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Mi adagiò sul divano, appoggiando la testa sul mio petto, la mano sul ventre e avvinghiando le mie gambe alle sue.

-Mi sei mancata- sussurrò chiudendo gli occhi, -ogni giorno mi alzo e ti guardo, combattendo contro me stesso per non svegliarti e fare l'amore- continuò facendomi sorridere dolcemente, -fallo- parlai ovvia, facendolo ridacchiare, -lo farei se non dovessi uscire per forza- ribatté, -però quando non dovrai lavorare fallo- sussurai in risposta beandomi delle carezze che mi stava facendo sulla pancia. -Ho fame- annunciai di nuovo facendolo ridere, -ti preparo qualcosa?- domandò, -no tranquillo, se sei stanco rimani qua, io però ho voglia di dolce, fragole con la panna, torta alla crema, costrata- sognai alzandomi in piedi, -tu non sei normale- disse tra le risate facendomi sorridere, -sono incinta, mangio quanto voglio senza sentirmi in colpa- urlai dirigendomi in cucina.

-Chi ha fatto i biscotti?- chiesi appena trovai il piatto in frigo, -David- rispose sedendosi su uno sgabello, -ah, devo assaggiare- parlai ovvia prima di addentare il dolce, -cazzo che buono- imprecai continuando a mangiare, -io vado a fumare e arrivo- mi avvisò ricevendo uno sguardo interrogativo, -sono troppo nervoso, faccio palestra, una doccia poi fumo- spiegò facendomi annuire, -che mangi però, avrai fame sicuramente dopo- lo fermai prima che andasse, -se c'è il salmone fai quello buono tuo?- chiese facendomi annuire sorridente.

Iniziai a preparare la torta di cui avevo una voglia pazzesca e, appena infornai il pan di spagna, iniziai a preparare da mangiare per Stephen. -Tieni- parlai dolcemente mettendogli il piatto davanti, -ti posso tagliare i capelli dopo?- chiesi facendolo ridere, -io mangio, aspetto che finisci quello che devi fare, poi dormo- spiegò circondandomi la vita con il braccio, -va bene- dissi lasciandogli un bacio in fronte, -cos'hai fatto?- chiese dopo guardando verso il forno, -la torta- risposi ovvia facendolo ridere di nuovo, -due minuti e tiro fuori il pan di spagna, aspetto che si raffreddi poi metto la crema, ricopro di panna e scaglie di cioccolato- continuai, -domani sarà finita- finì lui ovvio facendomi annuire.

Chiacchierammo finché non misi la torta fatta in frigo, -non te la mangi?- chiese stranito mentre salivamo le scale, -si, tra un pó, sicuramente non dormo subito e mi verrà voglia- spiegai togliendomi la maglietta, -ho un caldo- sussurrai indossando una canotta e dei pantaloncini di seta, -mi metti il telefono in carica?- domandò porgendomelo; mi sdraiai con lui e lo ammirai dormire, era proprio bello, proprio l'amore della mia vita.

La mattina dopo, appena mi svegliai, per la prima volta dopo qualche settimana Stephen era ancora lì che dormiva; lo abbracciai infilandomi tra le sue braccia, che subito mi strinsero al suo corpo, -mamma- mi chiamò Karine aprendo la porta, mi alzai vedendo l'uomo aprire gli occhi, -ti sei sporcata?- domandai facendola annuire, -non ti preoccupare, vieni- ordinai andando a prenderle un altro paio di mutande. La raggiunsi in bagno, sorridendo leggermente appena vidi che l'assorbente sapeva metterlo, -dormi qui con papà, adesso arrivo- la avvertii andando in camera sue e mettendo le lenzuola sporche immerse nell'acqua fredda, con un pó di candeggina. -Ci siamo trasferiti tutti qui- commentai appena vidi anche Diego, -dove mi metto io?- chiesi facendo spalancare le braccia a Stephen che mi fece sdraiare appiccicata lui.

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Era passato un altro mese e la pancia era veramente poco accentuata, infatti avevo preso un appuntamento con la ginecologa per vedere se ci fosse qualche problema.

I bambini erano a scuola, Stephen a lavorare mentre io a casa che che mi facevo un bagno in piscina.

Seduta sugli scalini stavo bevendo un frullato quando un dolore al basso ventre mi colpii, facendomi piegare dal dolore. Mi spaventai appena iniziai a perdere sangue; mi alzai dolorante e rientrai a prendere il telefono, chiamando poi la ginecologa.

Appena rispose le spiegai subito cos'era successo, -è molto probabile che tu stia avendo un aborto spontaneo, aspettami che vengo a casa tua e dopo ti porto in ospedale- spiegò chiudendo subito la chiamata. Mi incantai per quei secondi in cui il dolore cessò, ripetendomi non so quante volte che avevo perso mio figlio. -Stephen- parlai piangendo, appena mi rispose, -amore cosa c'è?- chiese subito preoccupato, -abbiamo perso il bambino- parlai, urlando poi per una fitta, -in che senso, dove sei?- continuò, -a casa, vieni per favore- sussurrai facendogli mettere giù il telefono.

Appena arrivò la dottoressa mi visitò chiamando poi l'ambulanza. Nel mentre ci raggiunse anche Stephen, che mi abbracciò subito, -aborto spontaneo, mi dispiace- gli spiegò la dottoressa che uscii dalla stanza per lasciarci soli, -tranquilla- disse lui abbracciandomi, -amore ti prego non fare così- continuò dopo accarezzandomi la schiena, visto che avevo iniziato a tremare, -era nostro figlio- sussurrai nascondendo il viso nell'incavo del suo collo, -lo so amore, l'importante è che tu non abbia nulla di grave- ribatté, -possiamo sempre farne un altro- finii facendomi scuotere la testa, -non sarà lui però- sussurrai asciugandomi le lacrime, -lo so che è orribile, dispiace anche a me, ma questa volta non è andata come volevamo, non fartela pesare più di quanto non lo sia già da sola, capito?- aggiunse prendendomi il viso tra le mani.

Lo baciai sentendomi emotivamente meglio rispetto a prima.

Because I don't let you go 3 || Where stories live. Discover now