75

856 53 1
                                    

Dopo aver fatto la doccia mi resi conto che aveva rotto la mia felpa preferita; -quella era mia- disse sicuro e aveva ragione, -allora dammi qualcos'altro da mettere- lo pregai allacciando le braccia al suo collo, mentre avevo indosso solo le mutande, e lui i jeans.

Atterrati, appena uscii dall'aereo rimasi stranita appena vidi che eravamo ritornati in Russia, -mi prendi in giro?- domandai girandomi a guardarlo, -ora ti spiego bene la situazione- mi tranquillizzò, -perché non me lhai spiegata prima?- chiesi nervosa, -sali in macchina- parlò severamente ma alzai un sopracciglio prima di ridargli in faccia, -non salgo proprio da nessuna parte, perché tutti mi trattate come se fossi una bambina?- urlai guardandolo, -Karine ti prego, odiami quanto ti pare ma sali in macchina- disse facendomi rimanere malissimo. Lo guardai delusa prima di sedermi sugli scalini del jet; -per favore- aggiunse dopo ma scossi la testa, -se farmi sapere dove andiamo la trovi una cosa inutile vuol dire che mi consideri una cogliona che si incazza per tutto, in più ti odio- sussurrai ma lo vidi accovacciarsi davanti a me, -siamo qui perché sei stata rapita da me, tuo padre non capisce che io voglio commerciare in America e me lo impedisce- confessò facendomi spalancare la bocca, -hai fatto sempre finta?- domandai ma scosse subito la testa, -non dirlo mai, se non volessi stare con te non credere che avrei fatto la finta, ti avrei trattato male, e mai ti avrei toccata perché mi avresti fatto schifo, quindi Karine, scusa se non ti ho detto nulla, ma se non costringo tuo padre dovrò spacciare donne, armi e droga per il resto della mia vita- spiegò velocemente, togliendomi una lacrima, -non sei stato tu a organizzare quell'attacco alla festa vero?- domandai ma scosse la testa, -chi mi dice che non mi stai mentendo?- chiesi facendolo sorridere, -hai ancora il tuo telefono, se non mi vuoi più vedere chiama i tuoi genitori, io me ne andrò, se invece resti con me..- spiegò ma lo interruppi, -se resto significa che sto tradendo la mia famiglia- pensai ma negò con la testa, -la tradiresti se io avessi in mente qualcosa di brutto, voglio solo che tuo padre mi dia il via libera, e lui capisce le cose quando lo si sfida- precisò facendomi annuire subito, -mi perdoni?- chiese dopo accarezzandomi una guancia, -ti amo, voglio perdonarti, ma se non parlo con mio padre rischi di essere ammazzato- lo avvertii ma sorrise, -tuo padre non è l'unico ad essere furbo, lui credeva lavorassi solo legalmente ma faccio tante altre cose, ho tanti uomini e troppo soldi, se tuo padre mi fa qualcosa scatta una guerra, e non la farà mai visto che sei qui con me- spiegò, -voglio chiamarlo, si può sistemare senza tutto sto casino- parlai sicura ma mi guardò serio, -provaci ma sarà inutile-.
-Karine, stai bene?- rispose incazzato nero, -si- risposi, -dimmi dove sei, ti vengo a prendere e lo ammazzo- rispose subito ma rimasi in silenzio, -è una situazione di merda nella quale vi siete infilati entrambi, io sono solo quella che sta tra di voi, e non voglio scegliere perché credimi, è l'unico che riesce a capirmi- parlai con il magone, -Karine- mi pregò, -ascoltami per favore, non posso sempre stare in disparte perché tu lo vuoi, ed ora che ho trovato un ragazzo che mi accetta lo devo lasciare per te, no- gli rinfacciai facendolo sbuffare, -ti ha rapito- mi ricordò, -rapire è una cosa brutta, tu non sai quanto mi ha reso felice in soli due giorni, non mi ha neanche risposto male una volta, e mi ha permesso di scegliere se chiamarti o meno, questo non è rapimento- lo corressi, -cosa vuole?- domandò, -che lo fai lavorare, perché gli impedisci di importare le cose in America?- chiesi curiosa, ma non mi rispose, -hai detto anche che ti piaceva- aggiunsi, -odio continuare ad ammetterlo, ma è il primo in 20 anni che mi sfida così apertamente, e questo vuol dire che ha il coraggio che vorrei avesse l'uomo che starà con te- ammise facendomi sorridere, -ma non ha avuto rispetto nei miei confronti- aggiunse, -neanche tu nei suoi, non ti avrebbe rubato nulla, lui vuole lavorare legalmente al contrario tuo- gli ricordai, -ti sei proprio puntata- commentò quasi divertito, -si, perché voglio che siate amici, e se tu fai il capo potente lui ti sfida, e nessuno dei due smetterà mai di farlo, quindi vorrei una tregua, infinita- precisai alla fine girandomi verso Igor.
-Vuole parlare con te, e verrà con mia madre quindi non succederà nulla- lo informai sorridente, -non so quanto questo migliorerà la situazione- mi contraddì, -si può provare- ribattei facendolo sorridere, -non ti farei mai del male- mi avvisò sicuro, -lo so- sussurrai abbracciandolo, -ho paura di perderti- ammise stringendomi a se, -rischi la vita- gli ricordai, -da qualche giorno sei tu la mia vita, io sto solo rischiando di non vederti più- spiegò ma lo zittì, -andrà tutto bene, tu potrai lavorare in qualsiasi posto vorrai, senza spargimento di sangue- lo tranquillizzai, -solo grazie a te- precisò baciandomi.
-Siamo molto vicini a casa mia- gli feci notare, -l'incontro è sta sera- gli ricordai ma mi guardò divertito, -andiamo ora- decise facendomi spalancare gli occhi, -ora? Tu sei più pazzo di lui- gli rinfacciai ma credo l'avesse preso come un complimento.
Sbuffai mentre si fermò davanti alla casa; vidi subito mio padre uscire, e lo guardai sperando che rimanesse fermo.

-Vieni qui- mi chiamò ma non risposi neanche, -non ho scritto in fronte che ho cinque anni- sbottai, -lasciala stare, tu sei incazzato con me, parliamo io e te- lo richiamò Igor, -sei morto- lo guardò infuriato, -ammazzami allora- lo sfidò il ragazzo facendomi venire subito il magone, -se ti azzardi a farlo io non sarò più tua figlia- urlai ma si girò a guardarmi Igor, -non dire così, lascia che ci pensi io- mi parlò ma scossi la testa spaventata, -Karine, ti prego lasciali parlare, non succederà nulla- mi parlò mia madre accarezzandomi i capelli, -non me ne vado- dissi sicura, ma nel momento in cui guardai il ragazzo lo vidi annuire, così gli diedi ascolto. -Karine- mi richiamò mi madre appena entrate in casa, -non ti giudico per quello che stai facendo, ma lui non si doveva permettere di fare una cosa simile- iniziò ma mi girai subito a guardarla, -che cos'ha fatto di male? Mi ha rapita? Se la credi così è stato il rapimento più merdoso di tutti, lui voleva solo fare quello che voleva e papà glielo ha impedito, perché deve credersi per forza il più forte quando ha davanti qualcuno di più intelligente- urlai tirandomi un pugno al vetro, su cui comparve una crepa mentre la mia mano sanguinava. -Vieni che te la disinfetto- parlò mia madre dopo avermi abbracciato. -Noah?- domandai con ancora gli occhi rossi, mentre la guardavo sorridere, -sta bene- mi rispose sedendosi poi davanti a me, -lo ami già?- chiese e titubante annuì, -tuo padre non è stupido, pensava potesse fare qualcosa di sbagliato per fargliela pagare, ma non questo, credevamo foste morti- spiegò arrabbiata mentre mi guardava, -mettiti nei nostri panni- continuò, -scherzi? È da tutta la vita che me lo dite, devo sempre capirvi io, devo sempre accettare io le cose- sbottai, -se entro due minuti non entrano da quella porta con un cazzo di accordo dovrete accettare voi quello che dico io- conclusi nervosa alzandomi ma pochi secondi dopo si aprii la porta d'ingresso.

Because I don't let you go 3 || Where stories live. Discover now