capitolo7

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-pov's Emma-

Ero veramente esausta dopo il duello!

Ho cercato di far sembrare la mia vittoria una cosa da poco, ma quei tre mi avevano davvero distrutto... se non avessi potuto usare i miei poteri, mi avrebbero schiacciato come un moscerino...poco, ma sicuro!

Non avevo la forza nemmeno per andare a prendere qualcosa da mangiare, e nemmeno per mettermi il pigiama.

Questa mattina mi ero giusto trasferita nella grande e silenziosa cabina numero 2, non volevo importunare oltre i miei fratellastri della cabina 7.

Però, in quella specie di santuario a mia madre, mi sentivo un pochino... sola.

Non che sia una grossa novità, ma nelle ultime 24 ore, prima che Chirone rivelasse la mia identità e poi dopo il duello, sono stata circondata da semidei esuberanti e allegri, e mi ero abituata alla loro confusione, ben'o male.

Rattristita da questi pensieri mi buttai di peso sul letto, pronta per farmi una bella e luuuunga dormita.

Ma chiaramente il destino mi è avverso.

Prima che potessi entrare nel mondo dei sogni una voce femminile, vecchia e potente, mi risuonò nella testa

-"Non ce la farai piccola dea, non ce la farai a sconfiggermi-"

Sospirai.

Mi aveva rotto le dracme questa signora.

E' da quando sono piccola che questa voce, ogni sera, mi ripete la stessa frase... ma da quando sono al Campo, la sento molto più forte, e anche molto più spesso.

Come ogni altra volta, la voce mi aveva tolto il sonno.

Mi guardai brevemente intorno, per cercare di addormentarmi.

Le pareti erano bianche e linde, decorate ad altorilievo con delle piume di pavone. Le colonne che circondavano il perimetro della cabina erano di marmo bianco, ed erano alte e slanciate fino al soffitto. Quest'ultimo era fatto in vetro, così da poter guardare benissimo il cielo, come se anche la cabina Era volesse controllare il marito della dea. Non c'erano molti mobili, solo un piccolo mobiletto con tanto di specchio in un angolino. Al centro della sala si trovava una statua di dimensioni colossali di mia madre Era. Aveva l'espressione severa e corrucciata, come quando sgrida Zeus per una delle sue malefatte. In mano teneva un'asta, che però non era più intera. Probabilmente si era rotta con il tempo e nessuno ci aveva più fatto caso. Il pavimento era sempre in marmo, ma si vedevano anche delle venature rosso intenso, nero e marrone ocra. Il mio letto, che mi costruita da sola prima del duello, era in un angolo, attaccato al muro. L'avevo fatto in legno di sequoia, una pianta che mi ha sempre affascinato. 

Le lenzuola me le ero cucite con il lino e altre piante naturali, mentre al materasso dovevo ancora pensare.

Non che mi sarebbe servito a molto, dato che tra nemmeno 6 giorni sarei partita per una missione suicida.

 Non riuscendo più a stare ferma a fissare il soffitto, uscii dalla mia cabina per una passeggiata notturna.

Sperai vivamente che le arpie non mi notassero per praticamente tutta la camminata.

Arrivata al laghetto delle canoe mi fermai, seduta sulla sabbia. 

Il cielo era piuttosto scuro, di un nero ancora più denso dell'ebano.                                                  Un'altra prova che i poteri di Nyx stavano crescendo sempre di più. 

Non so perché quella vecchia depressa, tra tutti i nemici che potevi farsi, avesse scelto proprio me. La cosa buffa è che mi aveva scelto ancora prima che nascessi.

•Il dono degli Dei||storia di una ragazza molto particolare•Where stories live. Discover now