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Appena entrata nella camera mi sedetti sul letto, stando attenta alla spalla; mi sdraiai a pancia in su, ma sentivo tutto il collo tirarmi così provai mettendomi su un fianco ma mi faceva male lo stesso.
Sbuffai incazzata non sapendo in che posizione mettermi; -perché sei ancora lì in piedi?- chiese Stephen entrando in stanza, -mi fa male il braccio in qualsiasi posizione mi metto- spiegai accendendo la luce, -aspetta cinque minuti che mi lavo- mi avvertì entrando in bagno. Ritornò poco dopo con solo le mutande addoso; -sdraiati normalmente- sussurrò sistemando il cuscino che poi mise sotto la mia spalla, -si così- ammisi chiudendo subito gli occhi per la stanchezza; si posizionò accanto a me senza sdraiarsi. -Dai che cazzo stai facendo- sbottai dopo qualche minuto, visto che non si era ancora sdraiato, -arrivo aspetta- risposecosì aprii gli occhi, -non puoi farlo domani?- domandai vedendo che aveva il telefono in mano, -ho finito- annunciò appoggiandolo sopra il comodino e mettendosi accanto a me, -siamo nervose- sussurrò baciandomi, facendomi poi sorridere. -Con sta spalla di merda non riesco- si lamentò lui poco tempo dopo, -fa male a me mica a te- ribattei stranita, -lo so, però tu sei messa in un posizione brutta, come mi appoggio se appena ti tocco ti faccio male?- domandò facendomi scuotere la testa divertita, -aspetta che mi metto meglio- risposi a bassa voce, appoggiando la testa nell'incavo del suo collo, a pancia in su, con il cuscino che mi alleviava il dolore.

-Mamma- mi chiamarono facendomi aprire piano piano il gli occhi, -stai bene?- domandò la bambina facendomi annuire sorridente, -papà mi ha detto che ti sei fatta male- continuò sedendosi sul bordo del letto, -amore sto bene, mi fa solo male- spiegai accarezzandole una guancia, -fra tanto vado a scuola e volevo fare un esercizio di matematica con te- continuò facendomi annuire, -certo, vai a prendere il tuo quaderno e una penna- risposi alzandomi. Scesi in cucina e la trovai seduta sul tavolo, -hai mangiato?- le chiesi facendole scuotere la testa, -papà dov'è?- continuai guardandola, -eccolo- disse indicandolo mentre entrava nella stanza, -che ci fai sveglia?- domandò lasciandomi un bacio sulle labbra, -ripasso matematica con lei- spiegai, -la aiuto io, vai a dormire che sei stanca- rispose, -tranquillo ce la faccio, tanto dopo dormirò fino alle tre- lo tranquillizzai sorridendogli, -cosa volete da mangiare?- chiesi alle tre persone più importanti della mia vita, -latte e basta- disse Karine, -io latte e la torta- rispose Diego facendomi annuire, -io caffè- finii Stephen.

Ripassai con Karine e appena uscirono di casa ritornai in camera per dormire. -Mh- mugugnai appena qualcuno mi baciò, -hai già fatto?- chiesi, -si- sussurrò, anche lui stanco, -ti fa male?- domandò, -si- risposi accarezzandogli i capelli, -poco però- aggiunsi richiudendo gli occhi, -Stephen- lo richiamai, -dimmi- parlò guardandomi, -non potrebbero mai arrestarti giusto?- domandai facendogli corrugare la fronte, -perché me lo chiedi?- rispose facendomi sorridere, -rispondi- gli ordinai facendolo ridere, -sanno tutti chi sono e cosa faccio, quindi avrebbero potuto arrestarmi già da tempo- spiegò facendomi annuire, -e non lo fanno perché?- continuai, -perché li conviene, mi sembra ovvio- rispose, -non hai mai pensato di lasciar stare le cose illegali e provare ad investire in qualcosa?- aggiunsi facendolo annuire, -e perché non lo fai?-, -perché la fama mi precede- sussurrò, -posso andare io- proposi facendolo sorridere, -li nessuno mi fa niente, fai venire qualcuno e basta- aggiunsi, -dai è una bella idea, scegli tu dove investire- insistetti, -va bene però ho sonno, ne parliamo dopo- mi liquidò cingendomi la vita con il braccio, così mi addormentai anche io.

Mi svegliai per l'una emmezza ma senza Stephen accanto. Mi lavai la faccia e i denti indossando poi una maglietta che mi arriva un pó più sopra del ginocchio, poi scesi a mangiare qualcosa, -che sorpresa- parlai appena vidi David farsi un panino, -ti picchierei- rispose facendomi ridere, -guarda, una spalla bucata per bere un cazzo di drink- continuò facendo arrabbiare, -cazzo ma siete proprio uguali, due rompi palle- ribattei sbattendo le mani sul tavolo, -forse perché abbiamo ragione?- si intromise Stephen, -ragione? Siete due scemi, uscite quando cazzo vi pare e fate quello che vi pare, io devo chiederlo invece- sbottai uscendo dalla stanza; -mi hai sposato, cosa ti aspettavi?- domandò mio marito seguendomi su per le scale, -non una galera devo essere sincera- risposi guardandolo, -per te non ci sono problemi, ma per me si- aggunsi, -non è colpa mia però se la gente vi dà fastidio- ribatté avvicinandosi, -lo so, però è frustrante non poter fare quello che si vuole per colpa di gente che neanche conosci, la pistola risolverebbe tutto in realtà- proposi facendogli scuotere la testa subito, -non posso farmi il tatuaggio dell'organizzazione?- riprovai, -non è adatto a te, un viso così bello e un tatuaggio come il mio?- chiese sedendosi accanto a me sugli scalini, -risolverebbe tutti sti casini?- insistetti facendolo annuire, -allora lo faccio- parlai sicura facendolo sbuffare, -esattamente l'esatto opposto di quello che ti dico- ripeté per la milionesima volta facendomi ridere, -io devo uscire- annunciò, -lo so- risposi alzandomi, -non fare così per favore- mi fermò prendendomi una caviglia, -cosa faccio?- domandai facendolo alzare, -quella faccia triste- sussurrò vicino alle mie labbra, lasciandoci poi un dolce bacio, -è che mi annoio, che cazzo può fare una madre di trent'anni che non lavora e con i figli a scuola? Un cazzo- imprecai, -vuoi venire con me?- chiese facendomi subito annuire, -che devo fare?- aggiunsi, -incontro uno poi vado a controllare delle armi- spiegò, -no tranquillo allora, pensavo fosse qualcosa di più emozionante- ammisi facendogli scuotere la testa, -una sparatoria magari?- ci scherzò su, -se ero incinta a quest'ora qualcosa stavo facendo- pensai ad alta voce, rattristendomi un pó, -smettila, sembra che vuoi stare male tu, continui a deprimerti- mi rimproverò abbracciandomi, -un bambino possiamo farlo quando vuoi però- sussurrò vicino al mio orecchio, -non piangere- parlò costringendomi a guardarlo, -sto aborto di merda- sussurrò facendomi sorridere, -fallo di nuovo- ordinò e mi venne spontaneo sorridere ancora, -adesso faccio una cosa, tu preparati- continuò facendomi corrugare la fronte, -non mi va di uscire, sto braccio ogni tanto mi fa un male- spiegai facendolo annuire, -antidolorifico e e foulard- riprovò facendomi annuire, -preparati ok?- continuò baciandomi e scendendo le scale.

Because I don't let you go 3 || Wo Geschichten leben. Entdecke jetzt