capitolo17

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-pov's Eris-

La odio.

Più di quanto abbia mai odiato qualcuno.
E considerando la mia carriera da odiatrice seriale ed immortale, è tutto dire. 

E' colpa sua se sono infelice. Se ho dovuto tradire l'unica persona che abbia mai amato, e che mi abbia mai davvero amato. 
E non ha nemmeno mantenuto la sua promessa.

"Lasciala, spezzale il cuore, tradiscila e a tuo figlio non succederà niente"

Dovevo capirlo prima che mi avrebbe mentito, che avrebbe manipolato mio figlio, il mio Horkos,  contro di me e che poi mi avrebbe gettato in una fossa degli abissi sui quali ormai regnava sovrana. 
Dopo la sconfitta di Gea da parte dei sette e di Tartaro ad opera della progenie del dio delle bermuda e delle camicette oscene, comunemente chiamato Poseidone, lei aveva iniziato a dare ordini ai mostri come se fosse la vera padrona, anche se lei stessa se li era malamente fatti scappare (ok, lo ammetto, la figlia di Atena è stata molto intelligente a chiederle chi fosse il suo figlio preferito, e noi molto stupidi a cascarci), ma comunque erano stati i suoi figli a fallire, più che lei, quindi comunque pian piano tutti hanno iniziato ad obbedirle. O quasi. 
Nel quasi, rientravo anche io.

Si, vero. La mia sofferenza me la sono cercata. Nyx mi aveva avvisato di non innamorarmi di lei. O meglio, proibito categoricamente di innamorarmi di lei. Come se fosse facile. 

Insomma, Emma è davvero perfetta. 

Intelligente, saggia, empatica, dolce, gentile, onesta, simpatica e bellissima. E' anche forte, indipendente, testarda, e spesso può sembrare arrogante e superba, ma in realtà ha solo troppa poca fiducia in sè stessa, e lo nasconde con i comportamenti da finta sbruffona, che mi facevano sempre sorridere.

Esibizionista.

Quando ero stata costretta a tradirla si era sentita morire dentro. 
Sono una dea, quindi al massimo scompariro nel Caos, non morirò mai davvero, ma quella sensazione mi sembrava la cosa più simile alla morte che avrei mai potuto provare.  

Ogni parola che pronunciavo io o che pronunciava mia madre era stata come una pugnalata, per me quanto per lei.

Sì, lo sapevo che anche lei stava male quanto me. Avevo visto la sua espressione distrutta. Lo sguardo di chi si è spento, spezzato. Ho dovuto fare appello a tutta la mia forza di volontà per non scoppiare a piangere o per non correre verso di lei e dirle che era stato tutto uno scherzo e darle un abbraccio da cui non mi sarei più voluta staccare. 

Io, la dea della discordia, temuta e venerata, stavo per diventare una fontana davanti a quella che sarebbe diventata da lì a poco la mia ex perché non ero riuscita a non provare dei veri sentimenti per lei. 

Anche in questo momento mi fa più male ripensare a quello che le ho detto, che subire le torture degli scagnozzi di mia madre quando provo a scappare da questo buco di fogna afoso e scuro o gli occasionali drink a base di acqua dell'Acheronte per farmi soffrire ancora un po'. Lo ammetto, anche io usavo l'acqua del quinto fiume degi inferi, il fiume del dolore, le cui acque erano destinate alle anime più dannate, come gli assassini, per torturare un po' i miei fratelli e i miei nemici.

Me la sono proprio meritata una bella reclusione, in realtà. Non per i motivi per cui mi hanno rinchiuso, ma per come ho trattato Emma e per come mi sono comportata nel corso dei secoli. Ma soprattutto per Emma. 

Il suo nome, come mi ripeteva sempre lei, vuol dire "gentile", ma anche "forte o potente", alcuni invece sostengono che voglia dire "universo" o "lupo benedetto da Odino". Ho sempre adorato i momenti in cui mi parlava dei suoi studi o delle sue scoperte, facendo attenzione a non farmi sentire stupida, e ho anche sempre adorato dire il suo nome ad alta voce, o anche solo pensarlo. Ha qualcosa di magico, come lei. 

•Il dono degli Dei||storia di una ragazza molto particolare•Where stories live. Discover now