capitolo18

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-pov's Alex-

Stavo tranquillamente modellando un nuovo vaso nella mia stanza dell'hotel Valhalla, beandomi del calore dei primi raggi del sole che filtravano dalla finestra, quando un goffo, biondo, esemplare di einherjar insonnolito e spettinato fece violentemente irruzione nel mio angolo di paradiso, sbattendo la testa contro uno scaffale e facendo cadere due delle mie creazioni.

Avevo già afferrato la mia garrota, pronta a staccargli ogni arto, e poi la testa, ma poi pensai che almeno avrei dovuto ascoltare quello che Magnus voleva dirmi.

Perché sì, sapevo già che quel guerriero (si fa per dire) mezzo-morto e sgraziato poteva solo essere Magnus Chase, il mio da poco fidanzato. Circa.

-"Ehi Alex! Emh, scusa per il disastro..."- disse lui con un sorriso imbarazzato, che lo rendeva davvero adorabile.

-"Mf, tranquillo. Ormai ho fatto l'abitudine al tuo modo assolutamente non-delicato di irrompere nella mia stanza. Lo dimostra anche il piccolo cimitero che ho allestito per i miei vasi."- feci un cenno verso un piccolo angolo della stanza, dove vari cocci delle mie creazioni ormai infrante erano impilati a formare una strana torre obliqua.

-"Non li ho rotti tutti io, vero?"- mi chiese, ancora più in imbarazzo.
Io annui, alzando gli occhi al cielo e spalmandomi la mano sul volto, nascondendo un sorrisetto.

-"Mi dispiace, davvero. Comunque,- riprese subito dopo- sono qui per chiederti di venire con me al Campo Mezzosangue, per parlarle di un sogno che ho fatto..."-

-"Quello su tuo padre che si spegne, o quello in cui tu, Jack e l'altro tipo luminescente fate da torce per gli altri semidei in un mare di oscurità?"- Anche se non sembra, mi piace ascoltarlo parlare; e in quel periodo i suoi incubi erano uno dei nostri principali argomenti di conversazione.

-"No. Questa notte ho sognato che una specie di Acqua-man con un grande orologio e una runa laguz, quella dell'acqua, che parlava con una tipa mezza nuda e avvolta dall'oscurità della distruzione del mondo a partire dai Campi e dall'Olimpo."- spiegò lievemente preoccupato.

-"Dovrei ingelosirmi? Da quando sogni donne svestite?"-

-"No! Non è quello il punto! Intendev...-"

-"Tranquillo, lo so.- lo tranquillizzai ridacchiando.- Quindi, dato che immagino che tu voglia parlarne ad Annabeth, quando partiamo?"-

-"Ho già avvisato Samirah, Hearth e Blitz. Se ci trovassimo in difficoltà, basta un messaggio Iride e arriverebbero subito da noi."-
I semidei greci ci avevano insegnato ad usare gli I-phone (la I sta per Iride), e Annabeth ci aveva prestato delle dracme per le emergenze. Perché i norreni non hanno queste cose?!

-"Helgi ci lascerà andare?"- Il direttore non ci permetteva spesso di lasciare l'hotel, anche perché, se non fossimo tornati in tempo, saremmo potuti morire definitivamente al di fuori dei rassicuranti confini del Valhalla.

-"L'ho già avvisato, e ha detto di sì. Probabilmente non mi stava nemmeno ascoltando, preso com'era a litigare con Hunding..."- affermò Magnus annuendo e buttandosi quasi a peso morto sul mio letto, che prima del suo arrivo avevo sistemato perfettamente .

-"Quanto staremo via?"- gli chiesi, avvicinandomi all'armadio della mia camera, e scrutando i miei bellissimi vestiti, principalmente verdi e rosa, per selezionare quali portarmi dietro.

-"Tecnicamente poco. Dovrei solo parlare con mia cugina e capire se loro sanno già chi è il nemico e come affrontarlo, e magari, prima di tornare, vorrei portarti al Metropolitan..."- A quel nome, il mio cuore mancò un battito. Tornai velocemente verso il letto, sedendomi accanto a lui.

•Il dono degli Dei||storia di una ragazza molto particolare•Where stories live. Discover now