimmi- risposi subito, -ti passo questo numero, dovrebbe essere quello di sua sorella- mi spiegò e dopo averlo segnato lo salutai.
Chiamai la donna è, tristemente, le spiegai cos'era successo. Si presentò in ospedale mezz'ora d'oro, e dopo aver chiesto ai medici la sua situazionezm si sedette accanto a me. -Grazie della chiamata- mi guardò, -non ti preoccupare- la tranquillizzai ma poco dopo iniziai ad imbarazzarmi, -sai cos'è successo?- continuò ma la guardai prima di raccontare cho a cui avevo assistito. -Sei la ragazza di Igor- disse divertita facendomi annuire, -non dubitare mai di lui, neanche se vedi quel grande figlio di puttana di suo padre, è l'esatto opposto- parlò con le lacrime agli occhi, -lui l'aveva avvertita, le aveva detto che avrebbe solo perso gli anni della sua vita, ma lei non gli ha dato ascolto- aggiunse, scoppiando poi a piangere. Cercai di consolarla in qualsiasi modo e appena la donna si svegliò, le lasciai il mio numero prima di uscire, dando loro un pó do privacy.
-Dai andiamo- mi abbracciò mio padre, prima di dirigerci all'auto.

Tornati a casa, notai la luce della cucina accesa, e, dopo essere entrata, vidi mio fratello intento a mangiarsi gli avanzi della cena. -Volevo mangiarli io- lo trucidai, -ci sono gli affettati, fatti un panino- rispose nervoso ma gli mollai un ceffone prima che potesse scappare su.
Entrai in camera mia e mi feci subito una bella doccia calda; mi cambiai, indossando pantaloncini e maglietta, prima di sdraiarmi sul letto. Dopo qualche minuto, sentii un pianto, che mi fece subito alzare; -non ti preoccupare, ci penso io- fermai subito mia madre che mi guardò felice prima di continuare a dormire. -Ma guarda questo bel bambino- sussurrai controllando se avesse fatto la cacca o se avesse solo fame, ma dopo averlo cullato un pó ritornò subito nel mondo dei sogni. Lo appoggiai sulla poltrona; in religioso silenzio, spostai il comodino, dotato di rotelle, così da avvicinare il letto al muro. Lo circondai con i cuscini, e poi lo coprii con la copertina, prima di guardarlo mentre dormiva. Rimasi sveglia fino alle sei, dopo crollai.

Quando riaprii gli occhi era passata solamente un'ora, ma dopo qualche secondo, sentii il telefono vibrare: lo cercai ovunque prima di trovarlo in bagno. -Dove sei?- domandai appena risposi, -in macchina, vengo da te?- chiese e subito accettai. Portai il bambino nella sua culla prima di scendere a prepararmi un panino; appena mi arrivò un suo messaggio andai subito ad aprirgli. Lo guardai per capire qualcosa ma con quella faccina triste lo abbracciai subito, -mi dispiace- sussurrai ma quando notai gli occhi lucidi mi sorrise. Appena entrato in cucina iniziò subito a preparare una canna, mentre io gli facevo un panino, -se vuoi parlarne io ci sono- lo avvertii ovvia ma scosse la testa, -sono ore che mi subisco i suoi inutili discorsi, voglio che ti comporti come sempre- spiegò facendomi annuire.
Lo guardai chiudere la cartina, prima di prendere il panino e addentarlo; -bagno in piscina?- domandai abbracciandolo da dietro, facendolo annuire subito. -Entri così?- chiese terrorizzato, guardandomi mentre mi toglievo il pigiama; sorrisi notando la sua faccia cambiare espressione appena mi tolsi anche le mutande. -È inutile che mi sfidi- mi avvertì, -tecnicamente qui non siamo dentro casa- gli feci notare ma scosse testa, togliendosi i pantaloni ed entrando nell'acqua calda. Evitai di bagnarmi i capelli, visto che li avevo appena lavati, ma Igor rovinò il mio piano. Mi annegò quasi, e quando ritornai a respirare ossigeno, le sentii ridere. -Tu sei scemo- urlai schizzandolo, prima di inseguirlo e fare la stessa cosa che aveva fatto lui con me: -sei forte- si complimentò sistemandosi i capelli. Lo guardai imbambolata prima di sgridarlo; -tu non puoi fare così se poi non facciamo c'ho che voglio fare-, -perché non dici il nome di quello che vuoi fare?- domandò mentre le sue mani accarezzavano ogni parte del mio corpo, tranne quella che volevo. -Perché non saprei come considerarlo- ammisi facendolo sorridere, -scopare- dicemmo nello stesso momento, -fare l'amore- pronunciò dopo stranito, -non l'ho mai fatto- aggiunse facendomi sorridere, mentre, allontanandosi da me, andò a prendere la canna per accenderla.

Because I don't let you go 3 || Where stories live. Discover now